Politiche

Per la giornata internazionale dedicata ai diritti delle persone migranti che ricorre il 18 dicembre, inGenere lancia un dossier dedicato alle migrazioni in corso

Migrazioni in corso,
il dossier di inGenere

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Foto: Flickr/ResoluteSupportMedia

Il 18 dicembre di quest’anno, giornata internazionale per i diritti delle persone migranti, ha forse un sapore più amaro del solito. È già da tempo che la rappresentazione della sofferenza delle migrazioni è diventata parte della quotidianità, finendo sotto i riflettori della stampa e delle notizie da tg, tanto che continuamente assistiamo alle violazioni, ai maltrattamenti e agli abusi che le persone migranti incontrano sulla propria strada, a volte con esiti fatali. E in questi ultimissimi giorni la diretta straziante da Aleppo ha reso non solo l’importanza di proteggere i diritti di chi migra, ma anche quanto sarebbe necessario garantire il diritto a poter emigrare, andar via, partire. 

A entrambi questi livelli, assistiamo a un sostanziale fallimento della comunità internazionale e delle politiche locali. La convenzione adottata dall’assemblea generale delle Nazioni Unite il 18 Dicembre 1990 pone come obiettivo la protezione dei diritti di tutte “le persone migranti che lavorano e delle loro famiglie”. Pochi stati del mondo l’hanno ratificata, e l’Italia non è fra questi. Pochi gli stati europei; la maggior parte sono paesi di origine dei flussi migratori. 

È importante riflettere sui contenuti di questa convenzione: la dicitura “persone migranti che lavorano” non deve infatti indurre il sospetto che si voglia proporre la distinzione fra migranti economici e rifugiati che ha occupato tanto spazio nel dibattito in tempi recenti. Al contrario, la convenzione definisce come persona che lavora qualsiasi persona che abbia svolto in passato, che svolga attualmente o che in futuro svolgerà un’attività economica in un paese diverso da quello di nascita – una persona per questo da proteggere così come i suoi cari, la sua famiglia. Questo de facto include anche le persone attualmente rifugiate che in futuro potrebbero lavorare, o i cui familiari potrebbero farlo. In sostanza si tratta di una definizione estremamente fluida e ricca rispetto al significato dell’esperienza migratoria, e di quali possono essere i soggetti coinvolti e titolari di una protezione speciale. 

È nell’ottica di valorizzare la ricchezza e le molteplici sfaccettature che il processo migratorio porta con sé che abbiamo deciso di raccogliere alcuni degli articoli più rappresentativi che inGenere ha pubblicato in questi ultimi due anni sull’esperienza delle donne migranti. Sono articoli che a partire dai percorsi di donne e ragazze - rifugiate, studentesse, lavoratrici, sindacaliste, cittadine – mettono in luce tutta l’importanza che un’attenzione di genere può ricoprire per la comprensione delle migrazioni come fenomeno complesso.

Leggi il dossier "Migrazioni in corso" a cura di inGenere