Linguaggi

Convegni e dibattiti in cui sono previsti solo relatori uomini continuano a essere numerosi, in ogni ambito di discussione. Persino quando si parla di uguaglianza di genere. Non ci sono le esperte? Impossibile. Una vecchia cattiva abitudine da tenere d'occhio, indice di declino e anacronismo prima ancora che di maschilismo

Ancora Men-Only Conference?

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Foto Flickr/universityymca

Dal bel discorso di Emma Watson alle Nazioni unite - sul ruolo degli uomini nel raggiungere l’uguaglianza di genere - al monopolio maschile della sala il passo è stato breve. Pochi giorni dopo il lancio della campagna #HeforShe una conferenza in programma in Islanda, organizzata dalle stesse Nazioni unite e sullo stesso tema, è stata pensata e programmata con interventi di soli uomini. Alla contestazione come minimo di stranezza di una simile scelta, la giustificazione è stata che è necessario coinvolgere gli uomini su questi temi. Giusto, anche se non è chiaro come mai questo non possa avvenire ascoltando anche relatrici donne. Dopo diverse osservazioni di questo tipo e ironie varie – alla prossima conferenza sull’innalzamento del livello del mare non facciano domanda di partecipazione i paesi costieri - si è arrivati a una parziale retromarcia e qualche nome femminile alla fine è comparso, anche se sono rimaste sessioni caparbiamente in versione “da barbiere”, come le ha definite qualcuno.

Se il caso della conferenza islandese ricade forse più nel regno del paradosso che altro, in realtà l’ambiente da old boys network è ancora frequente e di panel monogenere se ne registrano parecchi in ogni ambito di discussione. Giusto in questi giorni si svolge il convegno dal titolo “Economic change and evolution”, organizzato da una costola dell’Accademia dei Lincei. Due giorni di discussioni per un totale di quasi 30 interventi tra cui non c’è posto nemmeno per una relatrice. Sarà un caso? Di certo quel che si vede dal di fuori della “massima istituzione culturale italiana" che come fine istituzionale ha quello di "promuovere, coordinare, integrare e diffondere le conoscenze scientifiche nelle loro più elevate espressioni nel quadro dell'unità e universalità della cultura" – si legge nella home page del sito - è in generale un ambiente a forte prevalenza maschile (e di età venerande), basta dare un’occhiata all’elenco dei dirigenti dell’Accademia dei Lincei.

Davvero è possibile sostenere che non erano disponibili esperte donne? O non erano disponibili nei giri giusti? In effetti le domande sono le stesse, sempre valide, di diverse altre occasioni. Per esempio – solo per rimanere ai casi più recenti - quando si è tentato di parlare ai giovani di educazione economico-finanziaria (argomento dove per altro lo specifico taglio di genere è quanto mai urgente, si continua a ripetere su inGenere), da un palco che è stato  calcato solo ed esclusivamente da uomini (e comunque, nonostante il giovanilismo del selfie, un ambiente nemmeno tanto “fresco”).

E sempre i soli completi giacca e cravatta hanno discusso di crescita e “innovazioni utili allo sviluppo occupazionale e alla crescita del nostro Paese e della nostra Europa”. Stessa cosa per la conferenza-dibattito sulle sfide economiche e sociali per l’Europa e il parlamento allora appena eletto. Ed era una “moc”, una men-only conference anche quella organizzata dall’Anci, l’associazione nazionale dei comuni italiani, che sempre per parlare di futuro, in questo caso di città metropolitane e nuove province, ha invitato solo sindaci. Pazienza per le 1.077 sindache, il 13,37% dei comuni, tra cui cinque prime cittadine di capoluoghi di provincia e sei di comuni dai 60.000 ai 249.000 abitanti, come si legge in una lettera formale di protesta di una rete di donne che, guarda un po’, proprio in fatto di pianificazione di nuovi territori ha parecchio da dire.

Si fa presto a dire innovazione, evoluzione, cambiamento, senza azioni concrete, dai soliti ambienti alla vecchia maniera. In tante occasioni, in effetti, l’esclusiva presenza maschile sembra – a dispetto dei proclami - più che altro segno di declino e anacronismo prima ancora che di maschilismo. Difficile da sostenere che non ci siano le esperte giuste a disposizione, visto che le donne hanno raggiunto alti livelli di competenze e preparazione in tanti settori. Certo, non altrettanto si può dire poi per i rispettivi ruoli di potere ma in molti degli incontri mono-sesso gli interventi previsti sarebbero per dare spazio alle competenze. Non c’è poi da meravigliarsi che si riscontri una certa ristrettezza di role model positivi per le ragazze. E che sia facile associare l’immagine femminile, anche di potere e di palazzo, alle solite e vecchie allusioni volgari.

Visto l’andamento, sembra il caso di continuare a tenere d’occhio il fenomeno. Segnaliamo (e segnalateci: redazione@ingenere.it, o anche su twitter @inGenereIt e su Facebook) le prossime “men-only conference” di cui avete notizia, teniamo aperta una finestra di osservazione sugli ambienti in cui si pretende di fare l’innovazione, il cambiamento, il futuro, ma dalla solita vecchia prospettiva, senza includere le differenze. Di ogni genere.