Gli ultimi dati di Horizon 2020 lo confermano, un approccio di genere fa bene a ricerca e innovazione
Occhi aperti sul genere
La ricerca che funziona
Ci sono buone notizie per la promozione della parità di genere nella ricerca scientifica in Europa. Secondo l'ultimo rapporto di monitoraggio di Horizon 2020 (H2020), il più importante programma europeo di finanziamento dell’innovazione e della ricerca, il 36,2% dei progetti finanziati negli anni 2014 e 2015 ha preso in considerazione la dimensione di genere nella definizione del percorso di ricerca e innovazione.
Può sembrare un dato non ancora soddisfacente ma è importante sottolineare che nella versione precedente del programma, l’FP7, i progetti attenti alla dimensione di genere sin dalla definizione del costrutto di ricerca erano solo il 2%.
Relativamente buoni anche i dati riferiti agli altri indicatori di genere, come mostra la tabella contenuta nel rapporto relativo ai primi due anni di implementazione del programma: il 35,8% del totale dei partecipanti – ricercatori e non ricercatori – è costituito da donne; le donne che coordinano progetti sono il 34,6% del totale, il 31,1% degli esperti registrati nel database del programma sono donne, il 36,7% degli esperti coinvolti nei progetti selezionati è costituito da donne mentre le donne raggiungono il 51,9% nei comitati di esperti che rappresentano un elemento a garanzia dell’eccellenza e della qualità della ricerca dei vari progetti.
Si tratta di risultati interessanti, soprattutto per il trend positivo che mettono in evidenza, frutto di una strategia precisa, che ha delineato un approccio di sistema alla promozione delle pari opportunità di genere nella ricerca, partito dalla definizione di obiettivi chiari e dal monitoraggio costante del loro raggiungimento, e difeso con determinazione dalle associazioni che si occupano di donne e STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics) in Europa.
Sin dalla presentazione dei primi documenti programmatici, infatti, la direzione generale per la ricerca ha ribadito come la dimensione di genere fosse da considerarsi una “cross-cutting issue” per H2020, ovvero un elemento trasversale da tenere ben presente in tutte le linee del programma. Per evitare generalizzazioni e un’assenza di concretezza che avrebbe reso difficile monitorare l’applicazione di tale priorità sono stati definiti con chiarezza tre obiettivi di riferimento: equilibrio di genere nel processo decisionale, con la garanzia di riservare almeno il 40% delle presenza al genere sottorappresentato nei gruppi di valutazione e 50% nei gruppi di consultazione; equilibrio di genere nei gruppi di ricerca a tutti i livelli, con l’istituzione di un criterio di premialità legato a questo elemento nella valutazione delle proposte; integrazione della dimensione di genere nel contenuto del progetto di ricerca ed innovazione, con la sollecitazione a tenere in considerazione le caratteristiche biologiche e la dimensione socio/culturale in continua evoluzione che caratterizza in modo diverso uomini e donne.
Con riferimento a quest’ultimo criterio, che è senza dubbio il più interessante, la dimensione di genere è citata in modo esplicito in 108 dei 568 temi di ricerca distribuiti nelle 13 parti del programma, con richiesta di tenerne conto nella declinazione delle idee di progetto.
Si tratta di progetti inerenti prevalentemente le aree di ricerca relative a scienze e società, salute, trasporti, ambiente e clima, cambiamenti sociali, sicurezza[1]; mentre appare meno frequente l’attenzione al genere nei progetti relativi alle tecnologie industriali, sebbene alcuni progetti relativi alle biotecnolgie abbiano preso in considerazione tale dimensione.
Se si tiene conto che H2020 è il principale, se non l’unico, strumento di finanziamento delle eccellenze di ricerca e innovazione in Europa, appare evidente come una forte attenzione alla prospettiva di genere nella ricerca porti a tendere verso un potenziale cambiamento e miglioramento in un’ottica di inclusività per i cittadini e le cittadine europee.
Ne è consapevole il gruppo di consultazione For Gender in H2020 che in un position paper uscito a dicembre 2016[2] propone alcuni suggerimenti per rafforzare le modalità con cui integrare la prospettiva di genere nella ricerca e nell’innovazione per il prossimo periodo di programmazione 2018-2020.
Partendo dalla considerazione che la “dimensione di genere è un concetto dinamico che deve tradursi nell’attenzione da parte dei ricercatori a mettere in discussione le norme di genere e gli stereotipi e a formulare quesiti di ricerca che tengano in considerazione i bisogni e i ruoli in continua evoluzione di donne e uomini”, il gruppo di consultazione ricorda come la qualità e credibilità della ricerca sia condizionata negativamente quando elementi quali sesso e genere non sono tenuti nella dovuta considerazione.
In questo senso, e nella misura in cui accresce la rilevanza sociale delle conoscenze, delle tecnologie e delle innovazioni prodotte, la dimensione di genere è da ritenersi parte integrante della qualità e dell’eccellenza della scienza che contribuisce al contempo a produrre beni e servizi più rispondenti ai bisogni dei consumatori. Per questo il genere deve essere preso adeguatamente in considerazione nella ricerca e, per poterlo fare con successo, il gruppo di consultazione suggerisce alcune azioni fondamentali, comuni a tutte le aree di ricerca, da intraprendere sin dalla presentazione della prima versione della proposta progettuale.
Si tratta di spiegare in modo chiaro perché la prospettiva di genere/le differenze sessuali sono importanti per la propria area di ricerca, individuando, quando opportuno, nuove linee di sviluppo che emergano dalla considerazione di questi due elementi; esplicitare, anche quando non espressamente richiesto dalla linea del programma, perché e come la prospettiva di genere sarà presa in considerazione; favorire lo sviluppo di nuove conoscenze di genere, approfondendo gli elementi già esistenti e individuando in quali ambiti la prospettiva di genere dovrebbe essere ulteriormente investigata; favorire gli approcci multidisciplinari, in considerazione del fatto che spesso l’attenzione al sesso e alla prospettiva di genere implica un approccio multidisciplinare, il che comporta naturalmente un’espansione delle aree e dei metodi di ricerca; includere l’attenzione alla prospettiva di genere quando si descrive la valutazione dell’impatto, mettendo quindi in evidenza che tipo di impatto, eventualmente differenziato, ci si attende su ragazzi e ragazze, uomini e donne; ricordarsi che è possibile inserire, con costi eleggibili a finanziamento, studi legati al genere e alla formazione di genere nello sviluppo delle proposte.
Per poter declinare in pratica queste indicazioni si suggeriscono una serie di risorse disponibili online, tra cui il portale Genport che ha nella Fondazione Brodolini il suo partner italiano.
Il position paper prosegue poi con una serie di indicazioni molto precise e puntuali relative a come adottare una prospettiva di genere nei vari ambiti di ricerca, una lettura molto utile a chi stia preparando in questi giorni una proposta per un finanziamento H2020.
Intanto, a latere del programma vero e proprio, la direzione generale per la ricerca ha istituito il premio per le donne più innovative in Europa, con una nuova sezione dedicata alle innovatrici under 30, che ha visto l’italiana Mary Franzese posizionarsi nella rosa delle candidate migliori. Il premio si propone di sostenere le imprenditrici con un premio in denaro ma anche di dare visibilità al ruolo di primo piano che, sempre di più, le donne stanno assumendo nella ricerca.
Note
[1] Nello specifico si tratta delle seguenti aree del programma: Science with and for Society, Societal Challenge 1-Health; Societal Challenge 4-Transport; Societal Challenge 5-Climate action, environment, resource efficiency and raw materials; Societal Challenge 6-Europe in a changing world inclusive, innovative and reflective societies; and Societal Challenge 7-Secure societies.
[2] How to include the gender dimension in the Work Programme and topics: general recommendations