Politiche

Non basta il lavoro per scampare il rischio di povertà. Uno studio americano spiega come redditi bassi e transizioni familiari incidono sulla vita delle donne, soprattutto se non hanno la pelle bianca

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Foto: Unsplash/ Sharon McCutcheon

Lavorare e allo stesso tempo vivere in una famiglia povera rappresenta una condizione eccezionalmente diffusa negli Stati Uniti rispetto alla maggior parte dei paesi europei. Nonostante sin dai primi anni '90 sia stata implementata una pervasiva strategia anti-povertà basata sull’aumento della partecipazione al mercato del lavoro, i working poor (gli occupati che vivono in famiglie il cui reddito è al di sotto della soglia di povertà) rappresentano un preoccupante fenomeno che può generare esclusione sociale. Considerando i soli redditi familiari, negli Stati Uniti circa il 5% dei lavoratori occupati per più di 26 settimane all’anno vive sotto la soglia di povertà: la Figura 1 mostra come la quota di lavoratori poveri sia aumentata in corrispondenza delle due più recenti crisi economiche, quella petrolifera dei primi anni ’90 e quella finanziaria del 2008. Per il 2016 la percentuale in figura si riferisce a circa 10 milioni di persone.

Figura 1 Percentuale di working poor sul totale di lavoratori occupati per più di 26 settimane, 1986-2016

Fonte: U.S. Bureau of Labor Statistics, Current Population Survey (CPS) e Annual Social and Economic Supplement (ASEC), “A profile of the working poor 2016”.

Caratteristiche demografiche dei working poor negli Stati Uniti

Nel 2016 i working poor negli Stati Uniti rapprestavano il 5% sul totale dei lavoratori. Il grafico in Figura 2 mostra come il fenomeno si distribuisca diversamente per genere e razza. Le donne sono più esposte al rischio di in-work poverty rispetto agli uomini. Per gli afroamericani e gli ispanici la probabilità di essere working poor (rispettivamente 8,5 e 8 %) è più che doppia rispetto a quella di bianchi ed asiatici (4 e 3,5 %). Inoltre, le differenze di genere sono ancora più marcate all'interno dei due gruppi in cui il fenomeno è più diffuso, ovvero tra i neri-afroamericani e gli ispanici.

Figura 2 Percentuale di working poor per genere e razza

Fonte: U.S. Bureau of Labor Statistics, Current Population Survey (CPS) e Annual Social and Economic Supplement (ASEC), “A profile of the working poor 2016”.

Ma come cambia il rischio di essere un lavoratore povero nel corso della vita? Il grafico in Figura 3 mostra le dinamiche longitudinali del rischio di in-work poverty per una coorte di lavoratori nati tra il 1957 e il 1964, dei i quali è stato possibile seguire la traiettoria lavorativa e familiare tra i 18 e i 50 anni. Le stime mostrano la probabilità di essere working poor in corrispondenza di ogni anno di età. Per gli uomini, il rischio è massimo tra i 18 e i 24 anni, superiore al 20%. In fasi successive della vita si assesta intorno al 18%. Per le donne invece, la figura mostra due picchi di rischio lungo la finestra temporale presa in esame: uno nella prima fase della vita adulta, tra i 18 e i 23 anni, e l'altro compreso tra i 36 anni e i 44. Dopo questo secondo picco, la probabilità di essere working poor per le donne rimane alta assestandosi intorno al 23%. 

Transizioni familiari e in-work poverty lungo il corso di vita

Insieme a genere e razza, la composizione del nucleo familiare rappresenta uno dei principali predittori socio-demografici della probabilità di essere working poor. Infatti, all'interno del gruppo di famiglie in cui almeno un membro lavora più di 26 settimane nell’anno, quelle con figli minorenni sono esposte al suddetto rischio in misura quattro volte maggiore rispetto agli altri tipi di nucleo. Questo rischio risulta essere sproporzionatamente alto per le famiglie il cui percettore di reddito principale è donna. 

Numerose ricerche hanno mostrato che eventi demografici o eventi legati alla transizione alla vita adulta (lasciare la casa dei genitori, avere un figlio, separarsi) sono associati a un aumento del rischio di povertà. Questo però non ci dice molto su come gli effetti di queste transizioni varino in base all'età in cui si verificano lungo le traiettorie familiari degli individui. Sperimentare specifiche transizioni in età più avanzata potrebbe implicare l’aver avuto più tempo per accumulare risorse utili a contrastarne i potenziali effetti negativi. Al contrario, transizioni vissute precocemente possono esporre a un maggior rischio di povertà a causa della mancanza di risorse in termini di capitale umano o di relazioni di supporto. Un tipico esempio è quello della transizione alla monogenitorialità: quando accade in giovanissima età, questa può inibire l’acquisizione di capitale umano utile per contrastare i rischi legati alla partecipazione al mercato del lavoro – tipicamente il rischio di basso salario e conseguentemente di povertà – anche in fasi successive del corso di vita.

Figura 3 Proporzione di lavoratori poveri lungo il corso di vita per genere (coorte di nascita 1957–1964)

Fonte: Van Winkle e Struffolino (2018) su dati NLSY79. Intervalli di confidenza al 95%.

I risultati di un recente studio che riguarda individui nati tra il 1957 e il 1964 dalla National Longitudinal Survey of Youth (NLSY79) mostrano come l’effetto sul rischio di in-work poverty delle transizioni familiari (lasciare la casa dei genitori, sposarsi, separarsi, avere figli) cambi a seconda del momento del corso di vita in cui esse vengono vissute. Le transizioni familiari – secondo questa analisi – incidono maggiormente sulla probabilità di essere lavoratori poveri rispetto agli effetti medi di quei tradizionali fattori di stratificazione studiati dalla letteratura scientifica, come, ad esempio, il titolo di studio.

Lo studio mostra che lasciare la casa dei genitori, avere un figlio e separarsi, sono transizioni che aumentano il rischio di essere working poor in misura diversa in base all'età cui vengono vissute dagli individui. Il rischio, infatti, aumenta – e in misura maggiore per le donne – per l'uscita dalla casa dei genitori quando essa avviene tra i 18 ei 28 anni. Diventare genitori per la prima volta aumenta la probabilità di in-work poverty sia per gli uomini che per le donne, soprattutto nella prima fase della transizione alla via adulta e fino ai 30 anni per gli uomini e 36 per le donne. La separazione è associata solo per le donne a un rischio crescente di in-work poverty fino ai 32-36 anni, che diminuisce nel periodo successivo del corso di vita, pur restando sostantivamente più elevato rispetto agli uomini in tutti i punti nel tempo. 

È interessante notare che, nonostante la probabilità di essere lavoratori poveri si distribuisca in maniera disomogenea come mostra la Figura 2, i risultati di questo studio non mostrano differenze tra razze nell’associazione transizioni familiari e rischio di in-work poverty nelle diverse fasi del corso di vita. 

E le coorti piú recenti? 

Nonostante questi risultati riguardino la generazione nata a cavallo degli anni '60, essi possono aiutarci a capire meglio alcuni dei meccanismi legati alla compresenza di lavoro e povertà lungo il corso di vita di individui e famiglie anche in una prospettiva attuale. I dati analizzati riguardano la prima generazione che, negli Stati Uniti del periodo postbellico, è entrata nel mercato del lavoro in un contesto caratterizzato da deindustrializzazione, grave recessione economica e rapido aumento delle disuguaglianze. Le traiettorie lavorative di questi individui sono state caratterizzate da una forte incertezza sul mercato del lavoro rispetto a quella vissuta dalle coorti appena precedenti, secondo modalità analoghe per effetti ai fenomeni che hanno investito la società (Statunitense e non) a seguito della crisi economica cominciata nel 2008. I risultati di questa analisi possono dunque rappresentare un elemento di riflessione per quelle politiche che mirano a supportare i giovani di oggi nella transizione alla vita adulta. Nella congiuntura in cui si trovano attualmente molte democrazie avanzate - disuguaglianze crescenti e ridotte opportunità di lavoro a inizio carriera – il rischio di povertà legato alle transizioni familiari potrebbe esacerbare gli svantaggi sperimentati dai giovani adulti in specifiche fasi del corso di vita. 

Riferimenti

Van Winkle Z. e Struffolino E., “When working isn’t enough: Family demographic processes and in-work poverty across the life course in the United States” Demographic Research, 2018, volume 39, article 12, pp. 365-380

U.S. Bureau of Labor Statistics, A profile of the working poor 2016