Foto: Unfpa Bangladesh

La salute delle donne messa in crisi dalla pandemia

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Le donne rappresentano il 70 per cento della forza lavoro nel settore della sanità e dei servizi sociali e di assistenza a livello globale, si trovano quindi in una situazione di particolare vulnerabilità durante le pandemie. A ricordarlo è il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (Unfpa) secondo cui le donne che pagheranno il prezzo più alto dell'emergenza in corso sono circa 48 milioni, tra cui 4 milioni in stato di gravidanza.  

Per questo è necessario che politiche e interventi di gestione dell'emergenza prestino particolare attenzione a come l'ambiente di lavoro potrebbe esporre le donne a vecchie e nuove forme di discriminazione, e si preoccupino di preservare la salute sessuale e riproduttiva di donne e ragazze, oltre che di tutelarne la salute mentale e i bisogni psicosociali, sottolinea l'Unfpa, che ha appena diffuso una guida rivolta a governi e istituzioni internazionali.

La guida, intitolata Covid19 a gender lens, in Italia divulgata dall'Associazione italiana donne per lo sviluppo (Aidos), mostra proprio come le crisi pandemiche impattino su donne e uomini diversamente, acuendo per donne, ragazze, e gruppi sociali marginalizzati già in situazioni di normalità (disabili, fasce di popolazione sulla soglia della povertà, persone Lgbtqi), discriminazioni e disuguaglianze economiche e sociali.

In particolare, sottolinea l'Unfpa, quello del diritto alla salute sessuale e riproduttiva di donne e ragazze dev'essere una preoccupazione centrale dei governi durante le pandemie, perché se già in condizioni di normalità a livello globale coincide con forti disparità, geografiche e di ricchezza, in momenti di emergenza sanitaria rischia di essere tralasciato a prescindere.

In questo senso, il rapporto include una serie di raccomandazioni. Tra queste: assicurarsi che governi e organizzazioni sanitarie internazionali considerino gli effetti diretti e indiretti della pandemia in base a sesso, età, e genere delle persone e si impegnino a raccogliere dati disaggregati nell'analisi sugli impatti delle epidemie; supportare la presenza delle donne nei processi decisionali che intervengono ai diversi livelli di gestione delle pandemie; considerare le abitazioni domestiche come un luogo spesso non sicuro per le donne tenendo conto dei dati sulla violenza domestica; prestare particolare attenzione alla prevenzione per le donne in stato di gravidanza; fare in modo che le politiche di gestione della pandemia non rendano ancora più forti discriminazioni e disuguaglianze sociali.

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