Nigeria, Italia. Mondi connessi dalla violenza di genere

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Nel 2016 le donne di nazionalità nigeriana sbarcate sulle coste italiane sono state 11.009, molte di più rispetto alle circa 5.000 del 2015 e alle 1.500 del 2014. Circa l’80% di queste ragazze sono diventate potenziali vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale. Inoltre, il 59,4% delle sopravvissute alla tratta inserite nei programmi di protezione sociale è nigeriano. Sono alcuni dei dati diffusi dal rapporto Mondi connessi. La migrazione femminile dalla Nigeria all'Italia e la sorte delle donne rimpatriate, realizzato da Actionaid insieme alla cooperativa BeFree a partire dall'analisi di sessanta verbali di audizioni di donne nigeriane segnalate come presunte vittime di tratta presso la Commissione territoriale di Roma, tra il 2016 e il 2017, per il riconoscimento della protezione internazionale. 

Il fattore principale che spinge le donne nigeriane a lasciare il proprio paese per raggiungere l’Italia è la violenza di genere, spiega il rapporto, un "fattore di espulsione" che relega le donne ai margini della società nigeriana fino a costringerle alla partenza. La violenza di genere dentro e fuori dalle mura domestiche in Nigeria costituisce infatti la ragione principale dell'espatrio nel 61% dei casi analizzati. Il 33,3% delle donne fugge da situazioni di estrema povertà. Nel 66% dei casi sono donne con un’età compresa tra i 19 e i 24 anni e il loro arrivo in Italia è molto recente (l’86,7%), tra il 2015 e il 2017. 

"Le differenze di genere divengono, spesso indipendentemente dai contesti, disuguaglianza di genere: essere donne significa avere meno potere, risorse più scarse, maggiori ostacoli nell’accesso all’istruzione, all’occupazione; all’essere donna è attribuito uno status di inferiorità, di mancanza, di disvalore" ha commentato Livia Zoli, responsabile dell’Unità Global Inequality & Migration di ActionAid. "Per questi motivi, parlare di migrazione non è un fatto neutro. L’approccio di genere è indispensabile per comprendere le diverse forme di espulsione dalla società, sia nel contesto d’origine che in quello d’approdo. Questo è uno degli aspetti cruciali del rapporto: la tratta si configura come uno degli strumenti in mano al potere maschile nell’esercitare violenza, quale parte di un sistema di dominio basato sul genere, che rende la violenza contro donne e ragazze estremamente redditizia e contribuisce a sancire l’abuso strutturale dei diritti delle donne".

Il rapporto, che si concentra anche sulla sorte delle donne rimpatriate forzatamente in Nigeria dall’Italia e dall’Europa - con interviste a donne inserite nei due progetti condotti dal Committee for the Support of the Dignity of Woman (COSUDOW), a Lagos e a Benin City - mette in evidenza l'inadeguatezza delle normative e delle politiche del sistema italiano, non in grado di garantire la necessaria protezione e il rispetto dei diritti umani delle migranti.  

A governo e parlamento italiani Actionaid ha rivolto richieste precise: applicare pienamente l’articolo 18 del Testo Unico sull’immigrazione, prevedendo una maggiore durata del permesso di soggiorno e rafforzando il sistema di protezione anti-tratta sostenuto dal Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del consiglio; aumentare la disponibilità di alloggi protetti per le richiedenti asilo presunte o potenziali vittime di tratta; migliorare le procedure di identificazione, evitando rimpatri forzati; un cambiamento radicale del cosiddetto decreto sicurezza, per permettere alle donne migranti irregolari di rivolgersi agli enti giudiziari e alle forze dell’ordine senza il timore di essere detenute o rimpatriate; chiudere le strutture di detenzione amministrativa e trattenimento dei migranti perché violano gravemente la Costituzione, le norme internazionali e la Direttiva 2008/115/CE sul rimpatrio degli stranieri in condizione di soggiorno irregolare; eliminare il criterio e la lista dei cosiddetti paesi sicuri; istituire un osservatorio che verifichi le condizioni di accoglienza riservate alle donne richiedenti asilo e titolari di protezione nelle diverse strutture, comprese quelle detentive.

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