Politiche

La storia di un piccolo grande successo ottenuto attraverso il microcredito, un progetto buono per le persone e buono per l'ambiente, con tutti i colori del Guatemala

Una catena virtuosa
in Guatemala

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Guatemala di Adam Baker

La microfinanza è largamente riconosciuta, sia nelle economie avanzate, sia nei paesi in via di sviluppo, come uno strumento innovativo d’inclusione finanziaria e sociale a beneficio di coloro che, esclusi dai canali finanziari tradizionali per mancanza di adeguate garanzie, si trovano in situazioni di vulnerabilità e marginalizzazione.

La microfinanza è definita come l’insieme di prodotti e servizi finanziari (credito, assicurazioni, risparmio, ecc.) offerti dalle c.d. istituzioni di microfinanza (IMF) la cui efficacia è documentata soprattutto nelle aree rurali dei paesi in via di sviluppo, dove la difficoltà di accesso al credito rappresenta un concreto ostacolo allo sviluppo economico e all’integrazione sociale degli individui.

Storicamente, l’industria della microfinanza si basa su due pilastri fondamentali: la sostenibilità finanziaria e operativa delle IMF e il perseguimento della crescita sociale ed economica sostenibile dei loro clienti. A questi due obiettivi chiave, si è ora aggiunta l’attenzione alla questione ambientale. Infatti, mentre alcuni progetti di microfinanza hanno dimostrato un impatto ambientale positivo, altri hanno evidenziato esternalità negative con conseguenze potenzialmente pericolose sia per la salute dei clienti sia per l’ambiente in cui essi operano. I clienti della microfinanza sono spesso costretti ad utilizzare pratiche inefficienti etecnologie obsolete, oltre ad avere scarsa consapevolezza dei rischi ambientali e per la salute derivanti da tali procedure. Nelle zone agricole più povere, il degrado ambientale è generalmente provocato dai pesticidi e altre sostanze chimiche applicate indiscriminatamente e senza adeguate protezioni per i lavoratori. Nelle aree urbane, tra i danni ambientali più comuni vi è la generazione incontrollata di rifiuti indifferenziati, sostanze tossiche, gas e rumore.

La microfinanza è quindi chiamata a mitigare la degenerazione ambientale poiché, grazie alla sua capillarità, è tra i pochi canali in grado di interagire e influenzare direttamente l’attività dei microimprenditorie degli abitanti delle zone più remote, migliorando non solo la loro indipendenza economica e condizioni generali di lavoro, ma anche la loro consapevolezza in termini di uguaglianza di genere, sviluppo sostenibile, protezione e conservazione delle risorse naturali.

L'impegno della microfinanza verso l’ambiente assume due chiavi di lettura: il primo, legato alla sua missione etica e sociale, in cui la conservazione ambientale s’inserisce in un percorso di sviluppo sostenibile di lungo periodo; il secondo, legato alla sua sostenibilità, con l’obiettivo di attrarre nuovi investitori, per i quali la protezione ambientale rappresenta uno dei principali criteri di screening nelle decisioni d’investimento socialmente responsabile.

L’analisi e la comprensione delle motivazioni e delle metodologie attraverso cui il settore affronta la sfida ambientale puòquindi aiutare gli operatori a identificare meccanismi che promuovano efficacemente l’attuazione di strategie di microfinanza “verde”. Un esempio è il circolo virtuoso creato da due microimprese finanziate dalle istituzionidi microfinanza ASDIRe FIDEICOMISO, innovatrici nell’introduzione di prodotti e servizi finanziari “verdi” nella regione rurale di Totonicapan, nella zona degli altipiani occidentali del Guatemala.[1]

La questione ambientale in America Centrale è cruciale e rappresenta una sfida impegnativa per le istituzioni di microfinanza locali, sia per l’alto livello di dipendenza dalle risorse naturali degli abitanti, sia per il preoccupante livello di degradazione ambientale in atto. Il concetto di microfinanza verde si sviluppa all’interno del più ampio dibattito in corso sulla necessità, non più procrastinabile, di implementare una strategia ambientale condivisa all’interno delle regioni dell’America Centrale e dei Caraibi.

L’attività della cooperativa di donne Tejiecomur e il ciclo produttivo a essa collegata dimostrano come una strategia di microfinanza ambientale, ben integrata e inserita all’interno della comunità d’implementazione, produca benefici concreti sia per l’indipendenza economica e l’integrazione sociale della comunità femminile locale, sia per la aumentata sensibilità della comunità verso i temi ambientali. Tejiecomur è un gruppo solidario formato da trenta donne imprenditrici che, dal 2010, reinterpretano la tradizionale attività di tessitura locale creando artigianalmente borse, ceste e vari oggetti di uso quotidiano prodotti interamente con matasse di plastica riciclata. Il circolo virtuoso di questo processo nasce grazie all’attività di un’altra microimpresa finanziata da ASDIR. Nella stessa comunità di Totonicapan, un microimprenditore raccoglie porta a porta i rifiuti plastici. Tali rifiuti sono pagati ai proprietari originali in base al peso, generando un ulteriore guadagno per la famiglia e stimolando la cultura locale del riciclo e della corretta differenziazione dei rifiuti. La plastica è poi divisa per colori, lavata dalle impurità, triturata e trasformata in vere e proprie matasse, che possono essere modellati in diversi diametri, formati e colori, secondo le ordinazioni ricevute. Questo processo produttivo è eseguito all’interno della stessa microimpresa, gestita a livello famigliare da quattro persone e che impiega giornalmente altri due operai della comunità di Totonicapan. La produzione avviene senza utilizzo di composti chimici o sostanze dannose per la salute. La plastica in eccesso può essere nuovamente lavorata e miscelata con altri residui plastici per creare colori mélange, riducendo così al minimo le scorie inutilizzabiliA oggi, il titolare della microimpresa sta progettando di richiedere un nuovo microcredito ad ASDIR per sviluppare ulteriormente l’attività, velocizzando il processo produttivo e incrementando la produzione. Le matasse sono poi acquistate dalle cooperative femminili come Tejiecomur che, intrecciandole matasse in telai costruiti artigianalmente, producono le loro creazioni in materiale 100% riciclato, che saranno poi vendute nei mercati locali e nazionali. L’acquisto delle prime matasse e dei materiali per costruire i telai, i costi delle formazioni specifiche sulle diverse tecniche d’intreccio e di creazione stilistica, la realizzazione dei volantini e dei poster per pubblicizzare l’attività sono stati finanziati grazie ad un microcredito erogato da ASDIR a tutte le aderenti alla cooperativa. Altri prestiti hanno seguito il primo, accrescendo il merito creditizio delle imprenditrici e ASDIR continua tutt’oggi a patrocinare e sostenere lo sviluppo di Tejiecomur. Dopo quattro anni di attività le donne di Tejiecomursono in grado di sviluppare oltre venti diversi modelli, adattandoli alle specifiche esigenze e gusti dei committenti, che possono scegliere colori, stili e modelli delle borse e degli oggetti, che vengono in tutto e per tutto prodotti su misura. Grazie alla loro attività le imprenditrici di Totonicapanhanno raggiunto un buon livello d’indipendenza economica, migliorato la loro educazione finanziaria e ottenuto capacità professionali utili per il loro futuro imprenditoriale. Tutto ciò è stato realizzato nel rispetto della loro cultura Maya Quiché, della quale fanno un punto di forza e riconoscibilità nei colori e stili delle loro creazioni. L’esempio dell’attività di Tejiecomur e dell’imprenditore che produce loro le matasse di plastica riciclata dimostra come la microfinanza sia un veicolo virtuoso per lo sviluppo di genere, la crescita economica sostenibile delle comunità locali e la protezione dell’ambiente. La nuova sfida per il settore è l’implementazione di linee di credito e di risparmio specifiche per microimprese ecologiche, diffondendo una cultura di promozione delle tradizioni imprenditoriali, reinterpretandole in chiave innovativa e rispettosa delle risorse naturali locali.



[1]La conoscenza di queste realtà è statapossibile grazie  aun’esperienza di ricerca svolta sotto la supervisione di ADA, ONG lussemburghese che da venti anni promuove l'inclusione finanziaria, lo sviluppo sociale sostenibile e la protezione dell'ambiente nei paesi in via di sviluppo.