Far crescere le donne. Un indice di prosperità per le aziende

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Troppe le donne in difficoltà economiche. Mezzo secolo dopo la war on poverty lanciata da Lyndon Johnson, il fenomeno più rilevante è l’esercito di working poors. Un esercito fatto in maggioranza da donne, che un lavoro ce l’hanno ma guadagnano pochissimo, e non dispongono di servizi di welfare. È interamente dedicato a loro l’ultimo numero dello Shriver report, che elenca i numeri, ospita vari saggi (compresi interventi di personaggi come Hilary Clinton e Anne-Marie Slaughter), raccoglie numerose testimonianze di come frotte di madri cerchino di barcamenarsi per tenere tutto insieme, ma sempre a costo di qualcosa, e spesso sono i bambini a rimetterci per primi (per esempio gli stipendi troppo bassi costringono le donne a lavorare più a lungo per pagare l’affitto, sottraendo del tempo da dedicare ai piccoli).

Oltre all’analisi della situazione, però, il report tenta anche di suggerire delle soluzioni. Un’idea nuova e interessante è l’”indice di prosperità”, una sorta di metodo per stimare quanto le aziende fanno per migliorare la condizione dei loro lavoratori, e in particolare delle donne. Realizzato da un team di ricercatori del Centro di ricerca sulla povertà dell’università californiana UC Davis, l’indice è stato realizzato a seguito di una rassegna della letteratura scientifica dedicata ai bisogni dei lavoratori a basso reddito.

I contenuti da tenere in considerazione sono divisi in cinque sezioni: retribuzione e benefit; opportunità di apprendimento e crescita; attenzione ai bisogni personali e familiari; organizzazione degli orari e flessibilità; autonomia, rispetto e fiducia. Tra gli aspetti considerati, al primo posto una retribuzione adeguata: per esempio la paga oraria, compresi eventuali benefit, è la stessa per i full time e per i part time? Si garantisce un minimo di ore settimanali per i part time, e si concedono aumenti per chi svolge la stessa mansione da più tempo?. L’indice propone di considerare se l’azienda offre possibilità di formazione e crescita (mobilità verso l’alto), sostegno alla vita personale e familiare (si mettono a disposizione congedi parentali? Se sì, si può negoziare sulla loro durata? È possibile avere qualche ora di congedo per qualsiasi evenienza?). Ma anche organizzazione degli orari e flessibilità: è possibile sapere almeno con un paio di giorni di anticipo gli orari dei propri turni?, e i lavoratori possono chiedere cambi di orario? (gp)