Dati

Le donne contribuiscono a elevare il livello di istruzione del paese, ma restano svantaggiate nel mondo del lavoro. Si occupano di curare gli altri per tutta la vita, ma possono contare poco sul sostegno degli altri quando invecchiano. Il risultato, come confermano i dati, è che vivono vite meno soddisfacenti

4 min lettura
Insoddisfatte
Credits Unsplash/Hipster Mum

Più colte, culturalmente più dinamiche, competenti nel digitale. Eppure paradossalmente le donne restano svantaggiate nell’accesso al mondo del lavoro, nelle retribuzioni, nella partecipazione agli organi decisionali e alla politica.

Occupate o no, dedicano parte delle loro giornate al lavoro domestico e di cura, nelle fasi centrali della vita hanno meno tempo da dedicare alle amicizie rispetto agli uomini, che restano più liberi dai carichi familiari, e quando invecchiano possono contare meno su una rete di sostegno. 

Il risultato? Sono più insoddisfatte degli uomini. Questo, semplificando in maniera estrema, è il quadro che emerge dal Rapporto Istat 2024 e dagli indici sul Benessere equo e sostenibile (Bes) che sono stati pubblicati dall’Istituto rispettivamente a maggio e ad aprile. 

La ricetta della felicità non esiste, ma è difficile non vedere una correlazione tra i numerosi divari di genere e i valori dell’indice di salute mentale che, in Italia, raggiunge il suo livello più basso, pari al 65,4 per cento, nelle donne tra i 45 e i 64 anni con un “preoccupante peggioramento” anche tra le ragazze. 

Figura1. Indice di salute mentale per le persone maggiori di 14 anni per sesso. Anni 2019-2023. Punteggi medi standardizzati

Indice salute mentale
Fonte: Istat, Indagine Aspetti della vita quotidiana

Negli ultimi anni per le donne è cresciuto il senso di insoddisfazione, come emerge anche dal rapporto Bes 2024. E il futuro non fa ben sperare: anche l’ottimismo per quello che verrà appartiene più agli uomini che alle donne. 

Perché? Ognuna ha la sua storia, ma le ragioni dello scontento non sono così difficili da immaginare incrociando i dati dei due rapporti Istat. 

Le donne contribuiscono a elevare il grado di istruzione del paese ma per loro l'accesso al mondo del lavoro resta ancora un percorso a ostacoli. I conti tornano: oltre un terzo delle donne di 25-34 anni ha un titolo uguale o superiore alla laurea, mentre i coetanei nelle stesse condizioni sono poco più di un quinto, un dato positivo che si accompagna anche a una maggiore partecipazione alla vita culturale del paese che è cresciuta dal 2015 in poi arrivando a un divario del 13 per cento a sfavore degli uomini. 

Le ragazze, tuttavia, intraprendono ancora in misura nettamente minore le carriere Stem, legate alla scienza, alla tecnologia, all’ingegneria e alla matematica, che sono quelle ad alto grado di occupabilità e meglio retribuite.

La tendenza è confermata anche dal Rapporto Bes 2023: oltre a ottenere in misura minore titoli terziari Stem, il numero di studentesse delle classi III della scuola secondaria di primo grado con competenza numerica non adeguata risulta più alto di quello degli studenti, così come emerge per le donne uno svantaggio sul possesso delle competenze digitali almeno di base. 

Figura2. Persone laureate in discipline tecnico-scientifiche (Stem) e non, per sesso. Anni 2014-2021. Valori per 1.000 residenti di 20-29 anni.

Laureate Stem
Fonte: Istat, Elaborazione su dati Ministero dell’Università e della Ricerca e Eurostat.

Le donne italiane leggono, studiano e partecipano a eventi culturali in misura maggiore, ma fanno ancora fatica a esplorare gli ambiti in cui la connotazione di genere è ancora forte: il 13,9% dei giovani ha utilizzato un linguaggio di programmazione, una cifra che si dimezza nel caso delle ragazze. 

In linea generale il vantaggio intellettuale non si traduce in un vantaggio economico, ma invece si accompagna a un bassa intensità del lavoro (indice di parità 0,84) e a una maggiore esposizione al rischio di povertà (indice di parità 0,85) e ancor meno porta le donne nelle stanze del potere.[1] 

Senza dubbio il divario occupazionale tra i laureati e le laureate si restringe sensibilmente con slanci più importanti proprio nelle regioni in cui la partecipazione femminile è più scarsa, ma le differenze da Nord a Sud non si cancellano del tutto. 

Figura3. Tassi di occupazione della popolazione 20-64 anni nelle regioni per genere e titolo di studio. Anno 2022 (valori percentuali)

Tassi di occupazione
Fonte: Istat, Elaborazioni su dati Eurostat, Labour Force Survey

Il presente per le donne resta caratterizzato da grandi sforzi, in termini di cura, di studio, di tempo investito, e da scarsi risultati, con retribuzioni più basse e una segregazione verticale e orizzontale ancora marcata, che porta le donne a intraprendere carriere ancora fortemente legate ad alcuni comparti del settore dei servizi (sanità, istruzione etc). 

Nel rapporto tra gli indicatori di benessere di donne e uomini le distanze maggiori si registrano negli organi decisionali, nella presenza nella politica locale e in Parlamento con un impatto importante sulla rappresentatività. 

E come si fa a guardare al futuro con ottimismo se si continua a essere invisibili? Se le donne continuano a non prendere parte e ad avere una voce in capitolo? 

Gli ultimi dati Istat ci parlano soprattutto del fatto che dalle generazioni più giovani alle più anziane, il senso di insoddisfazione è forte mettendo in evidenza, con chiarezza, che per le donne questo non è sicuramente il migliore dei mondi possibili.                                        

Note

[1] Gli indici di parità sono indici che, per ciascun indicatore per cui l’informazione è disponibile, rapportano il valore che questo assume nella popolazione femminile con il valore che assume nella popolazione maschile (quanto più l’indice si allontana da 1 tanto più c’è disparità). Nel caso di indicatori a polarità negativa, per i quali un valore più alto significa minore livello di benessere, il rapporto è invertito. In quel caso ad esempio al numeratore c’è il valore riferito alla popolazione maschile e al denominatore quello riferito alla popolazione femminile.