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Le ricerche di psicologia sociale confermano che gli stereotipi di genere iniziano a radicarsi nei bambini e nelle bambine già dai primissimi anni di vita. Ecco perché lasciarli liberi di immaginare altre storie è così importante

Altre storie, per un'infanzia
senza stereotipi

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Foto: Unsplash/ Annie Spratt

Leggere libri permette ai bambini di conoscere il mondo che li circonda ma anche di entrare in contatto con il proprio mondo interiore. La narrazione li aiuta a connettere il passato e il presente, a immaginare il futuro e a capire che le persone agiscono in base a scopi, progetti, valori e legami. Per questi motivi, l’esperienza letteraria può contribuire anche all’accettazione o al rifiuto dei ruoli tradizionali.

Durante l’infanzia i bambini imparano a riconoscere i ruoli all’interno della famiglia e iniziano a capire le regole della vita sociale. Dagli studi sullo sviluppo dell’identità di genere, infatti, emerge che il processo di acquisizione dei ruoli ma anche degli stereotipi di genere socialmente condivisi è estremamente precoce: già tra i due e i tre anni i bambini considerano alcune caratteristiche fisiche, tipicamente maschili o femminili. Con l’inizio della scuola, i bambini fanno nuove esperienze, iniziano a costruire dei legami con i pari e a partecipare alla vita sociale. Durante questo processo di crescita essi acquisiscono inevitabilmente delle informazioni sui ruoli di genere non solo osservando i comportamenti delle figure adulte di riferimento ma anche attraverso il gioco, la lettura, l’interazione con i mass media e i videogiochi.

Come sosteneva lo psicologo George Herbert Mead nel 1934 infatti, ogni personalità è la somma di un Io (la risposta verso gli altri) e un Me (la rappresentazione di come penso mi vedano gli altri) e lo sviluppo della personalità individuale avviene in interazione con il mondo e con le persone.

Allora, che funzione hanno le storie nel processo di sviluppo culturale dei bambini? Libri, fumetti e testi scolastici svolgono una funzione importante nello sviluppo culturale dei bambini perché offrono l'accesso a un mondo parallelo fatto di trame, personaggi e situazioni. Molti bambini in età prescolare hanno una storia preferita che si fanno rileggere spesso e quindi si sono già approcciati indirettamente alla lettura.

Nella letteratura destinata all’infanzia, tra la metà dell’Ottocento e la prima metà del Novecento prevaleva un’ottica istruttivo-educativa. L’obiettivo principale era quello di trasmettere messaggi che riguardavano le ideologie e i valori legati ad un determinato periodo storico. 

La scrittrice Elena Gianini Belotti, nel 1978, aveva già sottolineato l’importanza delle storie come strumenti per veicolare messaggi e indicazioni comportamentali. Le sue affermazioni derivavano dai risultati di una serie di ricerche sviluppate in Gran Bretagna sugli stereotipi di genere presenti in letteratura. Le indagini furono realizzate su testi di diversi paesi indirizzati a diverse fasce di età e avevano portato alla luce risultati molto omogenei: nelle storie i protagonisti erano soprattutto personaggi maschili coinvolti in attività avventurose e vitali mentre le figure femminili erano assenti o di secondo piano. 

Gli studi svolti nel contesto italiano, confermano tali risultati dimostrando come all’interno della narrativa tradizionale le bambine avevano il ruolo di piccole vittime e in genere erano passive e deboli.

Tuttavia anche nella letteratura d’infanzia si trovano delle eccezioni: in Piccole Donne (1869) di Louise Alcott sono presenti sia figure femminili stereotipate che figure per certi versi innovative. 

Bianca Pitzorno con La bambola dell’alchimista (1988) ha proposto un protagonista quieto e sensibile di nome Teo che ama giocare con l’amica Valentina e i suoi bambolotti.

Un altro esempio è Ascolta il mio cuore (1991) sempre di Bianca Pitzorno, nel quale Prisca, la protagonista femminile, viene rappresentata come una bambina avventurosa e spesso consapevole delle limitazioni imposte alle donne solo perché alcuni comportamenti non sono etichettati come “femminili”.

Negli ultimi anni, inoltre, si è assistito ad un cambiamento nella letteratura rivolta all’infanzia. Oltre a narrazioni più tradizionali vengono proposte delle alternative più innovative in cui c’è il tentativo di svincolarsi dal retaggio storico-culturale che ha condizionato i ruoli e i rapporti tra i generi.

Ilaria Tagliaferri, esperta di letteratura per l’infanzia, ha individuato alcuni titoli che possono aiutare i piccoli lettori a prendere le distanze dalle scelte convenzionali legate al genere e orientarsi verso scelte più libere.

Un esempio è Un compleanno nella giungla di Simona Miola, vincitore del premio Narrare la Parità, nel quale Beatrice è la protagonista di un’avventurosa esplorazione in giardino che la fa sentire importante e le dà la possibilità di decidere liberamente come divertirsi. 

In Nina e i diritti delle donne, di Cecilia D'Elia, la piccola Nina impara e spiega la storia e le implicazioni della conquista giuridica e sociale dei diritti delle donne.

Alcuni libri, invece, affrontano il tema della costruzione dell’identità personale raccontando la storia di bambini che si appassionano a professioni tipicamente associate al genere femminile.

Nel libro Nodi al pettine di Marie Aude Murail, un bambino decide di diventare parrucchiere e per realizzare questo sogno si troverà a contrastare il papà che, al contrario, è molto attento alle convenzioni sociali.

Nei panni di Zaff di Manuela Salvi e Francesca Cavallaro, il protagonista vuole diventare una principessa e per tale motivo viene giudicato in modo negativo dai coetanei e dagli adulti che lo orientano verso ruoli più tradizionali. Zaff però incontrerà una bambina che vuole fare il portiere di una squadra di calcio e che è felice di cedergli il 'suo posto' di piccola principessa.

Queste proposte letterarie costituiscono un modo attraverso il quale gli adulti possono supportare i bambini nel processo di esplorazione della loro identità e accompagnarli senza ansia nel loro percorso di crescita.

La questione delle differenze di genere è oggi al centro di molti dibattiti educativi soprattutto sul significato da associare al termine stesso. Il tentativo che si può fare è aiutare i bambini a imparare a riconoscere gli stereotipi culturali e sociali che impongono di conformarsi a modelli predefiniti di uomini e donne.

Quando si affronta il tema degli stereotipi di genere è importante ricordare che sia le bambine che i bambini sono potenzialmente penalizzati da un’educazione sessista e di conseguenza condizionati nel modo di comportarsi, giocare, pensare e sognare

Leggere può rivelarsi uno strumento per educare con fantasia ma lasciando anche i bambini liberi di immaginare ed esprimere i propri sentimenti. Sono queste caratteristiche della lettura che possono aiutare i bambini a costruire la propria particolare e unica identità.

Riferimenti

Braga P., Morgandi T., Il gioco nei servizi e nelle scuole per l'infanzia, Edizioni Junior, 2012

Brembi I., Dalla parte delle bambine e dei bambini: un percorso di lettura sul genere di educazione, Genere ed educazione: un percorso di lettura e filmografico 4, 2014, pp. 1-17

Demarest J.; Kortenhaus C. M., Gender role stereotyping in children's literature: an update, Sex Roles 28 (3-4), 1993, pp. 219–232

Finco D., Laganà L., Seveso G., Differenza di genere e libri per l’infanzia: riflessioni sugli stereotipi di genere nei libri scolastici italiani, Critica educativa 2 (2), 2016, pp. 107-122.

Gianini Belotti E., Sessismo nei libri per bambini, Edizioni dalla parte delle bambine, 1978

Giles J., Heyman G. D., Young children's beliefs about the relationship between gender and aggressive behavior, Child development 76 (1), 2005, pp. 107–121

Martin C.L, Ruble D.N., Patterns of gender development, Annual Reviews of Psychology 61, 2010, pp.353-381

Mead G.H., Mente, sé e società, Giunti, 1934

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