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Con Iaph Italia, ramo italiano dell'associazione internazionale delle filosofe, la filosofia si muove nelle strade, entra nelle case e nelle librerie. Federica Castelli, in Iaph dal 2009, ci spiega perché "Sofia è scatenata"

Sofia scatenata. Con Iaph Italia
la filosofia esce dall'università

7 min lettura
foto Flickr/Kristi Durazo

Iaph Italia, ramo italiano dell’associazione internazionale delle filosofe, ha presentato il suo nuovo sito web nei locali della libreria Tuba, in via del Pigneto 39/a, a Roma. Per saperne di più su questa rete di pensatrici e studiose, ne abbiamo parlato con Federica Castelli, dottoressa di ricerca in filosofia politica, nella redazione di Iaph Italia dal 2009 e da anni attiva in collettivi e riviste femministe. 

Raccontaci come nasce Iaph Italia, da quali esigenze.

Iaph Italia nasce nel 2009, come sezione italiana dell'associazione internazionale delle filosofe (The International Association of Women Philosophers), fondata nel 1974 e con sede a Berlino. Nel 2006 l'associazione internazionale, che nasce per promuovere la comunicazione e lo scambio tra studiose, aveva organizzato a Roma un intenso simposio, “Il pensiero dell'esperienza”. Da quello slancio è nata qualche anno dopo Iaph Italia, che negli anni ha cercato non solo di promuovere l’informazione, la discussione e la collaborazione tra coloro che coltivano la passione per la filosofia a partire dal pensiero di donne, ma è diventata qualcosa di più: un luogo di confronto, di scambio e di sperimentazione; un luogo dove si fa pensiero e si portano avanti pratiche; in breve: un vero e proprio laboratorio politico. Iaph riunisce donne di diverse generazioni, differenti esperienze teoriche e politiche, provenienti da diversi luoghi del sapere, tutte legate a questa passione comune.

Questo perchè in Iaph confluiscono diverse esigenze: è un luogo – reale e virtuale -  per fare ricerca, uno spazio di confronto e di riflessione comune, ma è anche un luogo dove il sapere e la riflessione si radicano in pratiche quotidiane e nelle relazioni con il territorio, con i movimenti, con uno sguardo ai dibattiti più accesi. Iaph nasce per questo: per far incontrare accademia ed esperienza, ricerca e femminismo, studio e politica.

C'è un'intelligenza, un contributo specifico, che le donne portano alla filosofia e al mondo?

Effettivamente, vi è un certo 'di più' che le donne possono portare al mondo e al pensiero. Questo 'di più', ovviamente, non è una regola. Non si lega necessariamente all'essere donne. Insomma, non si tratta di fare un discorso essenzialista. Quello che voglio dire, però, è che secoli di semi-inclusione nella cittadinanza, nel sapere, nella società hanno permesso alle donne quello sguardo 'decentrato', critico, fuori dai dispositivi di sapere e di potere che hanno strutturato il mondo come oggi è. Dal margine, in cui erano collocate, si è potuto sviluppare uno sguardo sessuato capace di decostruire le norme e gli assiomi della società patriarcale, senza ricadere nelle sue trappole e nei suoi giochi. Le donne hanno cercato un sapere che fosse radicato nell'esperienza, che partisse da ognuna e ad ognuna parlasse. Hanno rifiutato il neutro, smascherandone gli inganni. Il femminismo ha saputo cogliere la ricchezza di questo posizionamento, trasformandolo in luogo politico da cui è possibile ripensare e cambiare il mondo e le relazioni che lo strutturano.

In questi primi anni di attività quali sono stati i frutti più preziosi nati dall'esperienza di Iaph?

I progetti portati avanti all'interno di Iaph in questi anni sono molti, e molto diversi. Questo proprio perchè Iaph ha una vocazione comune, ma un'anima plurale. Negli anni il sito è cresciuto, diventando un utile strumento di ricerca per le studentesse e gli studenti interessati al pensiero delle donne: le schede autrici, le raccolte di articoli, la diffusione di notizie relative a convegni, call for papers, scuole e dottorati, le rassegne bibliografiche a tema sono state pensate proprio come strumenti di ricerca. Nel tempo, i progetti di Iaph si sono moltiplicati, rendendolo non solo strumento, ma anche occasione di studio, incontro e riflessione in comune: ha organizzato  convegni e seminari annuali (ad esempio quello sul tema della sessualità, e quello su Simone de Beauvoir, da cui è nata anche una ricca pubblicazione), ha creato atelier di approfondimento (dei veri e propri laboratori di discussione online) sui temi del lavoro, corpo, forza, educazione, arte e intercultura; non solo, ha avviato numerose attività editoriali, dalle pubblicazioni con Iacobelli, a volumi ebook che rende disponibili gratuitamente sul sito. Inoltre, Iaph collabora con il Master di II livello in “Formatori ed esperti in pari opportunità. Women's studies e identità di genere” dell'Università Roma Tre, sia fornendo opportunità di stage che a livello di un forte contributo teorico, con seminari e lezioni.

Infine, c'è lo Sportello di ascolto di Pomezia: uno spazio aperto sul territorio (e per il territorio) votato all' ascolto, all'informazione e alla consulenza e che unisce il servizio di sportello dedicato alle donne al desiderio di creare uno spazio condiviso di orientamento, formazione, documentazione; è uno spazio femminile, sociale e culturale pensato per diventare occasione per tutti, donne e uomini.

Qual è il rapporto di Iaph con l'accademia? Il progetto nasce per offrire spazi e possibilità di percorsi e studi che la ricerca universitaria non offre alle donne (es. in termini di carriera, ma anche di contenuti di ricerca, relazioni...)? 

In Iaph è condivisa l'idea per cui il sapere non si riduce solo alle istituzioni, alle accademie, all'università. Non per questo però, si pone in contrasto con questi luoghi. Si pensa fuori, dislocata e debordante rispetto ad essi, ma è aperta allo scambio. È il caso della collaborazione con il Master dell'Università Roma Tre, dove Iaph collabora a partire dal suo posizionamento unico e portando un contributo nuovo, inedito, che tiene insieme pensiero ed esperienza. All'interno di Iaph è possibile incontrare prospettive e posizionamenti a cui l'accademia a volte lascia poco spazio. È possibile intessere relazioni politiche e di studio basate su degli scambi effettivi e non sulle gerarchie imposte dai luoghi accademici. È un vero luogo di ricerca comune, di pensiero condiviso. Se penso alla mia esperienza, Iaph ha dato moltissimo alla mia riflessione e alle mie ricerche, attraverso le relazioni, gli incontri, gli approfondimenti e i momenti di riflessione condivisa.

Studentesse, docenti, ricercatrici, studiose. Che percorsi e che profili hanno le donne coinvolte in Iaph? E possibile, per le interessate, farne parte? Come?

Iaph è un luogo aperto a tutte quelle donne, studentesse e studiose e non, che hanno voglia di conoscenza, di pensare assieme, di mettere in discussione l'impostazione accademica. Tra le donne che ne fanno parte, le impostazioni e le provenienze sono diverse e variegate. Non è un luogo di sole studiose, ma è senza dubbio un luogo per imparare. Per imparare assieme. I seminari, gli incontri, sono stati pensati anche a partire da questa esigenza di incontro, per trovarci. Inoltre il sito è aperto a contributi e riflessioni, articoli, recensioni, commenti...

Progetti in corso e in cantiere?

Molti, moltissimi. Da una parte, proseguiremo il nostro percorso seminariale con un ciclo interamente dedicato alla filosofa Angela Putino, in partenza a settembre. Sul piano editoriale ci stiamo dando molto da fare: pubblicazioni di focus di approfondimento (sul cibo, sui temi della città e degli spazi urbani, sui saperi del corpo) e pubblicazione di tesi, per cui presto lanceremo una call. Continueremo la collaborazione con il Master a Roma Tre…e chissà quante altre cose ancora.

E il nuovo sito...

Il nuovo sito è bellissimo! È stato pensato per rendere tutto più dinamico e più semplice. È molto intuitivo, ed ha una novità: la sezione “cosa puoi fare”, che coinvolge direttamente le donne interessate al sito e a Iaph. Verrà presentato il 9 giugno presso Tuba, la libreria delle donne di Roma, alle 19.00. L'incontro è aperto e può rivelarsi un'ottima occasione di scambio e incontro.

Perché Sofia è scatenata?

Sofia è scatenata, perché vuole uscire dai luoghi accademici, muoversi in piazza, nelle strade, entrare nelle case e nelle librerie. Fin da subito, tutte noi coinvolte nel progetto Iaph abbiamo inteso il sapere e il pensiero come qualcosa che non vive solo nelle accademie, nelle aule, nei dipartimenti ma anzi nasce negli incontri e nei luoghi più imprevisti. Per questo, non  si può costringere "Sofia" tra le mura delle università, deve tornare a muoversi liberamente là dove la riflessione nasce: nelle pratiche quotidiane, nei loro luoghi e nelle relazioni. E nel farlo, non può che essere dirompente, turbolenta, imprevista e gioiosa.