Il primo passo per contrastare la violenza contro le donne è riconoscerla, in tutte le forme in cui si manifesta. Per farlo serve una formazione adeguata, che avvii un vero e proprio processo culturale collettivo

Nell’autunno del 2024 è stato stampato il Libro bianco per la formazione. Violenza maschile contro le donne, a cura del Comitato tecnico-scientifico dell’Osservatorio sul fenomeno della violenza nei confronti delle donne e sulla violenza domestica.
Il Comitato era stato voluto da Elena Bonetti, Ministra per le pari opportunità e la famiglia dal 2021, nei governi Conte II e Draghi. Il Comitato, poi confermato dalla Ministra Roccella (che firma la prefazione al volume), era composto da Fabrizia Giuliani (coordinatrice), Paola Di Nicola Travaglini, Vittoria Doretti, Alessandra Kustermann, Lella Palladino e Claudia Segre, tutte personalità dall’esperienza riconosciuta nel settore.
L’impegno è stato lungo, ma il risultato è un unicum di notevole importanza, senza precedenti in Europa. Una lettura dalla quale si esce con una diversa chiarezza, anche quando si ritenga di essere consapevoli della questione e dei suoi risvolti.
La formazione è il cuore del testo, ed è, del resto, l’unica modalità unanimemente riconosciuta per affrontare davvero alle radici il tema della violenza sulle donne. Negli anni, le diverse figure che hanno cercato di fronteggiare il problema, a cominciare dai centri antiviolenza, hanno segnalato la grande difficoltà, da parte delle persone che subiscono violenza e di tutte quelle che entravano in contatto con queste ultime, a identificare con precisione le diverse forme della violenza, per potervi far fronte.
Il libro, perciò, inizia proprio dalle strategie di riconoscimento della violenza nelle sue diverse forme. A partire dalla violenza domestica, nelle varie fasi di sviluppo che possono portare al femminicidio, passando per la violenza che si esercita sui minori che ne sono testimoni, fino alla violenza sessuale, e via via a tutte le forme che sta assumendo nella nostra contemporaneità (molestie, droghe dello stupro, aggressioni di gruppo), per poi passare alle forme più sottili, ma non meno devastanti – come tutte le pratiche della gelosia e del controllo, la violenza psicologica, la negazione.
Nella pubblicazione viene analizzata anche la legislazione esistente e le regole aggiornate di recente, collocando il fenomeno in un preciso quadro storico-sociale e normativo, per dedicare poi uno spazio specifico ai centri antiviolenza.
È certamente un lavoro utile a tutte e tutti, ma diretto principalmente ai diversi operatori e operatrici del settore, come si fa più chiaro e articolato nella seconda parte del testo, dedicata esplicitamente alla formazione. Lì, ci si rivolge con precisione a chi opera in ambiente giudiziario, dalla magistratura alle forze dell’ordine, a avvocati e avvocate.
Si indaga poi l’operato talora decisivo degli operatori sanitari, quello degli operatori sociali, dei giornalisti e del modo di fare notizia, degli insegnanti e infine dei commercialisti. Un quadro complesso, dunque, che concorre allo sforzo di costruire strumenti di prevenzione e deterrenza, oltre a fornire chiavi di lettura e comprensione, e poi di sostegno e assistenza.
Un lavoro prezioso, che aiuta a rendersi conto di come il fenomeno metta in gioco strati e settori diversi della società e possa essere affrontato solo con un vero processo culturale collettivo.