Promuovere le pari opportunità significa investire di più in educazione e cultura per scardinare a monte le disuguaglianze. Lo mostra bene il bilancio di genere del Comune di Trento, un esempio virtuoso che potrebbe diventare modello di riferimento per altre città
Questione
di bilancio

Ragionare sulle disuguaglianze tra donne e uomini sul territorio e sugli investimenti per ridurle. È quello che ha fatto il Comune di Trento con il supporto del Centro interdisciplinare studi di genere dell’Università di Trento, che nell'ambito del progetto UniCittà ha pubblicato il Bilancio di genere della città (BdG).
Che cos'è il bilancio di genere
Il bilancio di genere è uno strumento per analizzare le decisioni pubbliche e l’impegno economico-finanziario di un’amministrazione dal punto di vista dell’impatto sulle disuguaglianze tra donne e uomini, la cui logica risponde a obiettivi di supporto, trasparenza ed equità.
L’applicazione di questo strumento si rifà alla Direttiva sulle misure per attuare parità e pari opportunità tra uomini e donne nelle amministrazioni pubbliche (PCM del 23 maggio 2007).[1] Già negli atti di un convegno organizzato dalla Corte dei Conti nel 2006, si invitavano le pubbliche amministrazioni ad attivare il bilancio di genere come documento di programmazione e valutazione.[2]
L’introduzione nella normativa ha dovuto attendere il 2009 e una sperimentazione a livello statale è stata avviata dal 2017,[3] ma è soprattutto con la spinta del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) che il bilancio di genere è diventato strutturale a livello nazionale.[4]
Diffusione del bilancio di genere
A quasi vent’anni dalla prima direttiva, una rassegna di piani di azioni positive accessibili online – svolta dal Centro studi interdisciplinari di genere dell’Università di Trento su 20 regioni, 21 capoluoghi di regioni e province autonome e sulle 21 maggiori università con sede nei capoluoghi italiani – evidenzia che il bilancio di genere viene citato in 16 piani regionali, in 8 piani comunali e nei piani di 20 delle 21 principali università dei capoluoghi.
La diffusa presenza del bilancio di genere nelle università è stata indubbiamente stimolata dai nuovi criteri di accesso ai finanziamenti Horizon Europe della Commissione europea, che prevedono la necessità di munirsi di un gender equality plan, spesso accompagnato dall’esigenza di dispositivi per analizzare la composizione di genere negli atenei, le azioni realizzate per la promozione dell’equità di genere e il loro impatto.
Presentato alla Camera dei Deputati il 22 aprile 2022, il disegno di legge 3568 ha suggerito l’obbligatorietà della stesura del bilancio di genere a tutte le regioni e agli enti locali, ad esclusione dei comuni con una popolazione fino a 15.000 abitanti, per i quali rimarrebbe facoltativa. Tuttavia, dai motori di ricerca dei siti dei capoluoghi è oggi possibile consultare solo cinque bilanci di genere (Bologna 2023, Firenze 2023, Milano 2021, Torino 2011, Trento 2023).
A Bologna l'appuntamento con il bilancio di genere non è un evento sporadico, ma con cadenza annuale; il documento, tuttavia, non presenta alcuna riclassificazione contabile. Il bilancio di Torino è estremamente articolato e comprende anche una interessante sezione dedicata alle politiche temporali, ma risulta ormai datato. Le città di Firenze e Milano presentano documenti sintetici che toccano solo alcune delle questioni principali, con riferimenti alle fonti e ai criteri metodologici utilizzati non sempre chiari.
Il caso di Trento
Al bilancio di genere della città di Trento, risultato di un processo avviato alla fine del 2022, hanno partecipato soggetti interni ed esterni al comune. Il lavoro si è basato innanzitutto sulla raccolta e l'analisi intensiva di dati provenienti da molteplici fonti, individuando criticità, obiettivi e possibili risposte.
La rappresentazione delle disparità di genere, nell’ente e nella popolazione, è stata possibile grazie ai dati quantitativi ottenuti sia all’interno del Comune, sia con la collaborazione di molte altre realtà presenti sul territorio. Oltre ai dati secondari, sono stati raccolti anche alcuni dati primari, attraverso due questionari distribuiti alle realtà associative locali.
La ricognizione dei dati e l’analisi di genere dei diversi ambiti di operatività del Comune ha consentito prima di tutto di individuare dove persistono le maggiori disuguaglianze di opportunità tra donne e uomini nella vita sociale, nonché di identificare possibili spazi di intervento in ottica di genere nella programmazione, attuazione e valutazione della politica di bilancio.
I temi emersi hanno suggerito al Comune la necessità di mettere in atto, fin da subito, interventi volti al miglioramento delle pari opportunità all’interno della propria organizzazione. Dal punto di vista della popolazione, oltre agli squilibri noti nella salute e nella famiglia, le dinamiche segreganti nell’istruzione, nel lavoro, nei luoghi decisionali e in generale nella vita pubblica, sono emerse disparità nelle scelte e nei ruoli assunti anche in ambiti informali come l’associazionismo o lo sport.
Nonostante ci siano molte donne capaci che partecipano attivamente alla vita sociale, il loro riconoscimento pubblico è molto limitato: onorificenze, toponomastica, beni storico-artistici presenti negli spazi pubblici (secondo l’assegnazione di genere dei monumenti di Trento operata ad hoc) premiano gli uomini molto più che le donne, perpetuando la prevalenza maschile nell’immaginario collettivo.
L’insicurezza nell’attraversare la città, percepita dalle donne molto più che dagli uomini – i quali agiscono, di contro, con molta più violenza – evidenzia l’ampio divario di genere nell’opportunità di fruire dello spazio urbano.
Il bilancio di genere contiene anche una rendicontazione delle politiche e delle azioni che, negli anni considerati, sono state promosse dal Comune per superare le disparità tra donne e uomini, sia all’interno della propria struttura organizzativa, sia sul territorio.
La descrizione delle politiche di genere dell’ente, selezionate sulla base di interviste e di una analisi documentale dei documenti amministrativi, ha consentito di suggerire possibili misure da mettere in atto nella direzione della parità di genere, per ogni ambito considerato.
Conclude il bilancio di genere una revisione della spesa del Comune, che mette a fuoco l’impatto delle attività finanziate secondo un approccio di genere. Nell'analisi della gestione dell'esercizio finanziario, con riferimento agli impegni di spesa, sono stati coinvolti alcuni servizi della struttura comunale, allo scopo di isolare i costi più o meno direttamente inerenti alle politiche di genere.
Criticità, spese, politiche
La riclassificazione delle voci degli ultimi tre bilanci consuntivi disponibili (2020, 2021, 2022) è stata condotta seguendo il criterio di rilevanza di genere e individuando quattro categorie: spese direttamente inerenti il genere (ovvero attività e risorse rivolte alle pari opportunità); spese indirettamente inerenti il genere e destinate alla persona e alla famiglia (fra queste rientrano le attività destinate a specifiche categorie che hanno un impatto sulle differenze di genere, per esempio i servizi per l’infanzia, ecc.); spese indirettamente inerenti il genere e destinate alla qualità della vita e dell'ambiente (ad esempio nell'ambito dei trasporti, dello sport e della cultura); spese neutre.
I tre elementi delle criticità, delle spese e delle policy sono strettamente intrecciati e sono stati esaminati per ciascun ambito della vita sociale, in capitoli dedicati: organizzazione interna, demografia, salute, istruzione, lavoro, economia, potere e rappresentanza, famiglia e conciliazione, partecipazione e tempo libero, spazio urbano, violenza di genere.
Cosa fare, dunque? Il bilancio di genere evidenzia come sia necessario uno sforzo maggiore nella direzione delle pari opportunità tra donne e uomini. Finora, i costi sostenuti sono stati orientati ad arginare “a valle” gli squilibri di genere (ad esempio, pagando le spese per far fronte alla violenza di genere) più che “a monte”, nella prevenzione e nella riduzione all’origine degli stessi squilibri (agendo, in particolare, sulla cultura e sull’educazione).
Nel Comune di Trento il lavoro sul bilancio di genere è proseguito attraverso laboratori con la cittadinanza che hanno generato idee fruttuose, come l’ampliamento dei posti nei nidi di infanzia e l’attivazione di percorsi formativi sulla parità di genere nelle scuole della città, oltre all’apertura di un bando per la parità di genere che finanzierà numerose iniziative.
L’auspicio è che questo approccio al bilancio di genere, esperienza modello per molte altre città per la ricchezza dei contenuti e la trasparenza metodologica, possa essere motore di un cambiamento a più livelli, verso una società più equa per tutte e tutti.
Note
[1] Nel documento si evidenzia come le amministrazione pubbliche devono “promuovere analisi di bilancio che mettano in evidenza quanta parte e quali voci del bilancio di una amministrazione siano (in modo diretto o indiretto) indirizzate alle donne, quanta parte agli uomini e quanta parte a entrambi. Questo anche al fine di poter allocare le risorse sui servizi in funzione delle diverse esigenze delle donne e degli uomini del territorio di riferimento (ad esempio redigendo bilancio di genere). Si auspica pertanto che i bilanci di genere diventino pratica consolidata nelle attività di rendicontazione sociale delle amministrazioni”.
[2] “Il bilancio di genere prevede che all’interno dei programmi, delle azioni e delle politiche di bilancio, entrate e le uscite siano valutate e ristrutturate in modo da prendere in considerazione le priorità e le necessità delle donne allo stesso modo che quelle degli uomini, con l’obiettivo finale di realizzare una parità effettiva”.
[3] Come specificato nell'art. 38-septies della l.196/ 2009, “il Ministero dell'economia e delle finanze - Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, avvia un'apposita sperimentazione dell'adozione di un bilancio di genere, per la valutazione del diverso impatto della politica di bilancio sulle donne e sugli uomini, in termini di denaro, servizi, tempo e lavoro non retribuito”. Il DPCM 16 giugno 2017, insieme ad alcune successive circolari della Ragioneria generale dello stato, ha fissato le necessarie indicazione metodologiche. L’importanza di una lettura “di genere” del bilancio è stata peraltro ulteriormente ribadita e rafforzata dall’art. 8 del d.lgs. 116/2018, correttivo al d.lgs. 90/2016 relativo al completamento della riforma del bilancio dello stato.
[4] Per la legge di bilancio 2024 era stata richiesta una valutazione dell'impatto di genere in tutte le fasi (programmazione, attuazione, monitoraggio, valutazione ex post), così da “orientare le risorse e superare politiche di genere frammentate e occasionali che identificano le donne solo come categoria svantaggiata, quando invece rappresentano più della metà della popolazione”.