Politiche

L'interruzione delle attività produttive, la chiusura delle scuole e la necessaria riorganizzazione della vita familiare durante la pandemia hanno indotto cambiamenti nella condivisione dei carichi domestici e della genitorialità. I primi risultati di un’indagine su Italia e Francia

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La composizione settoriale dell’attuale crisi occupazionale potrebbe aumentare lo svantaggio delle madri italiane sul mercato del lavoro e spingere molte di esse a rinunciare alla propria occupazione, quindi a diventare inattive, soprattutto se la scuola non dovesse riprendere a pieno regime il prossimo autunno. Sebbene gli effetti della crisi sulle madri occupate siano probabilmente persistenti, esistono dei possibili cambiamenti di opposta direzione che potrebbero nel lungo periodo ridurre la disuguaglianza di genere nel mercato del lavoro.

In primo luogo, le aziende hanno rapidamente adottato degli accordi di lavoro flessibili, che probabilmente persisteranno almeno nel medio periodo. In secondo luogo, negli ultimi mesi, molti padri hanno dovuto assumere più responsabilità dirette nella cura dei figli. Ciò potrebbe contribuire a riequilibrare le norme sociali di genere e ridurre la disuguaglianza nella divisione del lavoro domestico e nella cura dei bambini.

Con l’obiettivo di avere una prima valutazione di questi potenziali cambiamenti, abbiamo sviluppato un’indagine statistica sulla situazione lavorativa delle famiglie e sulla vita dei minori di 16 anni durante il distanziamento sociale in diversi paesi europei.[1] Vediamo qui un primo confronto fra Italia e Francia in un sotto campione di famiglie con figli minori di 16 anni (2.154 famiglie francesi e 2.850 italiane).[2] 

Dalle domande sulla situazione lavorativa durante il lockdown emerge che in Italia circa il 20% delle donne che prima avevano un lavoro a tempo pieno, non ha lavorato a causa del lockdown, mentre per le lavoratrici part-time la percentuale raggiunge il 40%. Per gli uomini le percentuali sono del 12% e 20% rispettivamente. Il 33% delle donne che ha continuato a lavorare dichiara di svolgere più ore di telelavoro (in media 22 ore a settimana). Queste statistiche suggerirebbero quanto ipotizzato in alcuni studi all’inizio della pandemia: da un lato, l’impatto sul lavoro sembra essere più rilevante per le donne, dall’altro le lavoratrici potrebbero migliorare la flessibilità delle loro condizioni di lavoro e la capacità di conciliare il lavoro con la vita familiare.

La riallocazione sul mercato del lavoro, indotta dalla chiusura di molti settori produttivi, pone anche la questione di come sia cambiata la distribuzione del lavoro familiare durante questo periodo. Ci chiediamo se l’esperienza del confinamento potrebbe condurre a un cambiamento, seppur marginale, delle norme sociali di genere e una riduzione della disuguaglianza nella divisione del lavoro e nella cura dei bambini nel lungo periodo.  

Figura 1. Percentuale di lavoro domestico svolto dalla donna e contributi individuali ai redditi familiari prima del lockdown

Nelle famiglie italiane persiste il modello della specializzazione di genere, nel quale l'uomo si dedica prevalentemente al lavoro remunerato e la donna prevalentemente al lavoro familiare. La possibilità di invertire questa tendenza dipende dalla situazione della donna sul mercato del lavoro e in particolare dal suo contributo al reddito familiare. La figura 1 mostra che il lockdown ha avuto un leggero effetto riequilibrante per tutte le famiglie ma in particolare in quelle in cui la donna dà un minore contributo ai redditi familiari, questa evoluzione è dovuta alla peculiare situazione indotta dalle misure di contenimento della pandemia che ha portato alcuni compagni a rimanere a casa mentre la donna continuava a lavorare, cambiando gli equilibri economici all’interno della coppia.  

Figura 2. Evoluzione nelle ore di aiuto ai compiti o in altre attività educative

La chiusura delle scuole e degli asili ha fatto aumentare il carico di lavoro dei genitori. La figura 2 mostra che questo aumento dovuto all’homeschooling è stato principalmente assorbito dalle madri per tutte le fasce di età. È interessante notare che le frecce rosse e blu non si sovrappongono quasi mai. La situazione iniziale è infatti fortemente iniqua e la compensazione della chiusura delle scuole è ricaduta principalmente sulle madri. Nonostante questo, si può osservare che anche il tempo dedicato dai padri per svolgere attività educative con i propri figli è in media più che raddoppiato.

In Francia si osserva lo stesso cambiamento? La situazione di partenza francese è molto diversa, i bambini ricevono generalmente pochi compiti perché in gran parte frequentano scuole a tempo pieno e sono più autonomi nel loro svolgimento, quindi il carico di lavoro è molto minore (prima della pandemia le madri francesi dedicavano in media 15 minuti al giorno nell’aiuto ai compiti dei figli che frequentano la scuola primaria o secondaria, le italiane 1 ora e mezzo). In quanto alla differenza di genere, sia in Francia che in Italia prima del lockdown il tempo dedicato dalle madri era più del doppio di quello dei padri, ma mentre in Italia la differenza è rimasta la stessa, in Francia il gap è leggermente aumentato (le ore delle madri sono state 2.7 volte in più di quelle dei padri).

Figura 3. Contributo delle madri al lavoro familiare prima e durante il lockdown in Italia e Francia

In figura 3 è rappresentato il contributo delle madri alle diverse attività domestiche in Italia e Francia: lavare e stirare, fare le pulizie, cucinare, fare la spesa, giocare con i bambini o aiutarli nello studio. La situazione di partenza, come è noto, è molto iniqua in entrambi i paesi, con le madri che svolgono in media il 70% circa del lavoro, anche se la disuguaglianza di genere nella distribuzione dei carichi domestici è leggermente meno severa sia prima che durante il lockdown in Francia (risultati simili si osservano in Spagna).

La percentuale di attività domestiche a carico delle donne prima del lockdown è inferiore in Francia su tutte le attività, a eccezione della spesa e del gioco con i bambini, attività per le quali le percentuali per i due paesi sono simili. Le donne rimangono comunque quelle che si prendono più cura della casa e dei bambini in entrambi i paesi. Durante il lockdown c’è stato un leggero aumento nella partecipazione dei padri italiani ad alcune attività specifiche, come fare la spesa, cucinare e seguire i bambini nei compiti.

Figura 4. Contributo delle madri al lavoro familiare quando solo la madre lavorava durante la fase 1 

La differenza per le famiglie dove solo la madre lavorava (figura 4) è stata maggiore in Italia che in Francia. La necessità di riorganizzare dei ruoli familiari creata dal lockdown sembra dunque aver ‘costretto’ i padri italiani a prendersi più carichi domestici, soprattutto quando le compagne dovevano continuare a lavorare (risultati simili si osservano in Regno Unito).

Ci si può augurare che questa diminuzione, seppure molto limitata, della disuguaglianza di genere nei lavori domestici, persista anche dopo il ritorno alla normalità. I nostri dati confermano quindi la già nota relazione positiva fra la partecipazione delle madri al mercato del lavoro e il coinvolgimento dei padri nei lavori domestici e nella crescita dei figli e sembrano suggerire che in Italia sarebbe particolarmente efficace favorire il lavoro delle madri.

Le misure di rilancio dovrebbero quindi dare un’attenzione particolare a tre tipologie di interventi: misure che favoriscano la partecipazione delle madri al mercato del lavoro, un programma di riapertura delle scuole e di gestione dell’offerta formativa che tenga conto delle disuguaglianze educative generate dall’emergenza sanitaria e interventi che rendano i padri più consapevoli del loro apporto educativo nella crescita dei figli, come ad esempio l’aumento del congedo di paternità obbligatorio.

Note 

[1] L'indagine è stata condotta in Spagna, Francia, Italia, Germania e Austria dalle Universitat Pompeu Fabra, Universitá di Perugia, Université Clermont Auvergne  e  University of Heidelbergma ma solo in Italia e Francia è stato introdotto un modulo sull'uso del tempo dei bambini e sull'andamento della didattica a distanza. La partecipazione all’indagine è stata volontaria e la diffusione è avvenuta attraverso i social network, diretta alle famiglie con bambini e cercando di assicurare eterogeneità nelle caratteristiche familiari e nell’area di residenza. All’indagine hanno risposto sia madri che padri. Sebbene il campione non sia rappresentativo dell’intera popolazione di famiglie con bambini in Italia, l’elevata numerosità delle risposte ha assicurato una buona approssimazione della distribuzione regionale e delle tipologie familiari rispetto ad altre inchieste condotte con un campionamento statistico.

[2] Il campione non è rappresentativo dell’intera popolazione dei due paesi ma l’elevata numerosità delle risposte ha assicurato una buona approssimazione della distribuzione regionale e delle tipologie familiari rispetto ad altre inchieste condotte con un campionamento statistico.

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