Politiche

I programmi di alfabetizzazione finanziaria rivolti alle donne, quando ci sono, producono effetti positivi personali, familiari e anche generali. E questo succede ovunque, nei paesi avanzati e in quelli in via di sviluppo. Le banche hanno le loro colpe, ma invertire la rotta si può. Intervista alla consulente Ocse Sue Lewis.

Donne & denaro,
il gap di conoscenza

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Le bassa conoscenza finanziaria delle donne è un problema, che a livello internazionale coinvolge vari paesi. Da qualche tempo se ne occupa l'Ocse, che ha creato un team di esperti che si occupano di comprendere le ragioni e le implicazioni della scarsa alfabetizzazione finanziaria femminile. A loro compete anche di intervenire con programmi di alfabetizzazione specificatamente pensati per le donne.

Per capire le ragioni e le implicazioni della scarsa "cultura" finanziaria femminile l'Ocse - l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico - ha creato un team di esperti, a cui compete anche di intervenire con programmi di alfabetizzazione pensati per le donne.

Abbiamo chiesto a Sue Lewis, consulente esterna dell'Ocse specializzata in inclusione finanziaria, protezione dei consumatori, risparmio e investimento, quali politiche converrebbe adottare per ridurre le differenze di genere nel campo dell'educazione finanziaria.

Secondo una recente pubblicazione Ocse, "Women Savers in Action", il programma di educazione finanziaria al femminile che si svolge in Colombia dal 2007, ha portato ad un miglioramento dei rapporti familiari tra le partecipanti. Com'è si è arrivati a questo risultato?

Il programma ha incoraggiato le partecipanti ad avere maggior autostima e fiducia in sè stesse, presupposto fondamentale per un maggior riconoscimento del loro ruolo all'interno della famiglia e per una più bilanciata ripartizione dei compiti domestici: gli uomini hanno iniziato ad accettare la figura della donna come percettrice di reddito e in molti casi sono diminuiti gli abusi, come la violenza sessuale o lo sfruttamento. Ma il risultato più sorprendente è quello che riguarda l'educazione delle bambine: prima di partecipare al programma, ben il 98,5% delle madri riteneva inutile investire nell'educazione delle figlie e preferiva piuttosto farle sposare presto. In seguito al programma, solo l'1,4% è rimasto della stessa opinione.

In che modo questi risultati possono essere generalizzati? La scarsa alfabetizzazione finanziaria femminile è un problema globale, mentre i programmi che l'Ocse adotta per contrastarla si basano su caratteristiche peculiari dei paesi interessati...

In linea di principio, sia nei paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo la chiave è conoscere le differenze di età, educazione, reddito familiare e status sociale degli individui. Ma in pratica, l'efficacia delle politiche di contrasto dipende dal paese in cui si interviene: nei paesi emergenti, ad esempio, ci occupiamo di migliorare l'inclusione sociale, l'imprenditorialità femminile, l'educazione al risparmio e all'investimento. Nei Paesi occidentali invece le criticità principali sono l'eccesso di indebitamento, la pianificazione nel lungo termine degli investimenti e dei risparmi e la scarsa comprensione dei prodotti finanziari complessi.

Esiste una caratteristica che accomuna le donne di tutto il mondo per quanto riguarda l'alfabetizzazione finanziaria?

Non si può generalizzare, tuttavia sembrano persistere piccole, ma significative differenze di genere in ogni paese, anche a prescindere da fattori come educazione, età, reddito e tipo di impiego. Inoltre è comune a tutte un atteggiamento di estrema prudenza: le donne investono meno, si ritengono meno competenti e scelgono prodotti meno complessi; per di più sono meno inclini a seguire i consigli dei consulenti. Sono molto più oculate degli uomini nella gestione quotidiana delle finanze, ma non sono così brave a risparmiare per il lungo termine, non soltanto a causa della scarsa competenza finanziaria, ma anche per le difficoltà lavorative (occupano ruoli professionali in media inferiori e guadagnano salari mediamente più bassi rispetto agli uomini).

Cosa implica questo gap di genere per la società nel suo complesso? E quali implicazioni nascono invece a livello di nucleo familiare, dal momento che nel quotidiano le donne sono più in gamba a gestire la liquidità?

A livello aggregato, essere meno capaci da un punto di vista finanziario significa contribuire poco allo sviluppo economico di un paese, e ciò è più grave in un paese in via di sviluppo, dove le piccole imprese, le imprese a conduzione familiare e le artigiane sono una parte importante dell'economia locale. Su base familiare, se le donne non hanno voce in capitolo nelle scelte importanti, o se gestiscono male il patrimonio, aumenta la probabilità che i figli ne facciano le spese. Inoltre, madri meno competenti in materia finanziaria trasmettono il loro atteggiamento anche ai propri figli che le osservano fin da bambini. A livello individuale, invece, molte donne si affidano ai mariti, per cui per coloro che divorziano o perdono il partner il rischio povertà è più elevato.

Ma i risultati degli studi sulla financial education mostrano che le donne imparano meglio degli uomini. Quali metodi educativi risultano più efficaci nei confronti del genere femminile?

Il fatto che le donne siano meno sicure di se stesse nella materia le rende più volenterose di apprendere, ragione per cui diventano facilmente più propense a ripensare il loro atteggiamento nei confronti dei prodotti finanziari, ad esempio. Da un punto di vista metodologico, i gruppi di discussione sembrano funzionare meglio sulle donne che sugli uomini. Nonostante ciò, non esiste un metodo educativo più efficace di un altro, perché dipende dal bagaglio culturale e dalle usanze tipiche di un paese.

Come avvicinare i gruppi socialmente ed economicamente più vulnerabili come vedove e single?

Questo è un problema comune a molti settori. Io suggerisco di chiedersi sempre "quali luoghi frequentano? Cosa fanno, le donne a rischio?". Nel caso delle madri single, ad esempio, i luoghi più adatti posssono essere gli asili nido, dove lasciano i propri bambini nelle ore di lavoro. In Inghilterra, abbiamo appositi esperti finanziari che visitano questi centri una volta a settimana, per aiutarle ad affrontare problemi economici, anche individualmente. Nel caso di donne anziane sole, si può intervenire con l'ausilio di intermediari che loro considerino "affidabili", come le biblioteche, i centri di ascolto e le case di cura. Spesso però è difficile creare questo tipo di sinergie: i centri di cura solitamente considerano minoritario il problema dell'educazione finanziaria, nonostante molto spesso siano proprio i problemi finanziari a dare origine ad alcune malattie, soprattutto di tipo psicosomatico.

Che responsabilità hanno invece le banche tradizionali? 

Gli intermediari finanziari tradizionali dovrebbero porsi il problema di comunicare in maniera più efficace con le donne: dagli studi dell'Ocse emerge chiaramente lo scarso interessamento femminile al credito e la scarsa propensione a confrontare e scegliere diversi prodotti finanziari, e credo che questo dipenda anche dal linguaggio e dall'approccio che le banche utilizzano per sponsorizzare i propri prodotti.

In Italia le donne imprenditrici vivono con difficoltà i rapporti con le banche anche per i noti problemi di accesso al credito. Secondo lei come si può intervenire?

La discriminazione di genere nell'erogazione del credito è ben documentata da molti studi e persiste in molte zone, a prescindere dallo stadio di sviluppo del paese e dal livello di reddito della richiedente; può essere dovuta a mancanza di fiducia o alla poca credibilità dei progetti imprenditoriali proposti: più educazione finanziaria in questo senso darebbe un contributo utile. Se invece la discriminazione è sistematica, è necessario intervenire a livello istituzionale, come negli Stati Uniti si è fatto con il Community Reinvestment Act. Ovviamente molti problemi in futuro si possono risolvere alla radice inserendo l'educazione finanziaria nei programmi scolastici, in modo che ogni individuo sia in grado sin da piccolo di capire l'importanza del denaro e della sua corretta gestione.