La narrazione aiuta i piccoli a pensare, a identificarsi con l'altro e a scegliere tra il bene e il male. Non poco, in un contesto in cui la violenza veicolata dai media entra in pianta stabile nella quotidianità. E spesso confonde l'amore con il potere
La letteratura è un potente strumento di gioia, e soprattutto è un prezioso strumento didattico per educare i piccoli al rispetto reciproco. Tuttavia l’educazione ha bisogno di lentezza, cura, attenzione. Specialmente l’educazione emotivo-relazionale, la più urgente eppure la più trascurata. Se abbiamo sempre meno tempo da dedicare ai nostri ragazzi, difficilmente possiamo sperare in grandi cambiamenti. L’educazione non è più nelle mani della famiglia e della scuola, ma sta diventando quasi esclusivo appannaggio dei media. Con la conseguenza che bambini e ragazzi conoscono molto presto il concetto di violenza, l'aggressività in questo modo appartiene al loro quotidiano. Una grande quantità di immagini trasmesse dai media sono basate sulla violenza, sull’omicidio, sulla sopraffazione. Gli eroi degli schermi spesso sono degli assassini. Il messaggio arriva in maniera diretta, ma talvolta anche in modo subdolo, violenza camuffata. È l'antica metafora della strega che si traveste da vecchina buona per porgere la mela avvelenata. Sì, negli schermi si uccide perfino in nome dell'amore, una contraddizione folle ma presentata come fosse scontata.
Immersi in quest'atmosfera confusa, i ragazzi restano preda di una grande insicurezza. Spesso non hanno coscienza del loro stato emotivo e assecondano reazioni istintive, impulsive, dando origine ad atti violenti gratuiti. I loro gesti assomigliano a quelli visti in televisione o in alcuni siti web. Sembra quasi che non esista un modello di controllo emotivo, a parte la difesa del proprio ego. Per essere rispettati, occorre imporsi, pressare.
Nel rapporto uomo-donna, in special modo, la prevaricazione prende il posto dell’amore, come fosse normale basare le relazioni sul dominio fisico o psicologico. Ancora oggi si confonde l’amore con il potere.
Per queste ragioni non possiamo più rimandare, dobbiamo dedicare alla didattica emozionale lo stesso livello di attenzione che dedichiamo all'insegnamento dell'alfabeto, delle funzioni algebriche o alla geografia. Ammettiamo che, quando i piccoli ci esasperano, il nostro primo pensiero è quello di punirli, ma una punizione senza educazione non ha alcun senso, spesso lo sperimentiamo a nostre spese. Così come anche l'eccessiva permissività è pericolosa. Occorre modificare radicalmente l'approccio educativo nei confronti dei ragazzi, iniziare ad affrontare insieme a loro il tema della violenza, soprattutto della violenza di genere. È indispensabile formarli ad un comportamento riflessivo, insegnare il rispetto dell’altro, soprattutto il senso della dignità. Parliamo con loro d'amore, confrontiamoci sui sentimenti. Sì, perché per spiegare la violenza ai ragazzi, dobbiamo innanzitutto riuscire a distingue l'amore dal non-amore. Se non sappiamo riconoscere l'amore, rischiamo di rimanere intrappolati in tutto ciò che gli assomiglia vagamente, ma che invece è il suo opposto. Come succede in quelle relazioni in cui si consuma violenza psicologica o fisica, e che spesso le persone scambiano per affetto. Con il giusto dialogo educativo possiamo aiutare i piccoli a prendere consapevolezza delle proprie emozioni, affinché le vivano in armonia con gli altri. Possiamo insegnare ai ragazzi come trasformare l’insoddisfazione in una piena consapevolezza di sé che produca uno slancio positivo e dignitoso. La scuola è chiamata in prima linea ad intervenire per trasmettere il concetto di “dignità umana”. Ed ecco che ritorna utile il ricorso alla letteratura fiabesca. Il passaggio dall'infelicità della violenza alla gioia della realizzazione di sé stessi è illustrato molto bene nelle fiabe. La fiaba è come un sentiero attraverso il quale il bambino può accedere alla propria personalità. Il procedere della narrazione, infatti, è orientato in modo da creare interazione tra chi scrive/racconta e chi ascolta.
Il bambino s’identifica con un personaggio nutrendosi delle sue qualità. Sceglie tra male e bene, e sceglie chi vuole essere. L’insegnante, attraverso la narrazione, lo aiuta a pensare, a sviluppare le proprie risorse interiori e la propria dignità. E non occorrerebbe nemmeno inventarne di nuove, le fiabe classiche sono già lì pronte per aiutarci a declinare i fatti umani più scabrosi, ma anche la bellezza della vittoria del bene. Nelle fiabe antiche, infatti, è ampiamente affrontato il tema della violenza, proprio perché è insita nell’animo umano. Sono storie preziose. Contengono il racconto dei nostri limiti, delle debolezze, ma anche l’invito a trovare una via d’uscita.
Purtroppo, attualmente, la letteratura fiabesca è trascurata, spesso mortificata nei suoi contenuti. Le fiabe originali sono state edulcorate e stravolte, per farne un prodotto cinematografico da intrattenimento. Quanti conoscono davvero la storia di Cenerentola? La maggior parte di noi conosce soltanto la versione proiettata sui grandi schermi, quella delle zucche magiche, scarpette di cristallo e principi azzurri. Eppure è una delle opere letterarie più complesse. La trama accompagna il lettore in un singolare percorso dentro di sé, nelle zone più oscure della nostra interiorità, esplorando il concetto di dignità, con leggerezza, senza trasmettere angoscia o timori.
Tutte le fiabe classiche sono opere letterarie intense, non sono storielle per bambini come erroneamente si crede, bensì opere letterarie che derivano da leggende antichissime, adatte ad ogni età. Racchiudono la saggezza del tempo, quella che tendiamo a dimenticare, presi dalla fretta di ogni giorno. Per questo possiamo usarle per aiutare i piccoli, ma anche noi stessi, a riflettere sulla differenza tra amore e non-amore. Andiamo in cerca dei loro testi originali, ci sorprenderanno! Non è facile crescere e attualmente gli adulti non offrono dei grandi modelli. Usiamo, dunque, lo strumento meraviglioso delle fiabe. Non esiste un’età in cui cominciare a parlare d’amore, si può iniziare da subito, già da piccolissimi. In famiglia e a scuola, apriamo un libro di fiabe, leggiamolo insieme, ci farà bene.