Dati

Oltre l'entusiasmo per la didattica a distanza ci sono i dati sul divario digitale e su quello culturale tra le famiglie. Dopo anni di incuria, è il caso di chiedersi quale scuola da remoto è realisticamente possibile

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Foto: Unsplash/ Annie Spratt

Nessuno resti indietro. Ma oltre i facili trionfalismi sulla scuola a distanza in tempi di coronavirus, quanti sono i ragazzi che effettivamente rischiano di rimanere indietro? Ce lo ricorda, molto opportunamente, l’Istat.

Nel periodo 2018-2019, il 33,8% delle famiglie non aveva computer o tablet in casa, percentuale che sale al 41,6% nel Mezzogiorno e al 39,9% nei comuni fino a 2.000 abitanti. Fra le famiglie con almeno un minore, risulta privo di computer o tablet il 14,3% (ma è l'8,4% nel Nord Ovest e il 21,4% al Sud). Una percentuale minore di quella riferita all’insieme delle famiglie, come è logico che sia, essendo quello dei genitori un sottoinsieme più giovane dell’intera popolazione. In queste famiglie prive di pc vivono 850 mila ragazzi. Anche dove il pc c’è, il 57% di loro lo deve condividere con la famiglia. Per di più, il 42% dei minori vive in condizioni di sovraffollamento abitativo.  

Ma qual è la competenza digitale di ragazzi e ragazze, confinati oggi nell’ambiente familiare? Saranno nativi digitali, ma solo il 92% tra chi ha 14-17 anni ha usato internet nei 3 mesi precedenti l’intervista. E meno di uno su tre presenta alte competenze digitali (il 29% dei ragazzi e il 32% delle ragazze), circa i due terzi possiedono competenze basse o di base, il 3% nessuna competenza digitale. Anche qui, con profonde differenze territoriali, non solo fra Nord e Sud, ma anche fra territori dove almeno le competenze di base sono abbastanza diffuse (Italia centrale) e territori con alta polarizzazione fra ragazzi molto competenti e poco competenti (il Nord Est).

Inevitabile infine l’associazione tra capitale culturale familiare e abitudine alla lettura dei figli: legge il 67,6% dei ragazzi che vivono in famiglie in cui almeno uno dei due genitori è laureato, ma si scende al 37,7% se i genitori hanno al massimo la scuola dell’obbligo. Meglio le ragazze che i ragazzi: legge libri il 58% delle bambine e ragazze fra 6 e 17 anni e solo il 46% dei ragazzi, e il divario fra i due sessi, più contenuto fra i bambini, si allarga con il progredire dell’età.

Ragazzi di 14-17anni che hanno usato internet nei 3 mesi precedenti l'intervista. Divisi per genere, competenza, territorio

Fonte: Istat, Indagine sugli aspetti della vita quotidiana, 2019

Nonostante la mobilitazione da parte del Ministero dell’Istruzione di risorse di ogni genere, prima fra tutte l’impegno generoso di insegnanti e genitori, la didattica a distanza rischia di amplificare le differenze e di escludere invece che includere, come ricorda Anna Franchin su Internazionale. In Italia, diversamente da altri paesi, un ruolo molto marginale spetta alla televisione (es. il canale 146 di Rai scuola, non adeguatamente promosso e quasi sconosciuto), un mezzo forse “vecchio” e non socializzante, ma che arriverebbe a tutti.

Quale scuola da remoto è realisticamente possibile, si domanda Massimo Mantellini, sempre su Internazionale, con un’infrastruttura digitale ancora più carente per le scuole che per le famiglie (penetrazione della banda ultra-larga 11% per le prime, contro 17,4% per le seconde, come da rapporto Agcom), con competenze digitali medio-basse degli insegnanti, con il privilegio sistematico nelle politiche pubbliche per la comunicazione mobile rispetto a quella su linea fissa, quale scuola è necessaria per utilizzare non solo lo smartphone, ma il pc? L’esperimento della scuola digitale parte all’insegna dell’improvvisazione, un’improvvisazione forzata dalle circostanze, ma anche dovuta a una incuria lunga anni.