Politiche

Paesaggista, architetta, Vittoria Calzolari è stata tra le prime a occuparsi in Italia di design urbano e pianificazione degli spazi aperti. Ripercorriamo le tappe iniziali di una ricerca che ha saputo tenere insieme architettura e impegno civile

Pioniere. Vittoria Calzolari
e il disegno delle città

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Foto: Unsplash/ Yannik Wenk

Vittoria Calzolari, nata nel 1924 e scomparsa a giugno di quest'anno, è stata una paesaggista, architetta e urbanista romana, progettista di parchi e piani del verde, professoressa di Urbanistica alla Sapienza di Roma dal 1975, assessora al centro storico a Roma, prima nella giunta Argan (1976-1979) poi nella prima giunta Petroselli (1979-1981). 

Professionista e intellettuale poliedrica, ha saputo affiancare attenzione e sensibilità nei confronti della complessità del territorio e della sua progettazione a un impegno civile nell’associazionismo culturale e politico italiano, come l’attiva partecipazione a Italia Nostra di cui ha condiviso e promosso in prima persona battaglie e progetti – tra cui il suo lavoro più noto, il piano per il Parco dell’Appia Antica.

Si tratta di una delle figure centrali nel consolidamento dell’architettura del paesaggio in Italia e nella definizione di una via italiana all’urban design, a cui Calzolari ha contribuito con continuità tra gli anni Cinquanta e gli anni Ottanta, sia attraverso la pratica professionale che attraverso la ricerca teorica e l’insegnamento universitario.

Nel 2012 è uscito un volume a lei dedicato in italiano e in spagnolo: Paesistica/Paisaje, una selezione di scritti e progetti rielaborati e rivisti per l'occasione dall'autrice, con un focus sulla dimensione del paesaggio nel suo percorso teorico e operativo. Non è un caso che Francesco Erbani, nel recensire questo volume qualche anno fa su Repubblica, parlasse di lei come de “La signora che creò l’idea di paesaggio”.

Foto: Instituto Universitario de UrbanìsticaQueste brevi note intendono soffermarsi su una stagione specifica della formazione e della produzione intellettuale e professionale di Vittoria Calzolari – quella a cavallo tra anni Cinquanta e Sessanta – che vede, tra gli esiti più interessanti, il lavoro di ricerca che porta alla pubblicazione del volume Verde per la città insieme al marito e collega Mario Ghio. Da questa prospettiva è possibile osservare le radici culturali che contribuiscono alla dimensione “paesistica” del lavoro di Calzolari, atraverso un’attenzione continuativa e uno sguardo sensibile nei confronti degli spazi aperti e degli spazi collettivi della città contemporanea. Inoltre, consente di evidenziare in via preliminare alcuni nodi tematici di carattere piú generale sulla cultura progettuale italiana nel secondo dopoguerra, sui relativi ruoli di genere, sul lungo processo di mise en forme e di codificazione di spazi e attrezzature collettive.

Il libro Verde per la città, il cui sottotitolo recita Funzioni, dimensionamento, costo, attuazione di parchi urbani, aree sportive, campi da gioco, biblioteche e altri servizi per il tempo libero, è un volume attentamente curato nella grafica e riccamente illustrato, con rassegne critiche e disegni, mappature comparative e diagrammi interpretativi. Esito di una ricerca commissionata dal Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI) nel 1959, in occasione delle Olimpiadi di Roma del 1960, Verde per la città è una sorta di manuale sui generis su spazi aperti e attrezzature sportive e costituisce un punto di riferimento imprescindibile per un’intera generazione di professionisti, tecnici e funzionari pubblici. Di fatto si tratta della restituzione di una ricerca che procede ininterrottamente per almeno un decennio, che vede l’ampliamento e la rielaborazione di alcuni dei materiali di ricerca su cui la coppia è al lavoro sin dai primi anni cinquanta. 

Attraverso una comparazione internazionale tra contesti urbani e buone pratiche, progetti e dimensionamenti di luoghi per lo sport, scuole, biblioteche e spazi aperti pubblici, il volume rappresenta un’accurata critica alla città del boom economico e una generosa proposta per il suo futuro, anticipando di alcuni anni la quantificazione di un livello minimo di dotazione di servizi e attrezzature pubbliche per le città italiane, che verrà sancito nel 1968 con il noto decreto sugli standard urbanistici. Il ruolo che Verde per la città e i suoi autori rivestono nella costruzione del decreto sugli standard urbanistici si espleta a vari livelli: da un lato un manuale di riferimento dei diversi gruppi di lavoro che in quegli anni si cimentano con il dimensionamento degli spazi ad uso pubblico, in parte sprovincializzando il dibattito italiano; dall’altro un metodo alternativo – rispetto alle traiettorie dell’urbanistica italiana del secondo dopoguerra – per la regolazione degli spazi collettivi, a metà strada tra piano urbanistico e progetto urbano.

Il percorso di Vittoria Calzolari consente di seguire l’emergere nel dibattito italiano dei temi del townscape e del disegno urbano nel corso degli anni Cinquanta. Calzolari, insieme a Ghio, offre l'opportunità alla cultura architettonica e urbanistica italiana di affacciarsi alle questioni della “scena urbana” e del progetto della città attraverso la trama degli spazi aperti, degli spazi pubblici, dei quartieri; affinando in questo senso un bagaglio sia di riferimenti sia metodologico. Quella che potremmo considerare un'interessante traduzione del dibattito presente per lo più negli ambienti anglosassone e nord-americano, e che ci racconta anche di una circolazione internazionale di figure professionali e di modelli di riferimento frutto di scambi e ibridazioni culturali. Non è un caso che nei primi anni Cinquanta, grazie a una borsa FulbrightCalzolari sia tra i visiting fellow della Harvard University, proprio mentre sta nascendo il corso di studi in Urban Design, che le consentirà contatti e collaborazioni con architetti, urbanisti e teorici come Walter Gropius, Kevin Lynch e Gyorgy Kepes. 

La figura di Vittoria Calzolari ci racconta il ruolo che hanno avuto le donne nella pratica professionale architettonica e urbanistica nell’Italia del secondo dopoguerra, un ruolo riscoperto anche da recenti studi internazionali. Una pratica, quella delle architette e delle urbaniste, che facendo in parte affidamento su una tradizione consolidata, si è costruita su reti per lo più famigliari, che hanno tracciato un legame inscindibile tra professionismo e militanza politica – difficilmente scindibili l’uno dall’altro, in particolare in occasione di consulenze urbanistiche – e che si sono strutturate spesso su un professionismo “di coppia”, modalità che ha costituito una marca importante del ceto medio professionale femminile emergente. In questo, il sodalizio con Mario Ghio ha contraddistino con una certa forza i lavori di Vittoria Calzolari e tutte le riflessioni sui temi dell’urban design e dei servizi, contribuendo a prefigurare quelli che sarebbero stati i suoi percorsi individuali successivi. Quelli, per cui Vittoria Calzolari è diventata poi più nota al grande pubblico, legati ai temi della valorizzazione del patrimonio storico e ambientale.

Questo articolo nasce dall'intervento tenuto da Cristina Renzoni al VII Congresso della Società italiana delle Storiche.

Riferimenti

Calzolari V., Gli elementi della scena urbana, in "La Casa. Quaderni di architettura e di critica", n.3, 1953, pp.132-155

Calzolari V., Paesistica / Paisaje (a cura di) Alvarez Mora Alfonso, Instituto Universitario de Urbanìstica, Universidad de Valladolid, 2012

Dümpelmann S., Beardsley J., eds., Women, Modernity and Landscape Architecture, Routledge, London-New York, 2015 

Frey K., Perotti E., eds., Theoretikerinnen des Städtebaus. Texte und Projekte für die Stadt, Reimer Verlag, Berlin, 2015

Ghio M., Calzolari V., Verde per la città. Funzioni, dimensionamento, costo, attuazione di parchi urbani, aree sportive, campi da gioco, biblioteche e altri servizi per il tempo libero, De Luca Editore, Roma, 1961

Ghio M., L’allestimento della scena urbana, in "La Casa. Quaderni di architettura e di critica", n.3, 1953, pp.156-174

Mumford E., Defining Urban Design. CIAM Architects and the Formation of a Discipline, 1937-69, Yale University Press, New Heaven, 2009 

Renzoni C., "Measuring Italian Welfare: The Debate on Spatial Quantification of Social Services and Amenities in Postwar Italy", in Gosseye J., Heynen H., eds., Architecture for Leisure in Postwar Europe, 1945-1989, Katholieke Universiteit, Leuven, 2012, pp.108-123

Renzoni C., "Welfare al femminile. Associazionismo progettuale e servizi pubblici negli anni del miracolo", in Di Biagi P., Renzoni C. (a cura di), Domande di genere, domande di spazi. Donne e culture dell’abitare, in "Territorio", vol. XIX, n. 69, aprile 2014, pp.48-53

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