Politiche

Il fenomeno delle dimissioni forzate dal lavoro, e le leggi per contrastarlo

Dimissioni in bianco

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Per "dimissioni in bianco" si intende una pratica diffusa, consistente nel far firmare al lavoratore o alla lavoratrice le proprie dimissioni in anticipo, al momento dell'assunzione; da completare poi, riempiendo il foglio con la data desiderata a fronte di una malattia, un infortunio, un comportamento sgradito, o - caso più diffuso - una gravidanza.

Secondo l'indagine multiscopo Istat su “Uso del tempo”, oltre la metà delle interruzioni dell’attività lavorativa per la nascita di un figlio non è il risultato di una libera scelta da parte delle donne. Nel 2008-2009, infatti, circa 800 mila madri hanno dichiarato che nel corso della loro vita lavorativa sono state licenziate o sono state messe in condizione di doversi dimettere in occasione o a seguito di una gravidanza.  Si tratta dell’8,7 per cento delle madri che lavorano o hanno lavorato in passato - sottolinea il Rapporto annuale Istat 2011 (pp. 153-154).

Nello stesso Rapporto si nota che "a fronte di una sostanziale stabilità nelle diverse generazioni della quota di madri che interrompono l’attività lavorativa per la nascita di un figlio, tra le giovani  generazioni sono in crescita le interruzioni più o meno velatamente imposte dal datore di lavoro, le cosiddette “dimissioni in bianco” che quasi si sovrappongono al totale delle dimissioni. Per le donne nate tra il 1944 e il 1953, il fenomeno riguardava meno della metà delle interruzioni per nascita di un figlio. La situazione appare particolarmente critica nel Mezzogiorno, dove pressoché la totalità delle interruzioni legate alla nascita di un figlio può ricondursi alle dimissioni forzate".

Per contrastare la pratica delle dimissioni in bianco,  nell'ottobre 2007 il parlamento italiano ha varato la legge 188 (prima firmataria Marisa Nicchi, relatrice in aula Titti Di Salvo, votata all'unanimità alla Camera e a maggioranza al Senato). 

La legge è semplicissima, consta di 7 brevi commi. In breve, la legge 188/2007:

  • estende la norma a tutti i rapporti di lavoro, anche quelli “atipici”;

  • stabilisce che per dare le dimissioni volontarie occorre compilare un modulo predisposto con un codice alfa numerico progressivo di identificazione (non può pertanto essere compilato retroattivamente);

  • indica dove trovare i moduli che non hanno costi e possono essere ritirati presso i Patronati, le Direzioni territoriali del lavoro, Internet (sito web del Ministero del Lavoro);

  • rimanda ad un decreto la definizione delle conseguenze di eventuali abusi.

La modalità scelta dal legislatore è quella della prevenzione delle dimissioni in bianco, non quella dei controlli successivi (convalida) sulla veridicità delle dimissioni volontarie comunicate alle Direzioni Territoriali del lavoro. Come l'esperienza insegna, il meccanismo di convalida delle dimissioni volontarie delle donne in gravidanza, già prevista dalla legge 151/2001, non ha eliminato il fenomeno delle dimissioni in bianco.

Due furono le critiche avanzate nei confronti della legge 188/2007.

1) Poiché le dimissioni sono efficaci solo se il modulo è firmato, quando una lavoratrice/lavoratore si assenta dal lavoro per un certo periodo - per esempio tornare nel proprio paese se immigrata/o - il rapporto di lavoro rimane in piedi.

La contro obiezione è che questo problema è risolto dai contratti collettivi di lavoro prevedendo che l'assenza non giustificata (entro un certo periodo) costituisca giustificato motivo di licenziamento.

2) Il regolamento applicativo (approvato nel gennaio del 2008, a Camere sciolte), era stato criticato dai Consulenti del lavoro perché ritenuto complicato, tuttavia le critiche erano rivolte alla circolare applicativa e non al meccanismo previsto della legge, in sé semplicissimo.

La legge è stata abrogata nel maggio 2008 dal governo Berlusconi. Nel 2012, dopo il cambio di governo e a seguito di una forte campagna di mobilitazione per il ripristino della legge 188, il governo italiano ha inserito una nuova disciplina del contrasto alle dimissioni in bianco nel ddl di riforma del mercato del lavoro, approvato in via definitiva dal parlamento il 27 giugno 2012.