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La crisi generata dalla pandemia ha messo a dura prova le famiglie. Che misure hanno adottato i paesi dell'Unione europea in termini di congedi e condivisione dei carichi di cura

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Foto: Unsplash/ Pavan Trikutam

La pandemia in corso è sì soprattutto una crisi sanitaria, ma ha avuto e sta avendo un impatto significativo anche sull’economia e sui mercati del lavoro. L'International labour organization (Ilo) stima che a causa delle misure di confinamento, fino a 25 milioni di posti di lavoro potrebbero essere persi in tutto il mondo e sottolinea alcuni degli aspetti più rilevanti degli effetti che questa crisi avrà sull'occupazione.

Ma il mercato del lavoro non è uniforme, e l'impatto della crisi avrà effetti diversi per ogni settore nel breve, medio e lungo periodo.[1] La crisi legata al Covid19 ha inoltre avuto un impatto significativo sulla quantità di lavoro di cura che le famiglie hanno dovuto e ancora devono fornire. Sarà interessante capire come questo impatto si svilupperà, e se nel medio o lungo termine darà una nuova forma all’attuale divisione dei carichi di cura tra uomini e donne.

Di sicuro, la pandemia ha messo in evidenza la necessità di migliorare le politiche di work-life balance al fine di accrescere la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e garantire una crescita economica sostenibile nel periodo che seguirà la crisi.

In questo lasso di tempo non è certo semplice cambiare il mercato del lavoro, fortemente caratterizzato dal divario di genere; è però auspicabile lavorare a politiche che consentano un maggior equilibrio nella condivisione dei carichi di cura, nell'accesso ai servizi di cura convenienti e di qualità. Immediato, per quanto riguarda i paesi dell'Unione europea, è il riferimento alla Direttiva 1158 del 2019[2] il cui obiettivo è di aumentare il tasso di partecipazione delle donne al mercato del lavoro e conciliare il lavoro con la vita privata. Il quadro delle policy include anche l’introduzione dei congedi di paternità obbligatori e di una quota non trasferibile per i congedi parentali.

La maggior parte dei paesi europei, tra cui l’Italia, ha risposto durante la pandemia adottando misure speciali a sostegno della genitorialità, non sempre però tali misure hanno agito sull’estensione dei congedi parentali.  

In Italia si è intervenuti prima con il decreto 'Cura Italia' che ha introdotto una serie di misure volte a fronteggiare la totale sospensione dei servizi educativi per l’infanzia e la didattica nelle scuole di ogni ordine e grado, misure che sono state poi prorogate e integrate dal decreto 'Rilancio'. Le misure introdotte sono state sia di natura economica (voucher per l’acquisto di servizi di baby sitting) che a sostegno della genitorialità (un congedo di 30 giorni per figli di età non superiore ai 12 anni o superiore in caso di disabilità, con un’indennità pari al 50% della retribuzione, e all’estensione del lavoro agile in determinate condizioni).[3]

Cosa hanno fatto gli altri paesi?

La Finlandia ha introdotto un sussidio temporaneo per genitori lavoratori a copertura del mancato guadagno nel caso in cui abbiano usufruito di un congedo non retribuito per prendersi cura dei figli durante lo stato di emergenza.

La Germania ha introdotto modifiche temporanee in tema di congedo parentale. Ai genitori è stato consentito di usufruire del congedo parentale durante la chiusura delle scuole, ma questa misura è stata applicata solo al ridotto numero di genitori che sono stati interessati dalla chiusura delle scuole. A maggio 2020 il Bundestag ha adottato l’indennità di congedo parentale per il periodo della pandemia. È stata poi introdotta una specifica indennità diretta a coloro che non hanno potuto continuare a lavorare a causa della chiusura delle scuole o dei centri per i ragazzi disabili, che si applica a genitori di ragazzi fino a 12 anni di età o più grandi se disabili. Per il resto, le misure di organizzazione flessibile del lavoro dipendono in larga parte dai datori di lavoro, sebbene questi siano stati incoraggiati a proporre misure di riduzione dell’orario e varie forme di flessibilità organizzativa.

Le misure attuate nel Regno Unito non hanno apportato modifiche al sistema dei congedi, ma si sono concentrate sul Job Retention Scheme, detto anche comunemente Furlough (congedo non retribuito) rivolto ai lavoratori che non possono lavorare a causa dei carichi di cura, con serie conseguenze però per i genitori lavoratori sulla possibilità di avere mezzi di sussistenza.

Genitori lavoratori e con carichi di cura altri, nei Paesi Bassi, hanno continuato ad avere la possibilità di utilizzare il congedo di emergenza e il congedo parentale non retribuito, così come i congedi di breve o lunga durata destinati a coloro che hanno figli o familiari malati a carico. Non sono state previste misure ad hoc nel periodo della pandemia in merito ai congedi né sono state previste forme di sostengo al reddito o altre indennità destinate ai genitori lavoratori o con altre responsabilità di cura.

Durante lo stato di emergenza in Spagna, i lavoratori e le lavoratrici con carichi di cura sia legati alla genitorialità che ad altri carichi hanno continuato ad avere diritto ai congedi già previsti, sebbene il diritto a misure di conciliazione sia stato esteso. In particolare le lavoratrici dipendenti e autonome in stato di gravidanza e in allattamento hanno potuto richiedere un cambio delle condizioni di lavoro (estensione dell’applicazione del telelavoro) e laddove non possibile hanno avuto diritto a congedi specifici.

Anche il sistema dei congedi della Francia non ha previsto misure aggiuntive per i genitori lavoratori nel periodo di chiusura delle scuole. Sono state previste misure che hanno consentito ai genitori lavoratori di poter lavorare con orario ridotto o di usufruire di misure di organizzazione flessibile del lavoro. Durante il periodo dell’emergenza sanitaria i genitori lavoratori che hanno totalmente o parzialmente interrotto l’attività lavorativa o che hanno assunto una figura professionale che si sia presa cura dei figli che non potevano frequentare la scuola o il nido hanno ricevuto un’indennità pari al 70% del salario medio. Contestualmente è stato incoraggiato il lavoro a distanza. 

Tabella 1. Misure a favore della conciliazione vita lavoro durante la pandemia da Covid19

Fonte: Country Reports Leave Network, aprile 2020

Da questa breve analisi emerge che in quasi tutti i paesi presi in considerazione si è continuato a consentire l’accesso ai congedi già esistenti nell’ordinamento, fossero essi congedi di emergenza (Paesi Bassi) o congedi ordinari. Alcuni paesi, poi, come Finlandia, Francia e Germania hanno promulgato misure economiche temporanee come sostegno ai lavoratori che non hanno potuto continuare a svolgere la propria attività lavorativa a causa della chiusura delle scuole né sono stati in grado di lavorare da remoto. Nella maggior parte dei casi sono state previste restrizioni di ammissibilità per l’accesso ai congedi temporanei (laddove previsti), si presume quindi che non tutti i lavoratori vi abbiano potuto accedere.

Una risposta molto comune è stata, inoltre, quella di incoraggiare i lavoratori a lavorare da casa, dove possibile. A volte un approccio flessibile al lavoro è stata l’unica risposta, in alcuni contesti rafforzata da una legge temporanea legata all’emergenza (Francia), in altri lasciata all’iniziativa dei datori di lavoro (Germania).

La risposta politica dei pasi europei è comunque stata immediata, i governi hanno considerato l’adozione delle misure di emergenza per sostenere i lavoratori con carichi di cura e aiutare così a mantenere l’equilibrio con l’attività lavorativa.

In Italia la chiusura dei servizi per l’infanzia e delle scuole, chiusura senza precedenti, ha comportato un aumento delle responsabilità dei genitori in termini di assistenza e cura dei figli. Se si tiene conto della situazione di partenza in cui si rileva una non equa ripartizione del lavoro di cura tra uomini e donne, l’introduzione di queste misure sembrerebbe aver aggravato ulteriormente il gap di genere nella distribuzione del lavoro non retribuito.

Una riflessione da fare è cercare di capire se queste politiche in risposta alla crisi sanitaria, sono state incardinate in un’ottica di genere e di equa condivisione dei carichi di cura o hanno avuto come unica prospettiva il ruolo di caregiver delle donne.

Non si sa ancora se queste politiche temporanee saranno modificate dai paesi europei per migliorare e recuperare una più equa condivisione dei carichi di cura tra uomini e donne. Certo è che la crisi sanitaria ha creato anche nuove opportunità, tra queste sicuramente procedere verso una distribuzione dei carichi di cura e modalità di lavoro flessibile. Qualche impatto sulle norme è quindi prevedibile, affinché l’uguaglianza sul mercato del lavoro non sia un lusso per pochi. 

Riferimenti

Blaskó, Z., Papadimitriou, E., Manca, A.R., How will the COVID-19 crisis affect existing gender divides in Europe?, EUR 30181 EN, Publications Office of the European Union, Luxembourg, 2020, ISBN 978-92-76-18170-5, doi:10.2760/37511, JRC120525.

Eurofound (2020), COVID-19: Policy responses across Europe, Publications Office of the European Union, Luxembourg.

Koslowski, A., Blum, S., Dobrotić, I., Kaufman, G. and Moss, P. (2020) International Review of Leave Policies and Research 2020.

OECD, Women at the core of the fight against COVID-19 crisis, 2020.

United Nations, Policy Brief: The Impact of COVID-19 on Women, 9 aprile 2020

V.Viale (a cura di), Conciliazione vita lavoro: Sviluppo di Policy. Analisi comparata internazionale, in Collana Biblioteca ANPAL n. 9, 2019.

Note

[3] ll diritto per i genitori lavoratori dipendenti, pubblici e privati, allo svolgimento della prestazione di lavoro in modalità agile per tutto o parte del periodo corrispondente alla durata della quarantena del figlio, convivente e minore di sedici o al periodo in cui il figlio è interessato da un provvedimento di sospensione dell'attività didattica in presenza.

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