
Sappiamo che quando le donne accedono alla sfera pubblica sono esposte a molestie economiche e sessuali da parte degli uomini a casa o sul luogo di lavoro.
Sappiamo anche che quando le donne decidono di fare politica e viene loro assegnata una carica istituzionale vanno incontro a pressioni psicologiche che nella maggior parte dei casi si traducono in vere e proprie violenze complete di minacce e persecuzioni telematiche.
Non si tratta di opinioni, lo dicono i dati dell'Agenzia europea per i diritti fondamentali, le indagini Istat, i rapporti dell'Unione interparlamentare.
E finché le donne rimarranno un'eccezione dello spazio pubblico questa cosa non cambierà. Più donne nello spazio pubblico significa più libertà per tutte. Significa non dover chiedere il permesso per parlare, l'approvazione per essere autonome, arginare il mansplaining dilagante.
Ci teniamo a ricordarlo, a poche ore dalle elezioni politiche, con un sistema elettorale che per la prima volta accoglie a livello nazionale la regola dell'alternanza di genere, ma che ha consentito ai partiti di "spalmare" le stesse candidate in più collegi mantenendo di fatto al di sotto del 40 per cento la rappresentanza femminile.
Nell’anno del #MeToo e del #WeToogether c’è bisogno di un patto elettorale tra donne. Qualsiasi sia il partito o la lista che ti rappresenta, domenica 4 marzo vota una donna.
Con l'augurio che le donne che voteremo si sentano responsabili per tutte e consapevolmente donne.
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