Bella Baxter, interpretata da Emma Stone nel film Povere creature di Yorgos Lanthimos, tratto dall'omonimo romanzo, è una donna senza tempo, dal carattere deciso e stravagante, con una spiccata curiosità. Una possibile lettura del suo ruolo dirompente nella rappresentazione delle protagoniste femminili al cinema

Povere creature è un film che segna uno spartiacque nella rappresentazione femminile sul grande schermo. Bella Baxter, la sua protagonista, è tutto ciò che potrebbe essere una qualsiasi donna libera dalle sovrastrutture patriarcali. Emblematico è che il regista abbia dovuto ricorrere a un espediente fantascientifico per rappresentare un tale livello di emancipazione: il cervello di bambina che le è stato impiantato le permette un approccio alla realtà incurante delle aspettative di genere, rendendola del tutto disinibita.
Settimo lavoro del regista greco Yorgos Lanthimos, Leone d’Oro alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2023, il film, tratto dal romanzo omonimo del 1992 di Alasdair Gray, è un viaggio quasi onirico a partire da una Londra surreale, dove passato e presente si mescolano in atmosfere steampunk. Bella Baxter, interpretata da Emma Stone, è una donna senza tempo, dal carattere deciso e stravagante, con una spiccata curiosità. La resurrezione apparentemente frankensteiniana del cervello di figlia-neonata nel corpo di madre-defunta sembra ripristinare in lei un equilibrio dopo la frattura della violenza patriarcale.
La sua storia in qualche modo riscatta, assurdamente e senza alcun moralismo, il destino delle donne oppresse: dalla morte di una madre, la (ri)nascita di una donna bambina, capace di far tremare il mondo.
Che cos'altro ha in comune lo stadio infantile con l'emancipazione femminile? La capacità di creare nuovi modi di stare al mondo. E il gioco. La cultura patriarcale ha dimenticato l'importanza di saper giocare, nel senso più ampio del termine. Nel suo TEDTalk del 2011, parlando di sessualità e gioco, l'etologa Isabel Behncke sottolinea che quest'ultimo è: “fondamentale per legare le relazioni e promuovere la tolleranza. È dove impariamo a fidarci”.
Anche la sessualità libera e consensuale è giocosità. Non è un caso se in un sistema distopico come il patriarcato sia stata a lungo un tabù e che una donna carismatica come Bella Baxter la ricerchi senza sottostare ad alcun dogma. L'infantilismo della protagonista assume una veste conoscitiva toccando aspetti inesplorati della femminilità e che per secoli sono stati demonizzati, come il piacere sessuale e autoerotico. È l’antidoto allo slutshaming[1] e alla sessuofobia che ha pervaso la nostra società per millenni, fenomeni già illustrati da Foucault attraverso l'analisi della verginità come costrutto e imposizione, che si sostituisce alla legge diventando “esercizio dell’anima su di sé”, che dipende da contingenze patriarcali.
Per molto tempo, le donne sono state costrette a essere caste e ad autosorvegliarsi sessualmente, imparando a disprezzare la 'carne' come dimostrazione di incorruttibilità. Bella Baxter, invece, si trova agli antipodi rispetto a questa concezione misogina del sesso. Richiede attenzioni sessuali dal suo partner senza alcun filtro: "facciamo furiosi sobbalzi?", anche se un attimo prima lo ha strattonato. Non è mai gelosa e non capisce la cultura del possesso, non si offende se vengono violati quei costrutti sociali tossici che sono ancora ritenuti prove d'amore, come l'esclusività sessuale nella coppia, provocando un corto circuito nella mente del suo partner, che si trova spiazzato: non sa come reagire, non può più seguire il copione della mascolinità, non sa che pesci prendere davanti all'impeto della protagonista e si fa trascinare da lei.
Del resto, per lunghi secoli, le donne sono state considerate come inferiori, deboli, troppo sensibili, creature da proteggere e, soprattutto, di proprietà maschile. Questi elementi culturali si infiltrano nelle dinamiche relazionali a cui Bella Baxter è estranea.
L'unica cosa che fa adirare Bella è quando qualcuno prova a limitare la sua libertà. Lei non è mai passiva. Sa dire "no" e respingere con forza tutto quello che non serve alla sua crescita personale. Per compiersi attraversa le sfide del mondo, situazioni anche rischiose o drammatiche, in un turbine di eccentricità e danze sfrenate, generando lo stupore dei presenti. Sa dire "sì" a tutto ciò che desidera. È la donna che non deve chiedere, il "soggetto imprevisto". La sua femminilità selvaggia e ludica, in rottura con l'ordine patriarcale, va delineando logiche nuove e apparentemente prive di razionalità, che poi si risolvono in un disegno più grande.
Complici anche i suoi "punti di riferimento" maschili, il suo creatore e il suo osservatore, che la lasciano libera di andarsene. Quindi, Bella tornerà arricchita interiormente, sicura di sè e in pace con il mondo, come solo chi ha potuto seguire le proprie inclinazioni e a cui non sia stato impedito di muoversi, esplorare. La capacità di sviluppare autonomia di pensiero dalla tabula rasa che era la sua mente è la propensione a non obbedire ad alcuna legge che non sia quella dell'ascolto di sé. Ottenere il rispetto degli uomini significa non preoccuparsi di ciò che pensano.
Tutto il contrario al cospetto della canonica educazione oggi ancora tristemente impartita alle bambine, talvolta frutto di apprensioni genitoriali di fronte alla ferocia del mondo maschilista, che le espone a rischi e le lascia ingessate, come ben illustrava Elena Gianini Belotti in Dalla parte delle bambine. Eppure, il miglior farmaco contro la violenza, per Bella, sembra essere proprio quel suo estraniarsi dall'ipocrisia e dal moralismo patriarcale che spesso sono la radice dell’odio, dando adito ai luoghi comuni che si situano alla base della violenza di genere.
Persino l'esperienza nel bordello, che le servirà semplicemente a guadagnare dei soldi, non la traumatizza né la inaridisce. Bella si fa voce della verità anche quando comunica in modo assertivo ai clienti come aumentare il proprio piacere sessuale, prendendo il controllo della situazione dove ci si aspetterebbe una caduta rovinosa nel ruolo di vittima. Sapendo vedere le cose esattamente per come sono, parla, agisce, gode ogni volta che può. In fondo, non fa nulla di troppo eccezionale, ma dopo secoli di egemonia maschile l'autonomia femminile è interpretata spesso come un peccato. Invece coincide con la capacità di valutare ciò che è bene e ciò che è male per sé. Una sorta di egocentrismo che però, non è davvero autoreferenziale, non sfocia in distruttività come quello che siamo abituate/i a vedere negli uomini.
È il nucleo da cui si irradiano i cambiamenti della realtà attorno a Bella che, lontana sia da eroi che da antieroi maschili, ci offre un altro percorso. È il potere femminile che si disvela all'interno della pellicola: inizialmente "mostruoso", per usare la metafora di Jude Ellison Sady Doyle, perché Bella è rappresentata come una creatura in parte inumana e questo è simbolico di come il femminile liberato nella nostra società desti ancora sgomento.
Insieme a film come "Barbie" o "C'è ancora domani", e pur essendo stato girato da un uomo, Povere creature dota la protagonista di un'agency del tutto nuova per le narrazioni dominanti e molto più realistica rispetto al passato, a dispetto di tutti gli stereotipi del cinema più classico, che era caratterizzato da una rappresentazione monolitica e binaria dei generi.
Se Barbie, ad esempio, può permettersi di essere una bambola e al contempo un personaggio profondo, intelligente e coraggioso, Bella punta a demolire l'impalcatura del pregiudizio fino ai primordi della femminilità.
Oggi i temi femministi esplorati negli anni Settanta dai primi esperimenti di regia femminista vengono ripresi, ampliati e hanno un'eco più vasta. Le donne sono al centro e non più come oggetto passivo del desiderio dello spettatore e neanche come destinatarie di violenza.
C'è maggiore consapevolezza di quella dinamica già messa in luce da Laura Mulvey, che definisce il male gaze. Prima la donna ribelle veniva punita o ricondotta all'ordine dallo sguardo maschile, oggi è addirittura protagonista indiscussa della trama. Chissà che non lo diventi anche fuori dagli schermi, a furia di essere rappresentata proprio così.
Riferimenti
Giulia Simi, Corpi in rivolta: Maria Klonaris e Katerina Thomadaki tra cinema espanso e femminismo, Fascina ETS/6, Pisa, 2020.
Laura Mulvey, Visual pleasure and narrative cinema, Screen 16.3 Autumn 1975.
Jude Ellison Sady Doyle, Il Mostruoso Femminile. Il patriarcato e la paura delle donne, Edizioni Tlon, Città di Castello, 2021.
Michel Foucault, Le confessioni della carne (Storia della sessualità 4), Universale economica Feltrinelli/Saggi, Milano, 2019.
Tommaso La Selva, Roberto Curti, Sex and Violence. Percorsi nel cinema estremo, Lindau, 2015.
Elena Gianini Belotti, Dalla parte delle bambine, Universale Economica Feltrinelli/Saggi, Milano,2017.
Valentina Torrini, Lady Cinema. Guida pratica per attivare le tue lenti femministe, Le plurali, 2021.
Sessualità e società, La violenza sessuale di genere: donne che muoiono di Adele Fabrizi e Arianna Miclet, Io Uomo in salute, (IUS) il diritto alla salute maschile, Rivista di cultura andrologica, Vol. N.3, gennaio 2024.
Note
[1] Parlare del comportamento sessuale di una donna per metterla in imbarazzo e far sì che le persone la disapprovino.