Immaginate di dover correre per un chilometro. Se siete una donna, dovete sapere che vi faranno partire in ritardo rispetto al vostro concorrente, un uomo. Quando lui è già arrivato al traguardo, voi dovrete percorrere ancora 300 metri, resi ancora più duri dai numerosi ostacoli che a tutt’oggi limitano l’uguaglianza di genere in Italia.
Il “chilometro rosa” è un indicatore sviluppato dalle ricercatrici Red-Sintesi per misurare la distanza che separa donne e uomini dalla piena parità rispetto a quattro assets fondamentali: peso politico, occupazione, benessere economico e istruzione.
Oggetto dell’analisi oltre venti indicatori che valutano la partecipazione politica e il livello di benessere della componente femminile rispetto a quella maschile. Grazie al “chilometro rosa” si riesce ad analizzare quanto è stato raggiunto delle perfomance maschili, e a quantificare la strada ancora da percorrere per arrivare alla piena parità (1).
Il "chilometro rosa": la strada percorsa dalle donne verso la piena parità con gli uomini
Elaborazioni Red - Sintesi su fonti varie
L’ambito in cui le donne hanno appena iniziato a correre è sicuramente quello della partecipazione politica: considerando l’inserimento nei vertici locali, i metri percorsi sono stati meno di 200 e si registra una notevole e proporzionale riduzione delle distanze percorse con l’aumentare del prestigio della collocazione (staff comunali, provinciali e regionali).
Le componenti del “chilometro rosa”: peso politico
Anche nella componente lavoro, il cammino non si può definire concluso: sebbene più di tre quarti del tragitto verso la parità sia stato affrontato, il tratto più duro è proprio quest’ultimo quarto. Riuscire a incrementare la possibilità per le donne di fare impresa (meno di 400 metri percorsi), accrescere l’occupazione femminile (700 metri fatti, con un tasso di occupazione del 46% contro il 67% degli uomini) e nel contempo sconfiggere l’inattività (solo la metà delle donne partecipa al mercato del lavoro) rappresentano le sfide più difficili da vincere.
Le componenti del “chilometro rosa”: lavoro
Elaborazioni Red - Sintesi su fonti varie
La precarizzazione dei contratti e la presenza di giovani Neet (2) penalizza da sempre la donna, infatti, il chilometro rosa non è stato ancora raggiunto in nessuno di questi ambiti. Le donne sembrano non avere nessun problema nell’accesso a professioni ad elevato livello di specializzazione, risultato che non sorprende visto che il mercato del lavoro è maggiormente selettivo nel caso del genere femmine, mentre le professioni meno qualificanti (operaio, manovale) raccolgono un numero maggiore di uomini. In altre parole, la popolazione femminile occupata, appartiene in gran parte alle classi degli impiegati e delle professioni più elevate, viene paragonata agli uomini, in cui vi è una netta e maggiore prevalenza di professioni manuali.
Le componenti del “Chilometro Rosa”: benessere economico
Elaborazioni Red - Sintesi su fonti varie
Lo scarso peso politico e gli ostacoli legati al mondo del lavoro si ripercuotono sul benessere economico delle donne. Le famiglie con capofamiglia femmina gestiscono redditi inferiori ed il divario tra le retribuzioni femminili e maschili è un teorema noto da sempre. La differenza di reddito netto fra uomini e donne è dovuta all’orario di lavoro (part-time o continuato) e ad un minor numero di ore lavorate, oltre ai settori professionali, livello d’educazione e posizione ricoperta. In quest’ambito la parità sembra essere raggiunta solo nel caso della variabile “non povertà (3)" calcolata sugli individui di genere femminile e maschile.
Le componenti del “chilometro rosa”: istruzione
Elaborazioni Red - Sintesi su fonti varie
L’unico asset nel quale risulta quasi completato il tragitto è l’istruzione, considerata infatti come condizione indispensabile per ritagliarsi uno spazio adeguato nella società contemporanea. Si registrano delle difficoltà solo nel caso delle lauree tecniche scientifiche: da sempre il genere femminile è più orientato verso le materie letterarie rispetto a quelle scientifiche, con un conseguente squilibrio di donne che si laureano in materie tecnico-scientifiche. Inoltre viene segnalata la poca partecipazione delle non occupate ad attività formative e di istruzione. Mentre le altre variabili come il tasso di iscrizione e il conseguimento degli studi sono traguardi più che raggiunti per il genere femminile.
Elaborazioni Red - Sintesi su fonti varie
Un altro risultato eclatante emerso grazie all’indicatore “chilometro rosa” è rappresentato dalla distanza che separa la regione più “rosa” da quella in cui le cose vanno peggio: solo 75 metri. Infatti, in un Paese come l’Italia - in cui il divario netto tra le regioni è sempre ben marcato – la parità di genere si attesta su valori comuni.
Volendo comunque tracciare una classifica delle regioni più women friendly si riscontra, anche se con differenze meno evidenti, il solito dualismo nord-sud: bisogna fare ancora molta strada nel Mezzogiorno, dove Calabria e Campania risultano caratterizzate sia da una bassa partecipazione politica che da ampi divari occupazionali. Sebbene non di molto, la situazione in Emilia Romagna risulta meno negativa in quanto le donne trovano più agevolmente lavoro e sono più impegnate nella politica locale.
(3) Anche in questo caso la variabile “povertà” è stata trasformata nella versione non negativa