Politiche

La protesta di femministe e atenei in Argentina, dove le misure del governo ultra liberale di Javier Milei penalizzano le donne e stanno smantellando l'università pubblica

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femministe in Argentina
Credits Unsplash/Dom Aguiar

L'8 marzo in Argentina le organizzazioni femministe hanno chiesto uno sciopero delle donne e organizzato manifestazioni in tutte le città del paese. 

Solo in tempi recenti il femminismo è stato riconosciuto come movimento in Argentina, ma le femministe erano attive già a metà del XIX secolo: il Primer congreso femenino internacional per reclamare il pieno accesso all'educazione e ai diritti civili come il voto universale è, infatti, del 1910.

Nel 1991 il Parlamento sancisce, per la prima volta a livello mondiale, l'adozione delle quote di genere.

Dal 1986, ogni anno ha luogo un incontro femminista indipendente (che ora si chiama Encuentro Plurinacional de Mujeres, Lesbianas, Travestis, Trans, Bisexuales, Intersexuales y No Binaries) che viene organizzato con una modalità  autogestita, democratica e territoriale. 

Nell'assemblea di chiusura di ogni incontro si decide la sede di quello successivo e viene redatto un documento politico con le conclusioni di tre giorni di incontri e dibattiti.

La pratica dello sciopero femminista, iniziata nel 2016 come risposta all'ennesimo femminicidio, si è trasformata nel tempo in una risposta organizzata e complessa alla violenza patriarcale. 

A partire dall'8 marzo del 2017 lo sciopero femminista rappresenta il momento nel quale confluiscono grandi sforzi organizzativi, articolazioni, assemblee; una modalità basata sulla sorellanza: democratica e trasformativa. 

Lo sciopero femminista si propone come uno strumento per rendere visibili le lotte fondamentali del movimento, in particolare quelle relative alle condizioni del lavoro, ai diritti, alla parità e, in ultima istanza, alla sostenibilità della vita. È quindi una forma di lotta per poter reinventare e ridare significato a uno strumento che viene dalla tradizione del movimento dei lavoratori e delle lavoratrici per renderlo più ampio, diversificato e capace di denunciare le disuguaglianze di genere prodotte da un ordine sociale, economico e culturale di stampo patriarcale. 

La vittoria elettorale di Javier Milei, esponente del Partito Libertario, e i primi mesi del suo governo ultra-liberista rappresentano un attacco alle istituzioni, alle organizzazioni, ai sindacati e allo stato, che si traduce in discorsi violenti, e soprattutto in una retrocessione evidente in materia di diritti. In molteplici occasioni Milei ha dimostrato le sue posizioni maschiliste e misogine.

L'agenda economica che propone il suo governo prevede una manovra di tagli strutturali che, forte di una campagna mediatica contro la cosiddetta "casta", sta in brevissimo tempo smantellando diritti acquisiti e  mettendo in discussione il ruolo dello stato. 

Secondo uno studio dell'Osservatorio del debito sociale dell'Università Cattolica Argentina, nel paese la povertà è arrivata al 57%; lo stipendio medio argentino, che pochi anni fa era il più alto dell'America latina, è oggi il più basso (pari a 160 dollari americani). L'inflazione è al 254% annuale, le pensioni hanno perso il 40% del potere d'acquisto e gli acquisti sono diminuiti del 25% rispetto a febbraio del 2023.

Le università pubbliche (e gratuite) hanno visto il loro budget ridursi in un modo drammatico e per quest'anno è previsto che riceveranno la stessa cifra del 2023, a fronte di un'inflazione che ha superato il 250% su base annua. Sarà difficile far fronte a costi come la luce elettrica e le spese di gestione e di personale.

Dopo la chiusura dell'Istituto contro la discriminazione e la xenofobia e del Ministero delle donne, del genere e della diversità, ora il governo vieta, con un decreto, l'uso del linguaggio inclusivo. Il suo portavoce lo ha annunciato in una conferenza stampa, vietando anche l'uso "non necessario del femminile" in qualunque comunicazione ufficiale.

Nelle sue apparizioni pubbliche, ma soprattutto in quelle sui social network, il presidente Milei comunica il suo disprezzo per le persone bisognose e vulnerabili. Le donne, i disabili, le minoranze, i malati, non sono le "persone perbene" alle quali parla e per le quali dice di governare. 

Questo discorso carico di odio e le tremende misure economiche che colpiscono la classe media e soffocano le fasce più vulnerabili della popolazione avranno ripercussioni drammatiche per la società in generale, e soprattutto per le donne, che rappresentano la fascia di popolazione sottoposta a maggiori livelli di disoccupazione e precarietà, quindi sono più vulnerabile economicamente.

In questo contesto, l'8 marzo ha avuto un significato ancora più forte che negli ultimi anni. Il movimento femminista è sceso in piazza nuovamente, dimostrando la sua forza e la necessità di far fronte all'avanzata della destra liberale e misogina. 

Il movimento femminista non è l'unico nemico del presidente. Già durante la campagna elettorale, Milei aveva anticipato di non avere a cuore l'educazione pubblica, annunciando possibili privatizzazioni. Ora ha deciso di congelare il finanziamento alle università pubbliche.

A questo si aggiunge che il Ministero della scienza e della tecnologia è stato trasformato in un dipartimento e che il Conicet (ente di ricerca equivalente al Cnr italiano), oltre a una diminuzione fortissima del suo budget e delle borse di ricerca già approvate, sta subendo un attacco mediatico, simbolico ed economico senza precedenti. 

Tutto il mondo accademico e scientifico (nazionale e ora anche internazionale) si è mobilitato per denunciare e tentare di fermare questa distruzione della scienza e della tecnologia del paese. Le università pubbliche argentine, riunite nel Consejo interuniversitario nacional (Cin), già da febbraio si sono mosse con l'obiettivo di rendere pubblica la volontà del governo di non aggiornare e attualizzare il finanziamento per il 2024 e mantenerlo invece uguale allo scorso anno. 

Ricordiamo che fin dal 1949 in Argentina l'università pubblica è completamente gratuita e rappresenta uno dei pilastri dell’educazione superiore. Le università pubbliche garantiscono l'integrazione di tre funzioni fondamentali: la docenza, la ricerca e la terza missione (estensione universitaria), impegnate e coinvolte con lo sviluppo e le esigenze dei territori.

Secondo lo stesso Cin, l’università in Argentina è democratica in termini di organizzazione, popolare per la composizione delle persone iscritte e impegnata socialmente. 

A questa tradizione accademica e culturale Milei ha deciso di opporsi, congelando il finanziamento per quest’anno e quindi mettendo a rischio il normale funzionamento del sistema universitario. 

Le università pubbliche argentine hanno espresso la loro preoccupazione attraverso dichiarazioni pubbliche del Cin, ed è stato indetto uno sciopero universitario nazionale per il 14 marzo 2024, in concomitanza con l'inizio dell’anno accademico.