Il "sorpasso di genere" in Italia è una realtà per il 16,1% delle coppie nelle quali lavorano tutti e due i coniugi. Un dato che rovescia le classifiche europee, nelle quali non brilliamo per indicatori di parità. Ma spesso è un sorpasso tra poveri
Qualche mese fa, in un incontro di lavoro organizzato dal parlamento svedese che metteva insieme esperti e rappresentanti di vari governi europei in materia di uguaglianza di genere, venne chiesto alle partecipanti di rispondere in forma anonima alla domanda ‘sareste imbarazzate se guadagnaste più del vostro partner’? Ai partecipanti maschi fu chiesto invece di segnalare eventuale imbarazzo qualora guadagnassero di meno della propria compagna. In quella sede la domanda suonò quasi ingenua, e ben pochi partecipanti indicarono che l’eventuale sorpasso da parte di lei sarebbe stata fonte di imbarazzo. Molti però si chiesero come stessero veramente le cose fuori da quella saletta parlamentare e magari lontano dal Nord Europa.
Quante sono le coppie dove lei guadagna di più? Di esse si sa ancora poco e molto dipende da come vengono contate, ma sono comunque troppe per poter essere considerate alla stregua di eccezioni. Perfino in Italia.
Se si guarda al nostro paese e ci si limita a considerare le coppie bireddito, che ormai formano la maggioranza, secondo i dati dell’indagine Eu-Silc le donne Italiane portavano a casa nel 2006 un reddito da lavoro superiore di almeno 10 punti percentuali a quello del compagno nel 16,1% dei casi. Un ulteriore 11,7% di casi riguardava coppie che possono essere considerate sostanzialmente paritarie dal momento che la disparità fra i due redditi è contenuta tra ±10 punti percentuali. Va detto che l’undici, il quindici e perfino il venti percento in più non fanno della donna il maggiore percettore di reddito, anche perché i dati si riferiscono ad un solo anno e possono riflettere eventi transitori. Tuttavia il ‘sorpasso’ ha un valore simbolico, oltreché economico, che va sottolineato1.
Il confronto con gli altri paesi europei sui dati dell’indagine scompone più di uno stereotipo. Dei cinque paesi con la quota più alta di donne in vantaggio rispetto al partner quattro appartengono all’Europa dell’Est - Slovenia, Ungheria, Polonia e Lettonia – e la Finlandia figura in quinta posizione. Per contro, fra i cinque paesi con la quota più bassa troviamo la Norvegia e l’Olanda. L’Italia occupa una posizione medio bassa, fra Danimarca e Germania. Se poi si aggiungono le coppie paritarie a quelle dove è avvenuto il sorpasso, il nostro paese si sposta verso metà classifica seguito, non preceduto, dalla Gran Bretagna. Le ragioni di questo rimescolamento di classifica rispetto ai soliti dati sull’occupazione femminile - quelli che posizionano l’Italia fra i fanalini di coda e i paesi del Nord Europa fra i primi in classifica unitamente a qualche paese dell’Est Europeo – sono in parte sostanziali in parte statistiche.
Le ragioni sostanziali sono, da un lato, una diffusione del tempo parziale in Italia inferiore alla media europea, dall’altro, il fatto che sul nostro mercato del lavoro si spendono soprattutto donne con livello medio alto di istruzione, che tendenzialmente guadagnano di più (v., su questo sito, "Che cos'è il gender pay gap"). La bassa incidenza del lavoro a tempo parziale serve anche a spiegare la prevalenza dei paesi dell’Europa orientale in cima alla classifica delle coppie con la donna in posizione di vantaggio. Molti di questi paesi, inoltre, hanno ereditato dal passato sovietico salari bassi ma meno diseguali che altrove.
Coppie in cui entrambi lavorano per tipologia di ripartizione dei guadagni. Redditi 2006
Fonte: nostri calcoli su dati EU-SILC 2007, prima emissione (marzo 2009). Nelle coppie estratte l’età della donna è compresa fra 25 e 54 anni e lavorano entrambi i coniugi. Vengono considerati lavoratori dipendenti ed autonomi, ma il reddito di questi ultimi viene posto a zero qualora risulti negativo.
La ragione statistica del rimescolamento di classifica è che sono escluse dal computo le coppie dove lei non lavora, molto più numerose nei paesi Mediterranei e nel nostro in particolare in cui contano per il 37% contro il 63% registrato da quelle bireddito o dove lavora solo lei (si veda su questo sito l'articolo "Buon lavoro a tutte"). I risultati cambierebbero sensibilmente se le prime venissero incluse nel calcolo 2; una simile scelta, tuttavia, oscurerebbe il fatto che le coppie paritarie o quelle in cui lei guadagna di più sono una componente non più marginale delle famiglie bireddito, quelle cioè che non solo rappresentano la maggioranza ora, ma che sono anche destinate ad aumentare (Pasqua 2008).
C’è comunque un rovescio della medaglia che smorza la voglia di festeggiare un dato finalmente positivo, almeno per l’Italia. I sorpassi di genere avvengono, per ora, soprattutto ai gradini bassi della piramide salariale maschile. Sono, cioè, molto più frequenti i casi in cui la donna è in vantaggio perché il partner guadagna poco rispetto agli altri maschi e non solo rispetto a lei.
Questo vale praticamente per tutti i paesi, con poche eccezioni. Iniziando dal nostro, nel 42,8% delle coppie dove è avvenuto il sorpasso ‘lui’ guadagnava nel 2006 non più di 17.114 euro lordi, collocandosi cioè nel quintile più basso della distribuzione del reddito da lavoro maschile. In Svezia, più della metà dei maschi nelle coppie dove è avvenuto il sorpasso si collocano nel quintile di reddito più basso, in Olanda il 67,4%. Più in generale, questa percentuale rimane sopra il 45% in 16 dei 26 paesi dell’indagine EU-SILC e scende (appena) sotto il 30% solo nel caso della Polonia.
Insomma, la tradizionale oleografia del maschio che ha le maggiori responsabilità di reddito si sta sfaldando fra le coppie bireddito ‘normali’, ai gradini medi o bassi della piramide reddituale più che fra quelle ‘privilegiate’ ai gradini più alti.
Tavola 1 . Distribuzione delle coppie in cui lei guadagna di più per quintili della distribuzione del reddito del partner
Paese
|
Distribuzione percentuale delle coppie
| ||||
I | II | III | IV | V | |
Austria | 59,7 | 23,6 | 8,3 | 5,6 | 2,8 |
Belgio | 51,1 | 26,5 | 14,0 | 5,7 | 2,7 |
Cipro | 50,3 | 18,6 | 15,0 | 10,8 | 5,4 |
Repubblica Ceca | 47,6 | 26,2 | 14,6 | 6,4 | 5,2 |
Germania | 66,1 | 20,5 | 6,6 | 4,9 | 1,9 |
Danimarca | 54,9 | 23,9 | 10,7 | 5,5 | 4,9 |
Estonia | 49,2 | 26,1 | 12,1 | 9,5 | 3,0 |
Spagna | 41,6 | 23,6 | 16,0 | 12,7 | 6,1 |
Finlandia | 51,4 | 29,4 | 11,1 | 5,8 | 2,3 |
Francia | 51,2 | 23,1 | 14,4 | 7,5 | 3,8 |
Grecia | 46,5 | 22,5 | 15,0 | 10,2 | 5,9 |
Ungheria | 36,9 | 28,7 | 18,7 | 11,7 | 4,0 |
Irlanda | 40,7 | 30,8 | 12,1 | 8,2 | 8,2 |
Islanda | 55,1 | 20,7 | 16,2 | 5,1 | 3,0 |
Italia | 42,8 | 24,1 | 18,3 | 8,9 | 6,0 |
Lituania | 34,0 | 31,7 | 17,7 | 10,6 | 6,0 |
Lussemburgo | 41,4 | 19,3 | 22,7 | 11,6 | 5,0 |
Lettonia | 39,5 | 26,6 | 19,3 | 8,6 | 6,0 |
Olanda | 67,4 | 16,7 | 9,1 | 5,0 | 1,8 |
Norvegia | 60,6 | 17,5 | 11,4 | 7,3 | 3,3 |
Polonia | 29,5 | 31,8 | 20,0 | 13,5 | 5,1 |
Portogallo | 33,8 | 24,2 | 13,0 | 16,4 | 12,6 |
Svezia | 54,1 | 22,4 | 11,6 | 6,9 | 5,0 |
Slovenia | 31,2 | 28,6 | 18,6 | 15,0 | 6,6 |
Slovacchia | 56,7 | 20,0 | 10,7 | 8,5 | 4,1 |
Regno Unito | 46,8 | 26,2 | 13,7 | 9,9 | 3,5 |
(Per fonte e note vedi alla figura precedente)
A questo punto va ripreso ed arricchito di significato il quesito iniziale se il sorpasso da parte della donna crei o meno disagio. Se la risposta è ‘sì’ ci si può aspettare che non venga ridefinita la tradizionale divisione del lavoro domestico e di cura proprio per non aumentare il disagio o il conflitto. Se la risposta è ‘no’, ad un apporto di reddito maggiore per lei o anche equivalente, dovrebbe corrispondere una divisione più paritaria del lavoro non pagato, quello fatto in casa.
A nostra conoscenza non esistono studi in proposito che riguardino specificamente l’Italia. Gli studi su altri paesi – ancora pochi – avvallano entrambe le possibilità: la prima soprattutto per le coppie a reddito più alto, dove la donna si comporta come se dovesse ‘farsi perdonare’, la seconda principalmente per le coppie a reddito più basso (Bittman et al. 2003, Tichenor 1999). A ben riflettere, quindi, la domanda rivolta ai partecipanti al seminario in Svezia non era poi così ingenua.
* Ringraziamo Lucia Coppola, Davide di Laurea, Cristina Freguja e Silvano Vitaletti dell’ISTAT che ci hanno assistito nella definizione dei criteri di estrazione delle variabili.
Riferimenti:
Bittman, M. England, P. Sayer, L., Folbre, N. and Matheson, G. (2003) 'When Does Gender Trump Money? Bargaining and Time in Household Work', American Journal of Sociology, 109: 186-214.
Pasqua, S. (2008) ‘Wives’ work and income distribution in European countries’, The European Journal of Comparative Economics, vol. 5, n.2: 197-226.
Tichenor, A. J. (1999) 'Status and income as gendered resources: The case of marital power', Journal of Marriage and the Family, 61: 638 – 650.
1 L’indagine da cui provengono i dati garantisce l’anonimato, perciò i risultati non dovrebbero essere eccessivamente distorti da pratiche fiscali quali l’attribuzione fittizia alla donna di quote di reddito autonomo o di impresa allo scopo di abbassare il carico fiscale sulla coppia. Di fatto, se ci si limita a considerare le coppie in cui entrambi sono lavoratori dipendenti, la quota di quelle interessate dal sorpasso si riduce di qualche punto scendendo al 14%. Ci sono, tuttavia, ragioni sostanziali oltreché fiscali che possono dar conto di questa (modesta) riduzione.
2 Se consideriamo tutte le coppie in cui la donna ha un’età compresa fra 25 e 54 anni, i casi in cui lei guadagna di più scendono al 9,8%. La cifra corrispondente per l’Olanda è l’8%, per la Gran Bretagna il 12,9%.