Politiche

Serve uno sguardo femminista sull'Europa. Per un futuro più equo in termini di diritti e libertà di scelta dopo le elezioni per il rinnovo del parlamento europeo, è nato il progetto Fierce, di cui fanno parte organizzazioni di otto paesi, fra cui l'Italia

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Femministe in Europa
Credits Unsplash/Jéan Béller

Con le elezioni del Parlamento europeo che si terranno dal 6 al 9 giugno 2024, le femministe di tutta Europa si trovano ad affrontare sfide enormi. Negli ultimi mesi, i sondaggi elettorali e i risultati delle elezioni nazionali in diversi paesi hanno visto un aumento del consenso ottenuto dai partiti di estrema destra e conservatori, che spesso riproducono e alimentano retoriche anti-gender e anti-femministe.

L'ondata di politiche anti-gender è infatti legata al crescente seguito dei gruppi euroscettici, populisti e di estrema destra e ha influenzato le azioni politiche informali del Parlamento europeo. 

Questo ha portato sia a mettere in discussione questioni ampiamente condivise – come la parità salariale e la violenza di genere – che a dibattiti su argomenti tradizionalmente controversi, come le quote di genere e i diritti Lgbtqia+. 

Sebbene siano aumentati i discorsi politici e i movimenti che cercano di intrecciare idee nazionaliste anti-immigrazione con concetti Lgbtqia+ e femministi, la politica di destra ha continuato a promuovere visioni omofobiche e transfobiche, attaccando i diritti Lgbtqia+.[1]

Questa situazione ha generato ulteriori ostacoli per il femminismo intersezionale, soprattutto per quanto riguarda le battaglie femministe Lgbtqia+ antirazziste e inclusive, con ricadute globali che incidono sulle politiche nazionali e scatenano proteste internazionali. Inoltre, i gruppi religiosi conservatori hanno avuto un ruolo nell'opposizione ai diritti riproduttivi delle persone Lgbtqia+, all'aborto e al lavoro sessuale, equiparando quest'ultimo alla prostituzione.

A complicare ulteriormente le cose è intervenuto il discorso sulla cosiddetta "ideologia di genere", che ha alimentato l'opposizione all'uguaglianza di genere nel Parlamento europeo, spesso insieme ad argomentazioni a favore di un maggiore controllo a livello nazionale sulle norme relative a questi temi.[2]

Tuttavia, ci sono stati alcuni progressi dal punto di vista politico, fra cui l'adozione della Strategia dell'Unione europea per l'uguaglianza di genere 2020-2025. Anche se l'approccio all'intersezionalità adottato nella strategia si limita a un'interpretazione delle disuguaglianze intersezionali come caratteristiche individuali o personali, e manca ancora di un'interpretazione più strutturale e radicale, è la prima volta che un documento politico ufficiale dell'Unione europea di tale importanza ha inquadrato l'uguaglianza di genere con una posizione non implicitamente universalistica, confondendo i bisogni e le voci delle donne come se fossero tutte uguali.

I dati confermano che ci sono ancora numerose lacune e sfide che devono essere affrontate. Fra queste, il fatto che, anche se nel 95% degli stati membri dell'Unione il diritto all'aborto è formalmente e legalmente garantito, nella pratica molte donne incontrano difficoltà nell'accesso alle cure. Oppure, che 16 stati non forniscono alle donne migranti prive di documenti un accesso pienamente equo all'assistenza sanitaria per la maternità a prezzi accessibili durante la gravidanza.

Inoltre, dati recenti indicano che nel 2022 circa 600 milioni di donne, ovvero il 15% delle donne di tutto il mondo, risiedono nel raggio di 50 chilometri da un conflitto armato – una cifra pari a più del doppio dei livelli osservati negli anni Novanta.

In Europa, 11 stati membri discriminano le coppie lesbiche e le donne single, e non permettono loro di accedere in modo paritario alla riproduzione assistita. A questo proposito, le legislazioni nazionali avanzate di alcuni paesi – come Malta, Belgio e Danimarca – coesistono con situazioni in cui i diritti Lgbtqia+ sono ostacolati – come in Polonia, Romania e Bulgaria. Per quanto riguarda il continente europeo in senso più ampio, i paesi peggiori per essere una persona Lgbqtia+ sono Azerbaigian, Turchia, Russia e Armenia.

Inoltre, secondo l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Iom), il 60% delle persone in fuga dall'Ucraina sono donne, mentre il 70% delle vittime della guerra in Palestina-Gaza sono donne o bambini.

Per crescere e avanzare ulteriormente in Europa, le alleanze politiche femministe intersezionali hanno bisogno di un contesto istituzionale favorevole. Il rischio di tornare indietro rispetto ai recenti progressi politici, anche se in termini di piccoli passi, è significativo: viviamo in un momento in cui sono in gioco i diritti concreti delle donne, così come quelli delle minoranze. 

In troppi paesi, le politiche regressive costruite su una ricetta antidemocratica che mescola sessismo, razzismo, omofobia e abilismo con politiche neoliberali e un'economia di guerra generano preoccupazioni, arrivando in alcuni casi a ostacolare le politiche per affrontare il dissesto ambientale per dare priorità alla crescita economica. 

Nell'ambito del progetto Feminist movements revitalizing democracy in Europe (Fierce), finanziato tramite il programma dell'Unione europea Horizon Europe, sono stati compiuti sforzi per creare reti e alleanze tra i movimenti femministi, sia nei singoli paesi che aderiscono al progetto (Danimarca, Francia, Grecia, Italia, Slovenia, Spagna e Turchia), sia a livello transnazionale: dal settembre del 2023, attiviste e studiose femministe hanno unito le forze nei 'Labs', deliberando su possibili e fattibili azioni da co-creare nell'ambito del progetto. 

Il laboratorio transnazionale di Fierce ha realizzato una campagna di comunicazione rivolta a chi si candida alle elezioni europee, per chiedere loro di firmare un documento – la carta di Fierce – in cui rendere esplicita la loro alleanza con i movimenti femministi, come parte della loro campagna elettorale, e impegnarsi a rendere conto del loro operato una volta eletti o elette.

La carta è composta da cinque rivendicazioni, che corrispondono alle visioni e alle lotte delle femministe di tutta Europa, e che vorremmo fossero trasformate in iniziative politiche concrete all'interno del Parlamento europeo.

Innanzitutto, un network di reti femministe europee riconosciute, per fermare il movimento anti-gender.

Per raggiungere questo obiettivo, dobbiamo riorientare i finanziamenti per garantire una rete femminista sostenibile e trasparente e affrontare le minacce alla democrazia in rete – come la disinformazione e i discorsi d'odiotenendo presente che le parole contano, perché danno forma al mondo.

La seconda rivendicazione si concentra sulla giustizia sociale, economica e riproduttiva, che dovrebbe essere raggiunta nel più breve tempo possibile. Ulteriori azioni includono il riconoscimento del ruolo centrale del lavoro di cura nella vita delle persone, e la garanzia di un lavoro dignitoso per tutti e tutte attraverso condizioni, opportunità e leggi che siano a loro volta dignitose.

Fondamentale è anche la lotta alla violenza sessuale e di genere, che richiede di attuare e migliorare la direttiva dell'Unione europea sulla violenza contro le donne, tenendo sempre presente il quadro più ampio, cioè che la violenza istituzionale crea discriminazioni strutturali. È inoltre necessario garantire un'educazione sessuale completa a tutte le persone giovani in Europa, per far crescere una generazione informata e consapevole.

Per quanto riguarda i diritti Lgbtqia+, è necessario tutelarli con una nuova legge e integrarli nelle politiche estere.

L'ultima rivendicazione della carta di Fierce è dedicata allo sviluppo globale, alla pace e alla politica estera femminista. I nostri obiettivi principali sono: adattare il soft power dell'Unione europea per dare vita a un contesto istituzionale globale che favorisca la pace, lo sviluppo e la sostenibilità, facendo appello ai suoi valori fondamentali, alle sue politiche e alle sue istituzioni, cessare immediatamente il fuoco ovunque, promuovere il clima, la giustizia e la governance economica e un'Europa senza barriere.

Al momento la carta di Fierce è supportata a livello europeo da tre Ong femministe (WIDE+, Centro europeo per i diritti dei Rom, Gender 5 Plus) e da 12 movimenti e organizzazioni nazionali, a oggi è stata firmata da 72 fra candidati e candidate alle prossime elezioni europee. 

Se siete in cerca di una bussola femminista in base a cui orientare il vostro voto nei prossimi giorni, potete consultare i loro nomi sulla pagina della campagna.

Continueremo a promuovere la carta anche dopo le elezioni del Parlamento europeo, e a interagire con i membri del Parlamento per renderli e renderle responsabili delle cinque rivendicazioni femministe di Fierce.

Note

[1] Su questo argomento, si veda S. Bracke, From ‘saving women’ to ‘saving gays’: Rescue narratives and their dis/continuities, "European Journal of Women's Studies", 19(2), 237-252, 2012 e S. R. Farris, In the name of women's rights. The rise of femonationalism, Duke University Press, 2017.

[2] Su questo, si veda ancora J. Kantola, E. Lombardo, The European Parliament as a gender equality actor: a contradictory forerunner, "Handbook of Feminist Governance", pp. 299–310, (International Handbooks on Gender series), 2023.