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Per anni le donne sono state sottostimate negli studi clinici e nelle sperimentazioni farmacologiche. La medicina di genere cerca di colmare questa mancanza, perché le donne e gli uomini si ammalano e guariscono diversamente

Se donne e uomini si
ammalano diversamente

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Foto: Flickr/ Jamie

Nel 1990 uno studio condotto da ricercatori del National Institute of Health evidenziò che la maggior parte delle sperimentazioni cliniche venivano condotte prevalentemente su individui di sesso maschile. Nel 1991 la cardiologa americana Bernardine Healy denunciò sul New England Journal of Medicine la differente gestione della patologia coronarica presso l’istituto di cardiologia che dirigeva: le donne ricevevano un numero ridotto di interventi diagnostici e terapeutici rispetto agli uomini. 

I dati della letteratura scientifica pubblicata negli ultimi anni hanno dimostrando che salute e malattia hanno caratteristiche diverse nell’uomo e nella donna. Eppure, la maggior parte della ricerca preclinica e clinica è stata condotta sugli uomini e i risultati ottenuti sono stati traslati e applicati alle donne come se fossero dei "piccoli uomini". Le donne sono state, quindi, sottostimate negli studi epidemiologici, nelle sperimentazioni farmacologiche e negli studi clinici. 

Una delle più importanti conseguenze di questo background culturale è un’assoluta carenza di analisi scientifiche e di rilevazioni statistiche divise per genere, che permettano di comprendere le molte differenze nello sviluppo e nelle manifestazioni delle malattie tra i due generi. 

La ricerca biomedica ha dimostrato che gli uomini e le donne, pur essendo soggetti alle medesime patologie, presentano significative differenze riguardo la suscettibilità, incidenza, sintomatologia, prognosi, progressione e risposta alla terapia nonché riguardo la percezione personale e sociale e le strategie di adattamento allo stato di salute/malattia. 

È quindi necessario ridefinire la medicina ponendo attenzione alle differenze di genere. L’applicazione clinica di questo tipo di attenzione ha preso il nome di "medicina genere-specifica", una innovativa dimensione interdisciplinare delle scienze biomediche che studia l’influenza del sesso (caratteristiche biologiche) e del genere (caratteristiche socio/culturali) sullo stato di salute e di malattia.

La medicina genere-specifica si propone di garantire a ogni individuo, maschio o femmina, l’appropriatezza nella prevenzione, nella diagnosi, nella cura e nella riabilitazione ed è rivolta a considerare le malattie comuni a uomini e donne che presentano rilevanti differenze tra i due sessi non solo nell’incidenza, ma anche nella sintomatologia, nella prognosi e nella risposta ai trattamenti. 

La medicina genere-specifica considera oltre le somiglianze e le differenze fenotipiche della persona, i determinanti di salute che dipendono dagli stili di vita - fumo, alcol, alimentazione, attività fisica, peso corporeo, contesto socio-culturale e ambientale - poiché anche questi fattori condizionano lo sviluppo, l’evolversi della malattia, la possibilità di accedere alle cure e la risposta alle stesse. 

Quindi, i fattori biologici e sociali determinano differenze tra uomini e donne in termini di stato di salute e accesso ai servizi sanitari.

Alcuni esempi: le donne si ammalano di più, consumano più farmaci, sono più soggette a reazioni avverse ai farmaci e sono "svantaggiate" socialmente rispetto agli uomini (violenze fisiche e psicologiche, maggiore disoccupazione, difficoltà economiche) e sono quindi più soggette a patologie di carattere psichiatrico.

Inoltre, le donne possono presentare segni e sintomi diversi rispetto agli uomini, per le stesse patologie. Nell’infarto del miocardio la donna presenta un dolore atipico irradiato alle spalle, al dorso, al collo, mancanza di fiato, nausea persistente, sudori freddi, vomito, spossatezza, ansia e debolezza. Il cancro del colon nella donna si localizza più frequentemente nel colon ascendente, ha meno sintomi all’inizio e successivamente si manifesta con caratteri di urgenza. Un’altra differenza di genere riguarda il sistema immunitario: le donne sono in grado di attivare risposte immunitarie più efficaci rispetto agli uomini ma questo può costituire un’arma a doppio taglio, poiché rende le donne più resistenti alle infezioni, ma più suscettibili alle malattie autoimmuni. 

Ad avvalersi della medicina genere-specifica sono entrambi i sessi. Alcune patologie considerate classicamente femminili, presentano una discriminazione al contrario: non considerano l’uomo come soggetto terapeutico. Tra queste, l’osteoporosi colpisce prevalentemente le donne ma è una minaccia anche per gli uomini che hanno una scarsa consapevolezza di questo rischio. La depressione è meno frequente negli uomini che nelle donne ma probabilmente le statistiche non sono corrette in quanto gli uomini, più delle donne, evitano la visita psichiatrica. Inoltre, per gli uomini la diagnosi è più complessa perché non presentano i sintomi codificati dalle linee guida attuali, essendo stati condotti studi prevalentemente sulla popolazione femminile.

Nei paesi occidentali le donne vivono più degli uomini, anche se l’aspettativa di vita sana è uguale nei due generi. Infatti, gli anni di vantaggio delle donne sono anni di vita ammalata e disabile, principalmente per le conseguenze delle malattie cardiovascolari, osteoarticolari e neurologiche. Questo ha una enorme influenza sulla qualità della vita e sulla spesa sanitaria. Quindi, è fortemente auspicabile la messa a punto di strategie per supportare l’invecchiamento sano delle donne. 

Un altro ambito riguarda la differenza di genere nella risposta alle terapie. Molti parametri fisiologici - altezza, peso, percentuale di massa magra e grassa, quantità di acqua, Ph gastrico - sono differenti nell’uomo e nella donna e questo condiziona l’assorbimento dei farmaci all'interno dell’organismo, il loro meccanismo di azione, la quantità effettiva di farmaco assunta e la successiva eliminazione. Nonostante queste variabili, il dosaggio dei farmaci nella sperimentazione clinica, è definito su soggetti di sesso maschile e di conseguenza, non è calibrato per il corpo di una donna. A fronte di questo, si sta sviluppando la farmacologia di genere che studia l’interazione tra sesso, comportamenti socio-culturali e farmaci. 

La medicina genere-specifica è focalizzata all’individuazione dei meccanismi patogenetici delle malattie, allo sviluppo di strategie terapeutiche genere-mirate, alla identificazione di bioindicatori genere-specifici che possano essere predittivi per gli uomini e per le donne in modo separato. Risulta evidente, quindi, che oggi tutta la medicina va applicata e insegnata in modo genere-specifico e non deve esistere alcuna specialità medica che non declini la prevenzione, la clinica, e la terapia sulla base di un approccio genere-specifico. 

Va sottolineato che la medicina genere-specifica non pone l’attenzione sulle patologie degli apparati riproduttivi maschili e femminili, non si connota come "la medicina delle donne", non si riferisce alla medicina esercitata dai medici donna, non ha nulla a che vedere con la "teoria del gender” e non rientra neppure tra le medicine alternative. La medicina genere-specifica rappresenta una nuova prospettiva per il futuro della salute delle donne e degli uomini e si inserisce nell’ambito della medicina di precisione e personalizzata, una medicina più efficace ed economica. 

Oggi c’è grande attenzione da parte del Ministero della salute e delle istituzioni sanitarie del nostro paese alla medicina genere-specifica che rappresenta un obiettivo strategico della nostra sanità e deve essere incluso tra i parametri fondamentali dell’attività clinica, sperimentale e della programmazione e organizzazione dell’offerta sanitaria. 

Molti organismi nazionali (AGENAS, AIFA) e internazionali (WHO, ONU, NHI) raccomandano una attenzione all’equilibrio di genere nell’arruolamento dei pazienti nella sperimentazione biomedica e alla scelta dei modelli per la sperimentazione animale con inserimento di entrambi i generi nei protocolli sperimentali. Numerose organizzazioni e istituzioni dedicano alla medicina genere-specifica importanti progetti di ricerca di base, preclinica e clinico-epidemiologica, mirata alla individuazione di fattori di rischio genere-specifici e alla validazione di pratiche diagnostiche e terapeutiche innovative. 

Valutare la differenza di genere, significa anche formare da un punto di vista educativo e culturale i principali protagonisti dell’applicazione clinica della medicina genere-specifica. È necessario, allora, attivare percorsi di informazione e formazione basati su indicatori di salute in un’ottica di genere, che siano rivolti a medici, farmacisti, infermieri e altri operatori del sistema sanitario nazionale, ai corsi di laurea in medicina e chirurgia, alle scuole di specializzazione e attivare campagne informative per l’opinione pubblica e le associazioni dei pazienti. Questo favorirà lo scambio di buone pratiche tra medici, ricercatori, decisori pubblici e dirigenti sanitari. 

In tutto il mondo sono stati istituiti centri di studio e istituti dedicati alla medicina genere-specifica. In Italia sono attualmente numerose le azioni genere-orientate nelle regioni e nelle aziende sanitarie. Alcuni esempi: presso l’Istituto superiore di sanità è stato istituito il Centro di riferimento per la medicina di genere, a Padova è stato istituito il primo Corso universitario sulla Medicina di genere e presso l’Università di Sassari è stato istituito un dottorato in Farmacologia di genere”

 

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