Storie

Il libro di Laura Schettini intorno a prostituzione e migrazioni globali tra fine ottocento e metà novecento indaga una storia pressoché inesplorata, quella di un lavoro pieno di chiaroscuri, ricco di analogie con l’attuale mercato transnazionale della prostituzione

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Con la globalizzazione dell’economia e la crescita dei flussi migratori degli ultimi decenni, è aumentata anche la mobilità transnazionale di donne e ragazze indirizzate da reti e agenzie nei mercati globali della cura e della prostituzione. Analogamente nella prima globalizzazione dell’economia di fine ottocento-inizio novecento, e le grandi migrazioni dall’Europa verso nuovi centri produttivi commerciali coloniali del mediterraneo e delle Americhe, si è venuto a formare anche un mercato transnazionale della prostituzione dove l’aumento quantitativo delle persone coinvolte e la dilatazione dei percorsi di mobilità segnano una netta discontinuità rispetto alle epoche precedenti.

Apre uno sguardo su questa dimensione internazionale della prostituzione a partire dal caso italiano il libro di Laura Schettini Turpi traffici. Prostituzione e migrazioni globali 1890- 1940 (Viella, 2023) che indaga il tema da molteplici prospettive, combinando la storia delle politiche adottate con la narrazione delle vicende di vita delle donne.                               

La storia della prostituzione globalizzata si intreccia in queste pagine con quella dei processi migratori contribuendo a metterne in luce aspetti finora poco indagati. Si aggiunge così un altro tassello agli studi più recenti che, rileggendo la storia delle migrazioni a lungo descritte come “affare di uomini” in cui le donne figuravano solo all’interno di strategie di ricongiungimento familiare, hanno invece portato alla luce consistenza e varietà delle migrazioni femminili che potevano configurare progetti migratori autonomi e in alcuni casi superare in quantità quelle dei lavoratori.

Le valutazioni rispetto alla prostituzione hanno influenzato le politiche migratorie: in alcuni paesi, come ad esempio gli Stati Uniti, veniva rifiutato l’ingresso a prostitute e trafficanti stranieri, mentre in altri si poteva trovare una corsia preferenziale per l’ammissione.

A partire dagli anni ‘90 dell’ottocento la dimensione internazionale della prostituzione sollecitò l’allarme di organizzazioni internazionali che in Europa e nelle Americhe dettero vita a una campagna di opinione contro la tratta delle bianche fino all’approvazione nel 1921, patrocinata dalla Società delle Nazioni, della International convention for the suppression of the traffic in women and children contro la tratta delle donne senza distinzioni di razza. La campagna contro la tratta delle bianche si basava sulla paventata esistenza di una rete internazionale di trafficanti che con violenza e inganni avrebbe fatto incetta di donne e fanciulle a scopo di prostituzione all’estero, ma, oscurando la prostituzione interna agli stati europei, esprimeva la difesa razziale dell’onore e l’innocenza delle bianche, più che il riferimento a reali fenomeni di rapimenti di giovani europee.

Oggetto fondamentale della mobilitazione internazionale ispiratore di accese dispute era la regolamentazione della prostituzione: tra chi invocava il mantenimento dei bordelli autorizzati, della schedatura delle donne, dei controlli di polizia e sanitari e gli abolizionisti che nel periodo tra le due guerre mondiali finirono per prevalere.

A differenza dei paesi prevalentemente destinatari, quali gli Stati Uniti e il Regno Unito, che hanno declinato l’arrivo di prostitute immigrate in termini di minaccia all’ordine morale e familiare nazionale, l’Italia, paese prevalentemente sending di lungo e longevo regime di regolamentazione, ha adottato un doppio standard fin dalle prime fasi di internazionalizzazione della prostituzione: da un lato ha stigmatizzato e controllato l’emigrazione di donne “sole” per il danno che qualora “cadute” avrebbero arrecato alla reputazione italiana e limitato la libertà di movimento di prostitute e sfruttatori con la sospensione del rilascio dei passaporti; dall’altro per le straniere ha attuato una tolleranza regolamentata nei bordelli, nell’intento di non pregiudicare il mercato della prostituzione, considerata “male necessario” al mantenimento dell’ordine familiare e di genere, riducendone al tempo stesso i costi in termini di italiane coinvolte.

La prima parte del libro di Schettini segue le rotte e le vicende delle italiane verso Malta, la Libia, il Cairo, Alessandria d’Egitto, NewYork, Buonos Aires, Panama, analizzando la funzione attrattiva delle case di meretricio all’estero, spesso gestite e frequentate da compatrioti, pull factor anche per altre figure legate a questo commercio, tenutarie, protettori/lenoni, in molti casi mariti. Il libro segue il traffico dalla Sicilia di minorenni, anche accompagnate da parenti e poi abbandonate alla prostituzione dei caffé concerto di Malta, e quello diretto ad Alessandria d’Egitto dove risulta particolarmente significativa la vicenda delle “Aleksandrinke”, giovani vedove e madri che, emigrate dal goriziano, lasciando mariti e figli, per impiegarsi in servizi domestici, poi intercettate da trafficanti e spinte nella prostituzione, hanno comunque garantito, a onta dello stigma, la sopravvivenza delle famiglie durante la guerra e il fascismo. In Libia, come in Etiopia ed Eritrea, il governo fascista aprì le porte alla emigrazione di prostitute italiane in quanto considerava imperativo soddisfare la domanda di prostituzione dei soldati e lavoratori europei soli nelle colonie, minimizzando le relazioni sessuali interrazziali e governando la prostituzione regolamentata delle bianche.

L’Italia è stata però anche paese di transito e di arrivo di una fiorente prostituzione, specie dai paesi limitrofi, di cui si occupa la seconda parte del libro. Fino alla scoppio della seconda guerra mondiale la prostituzione straniera è, come s’è detto, tollerata nelle case autorizzate e sottoposta alla vigilanza dell’Ufficio centrale per la repressione della tratta. Sono considerate pericolose le straniere con profili sociali incerti per il timore che possano ingrossare le fila della prostituzione clandestina. Prevale una politica per cui più l’appartenenza alla prostituzione è dichiarata e strutturata come mestiere più alle donne è consentito di rimanere in Italia e nelle sue colonie. Questa politica verrà rivoluzionata allo scoppio della guerra perché, nell’imperativo di difendere la nazione da potenziali nemici interni, gli stranieri indigenti o che esercitassero meretricio, vagabondaggio o questua vengono respinti al confine o espulsi.

I verbali degli interrogatori della polizia rappresentano un’importante fonte di conoscenza dei traffici legati alla prostituzione transnazionale, delle concezioni esistenti negli ambiti istituzionali e delle esperienze delle prostitute straniere.

Nel linguaggio della polizia turpi erano le donne che si prostituivano all’estero ma anche gli sfruttatori.

Tra le prostitute alcune sono professioniste partite alla ricerca di migliori guadagni lontano dal paese d’origine, altre sono ex-prostitute intermediarie o tenutarie imprenditrici capaci di intercettare donne da spostare e di gestire snodi internazionali, altre sovrappongono o alternano la prostituzione con altri mestieri, mentre altre esercitando stabilmente la professione riescono a contrattarne e controllare le condizioni, altre sono ragazze, emigrate dalle campagne verso città straniere per cercare lavoro come artiste nell’intrattenimento o domestiche, e finite nella prostituzione perché irretite o ingannate da trafficanti o violentate dagli stessi datori di lavoro.

Non si tratta quindi soltanto di fragili vittime di trafficanti, bensì anche di soggetti che fanno scelte di vita e lavoro, autonome o all’interno di strategie di coppia o familiari, ma comunque alternative ad altri mestieri “femminili” ultra-sfruttati e mal pagati.

In questo senso il libro contribuisce alla conoscenza di aspetti della storia del lavoro femminile finora pressoché inesplorati, mentre mette anche in luce problemi e nodi tematici che rivelano analogie con l’attuale  mercato transnazionale della prostituzione.

Laura Schettini, Turpi traffici. Prostituzione e migrazioni globali 1890- 1940. Viella, 2023