La storia di Charlotte Salomon, pittrice che affiancò alle sue tempere testi scritti e spartiti musicali. Il suo capolavoro: Leben? Oder Theatre? (Vita? O teatro?) può essere considerato una geniale graphic novel "avant la lettre"
Tempere geniali - Charlotte Salomon

La vita di Charlotte Salomon - nata nel 1917 a Berlino da una famiglia ebrea benestante, morta nel 1943 ad Auschwitz - è stata, a un tempo, di estrema tragicità e di immensa forza creativa. Con l’avvento dei nazisti, il padre, medico, deve abbandonare la professione, mentre Charlotte lascia la scuola; nel 1936, nonostante la legislazione antisemita, viene ammessa all’accademia d’arte di Berlino da cui è allontanata nel 1938, dopo la “notte dei cristalli”. Nel 1940 è costretta a rifugiarsi nella casa dei nonni vicino Nizza, e scrive in una lettera alla famiglia: “devo inventare una storia per non diventare pazza”. Nel corso dei due anni successivi dipingerà le centinaia di gouaches (tempere) che compongono il suo capolavoro: Leben? Oder Theatre? (Vita? O teatro?). Nel giugno 1943 sposa il rifugiato ebreo Alexander Nagel, e rimane incinta. In settembre la coppia viene arrestata dalla Gestapo, istradata nel campo di smistamento di Drancy e deportata ad Auschwitz, dove Charlotte muore subito dopo il suo arrivo, il 10 ottobre 1943.
Leben? Oder Theatre?, misto di musica, testo scritto e pittura, una specie di operetta, integralmente disponibile sul sito del Museo Storico Ebraico di Amsterdam (Joods Historisch Museum), è formata da un insieme di 784 fogli dipinti e scritti. A questi occorre aggiungere le annotazioni relative alle parti cantate, osservazioni e commenti; altre centinaia di fogli trasparenti da sovrapporre a quelli dipinti, aggiunti sul retro. Secondo le indicazioni della stessa Salomon il lavoro appartiene al genere del Singspiel (come Il ratto dal serraglio di Mozart). Oggi la si potrebbe descrivere con l’aggettivo ‘multimediale’, poiché l’autrice si serve di conoscenze e tecniche provenienti dalla storia dell’arte, e anche dal cinema, dalla fotografia e dalla grafica.
Quella di Salomon può essere considerata una geniale graphic novel “avant la lettre”, il precedente maggiore, e di una qualità assai speciale, del Maus disegnato da Art Spiegelman qualche decennio più tardi. Se quest’ultimo riguarda la storia dei genitori dell’autore sopravvissuti ad Auschwitz ed emigrati negli Stati Uniti dopo la fine del conflitto, il singspiel di Salomon si svolge nel primo dopoguerra e precede la deportazione. Descrive l’esistenza quotidiana di una famiglia tedesca benestante e colta ma percorsa da un tragico destino di morte: sette parenti suicidi, tra cui tre donne appartenenti al nucleo familiare ristretto: la madre, la nonna, la zia; quest’ultima si chiamava Charlotte, e muore prima della nascita dell’artista. Salomon concentra su di sé le donne della famiglia che si sono suicidate e dice: “io sono mia madre, mia nonna, mia zia”. Testimonianza dipinta, cantata e scritta, dell’avvento del nazismo, l’opera ha inizio con un raduno di massa nazista e una bandiera con la svastica, dipinta sempre all’incontrario. All’orrore che la circonda fuori e dentro la propria casa l’artista reagisce facendo parlare decine di voci.
I circa 800 quadri/pagine, dipinti nei tre colori fondamentali blu, verde e rosso, con l’aggiunta del bianco, sono pieni di gente per la strada, manifestazioni di piazza, feste in famiglia, lutti, pause di riflessione personale. Quando qualcuno dei personaggi pensa, allora Salomon inventa una molteplicità di volti della stessa persona, per ciascuno dei quali, come in un fumetto, c’è un testo scritto, e la pagina si presenta allora con un insieme di piccole facce identiche.
La morte, incorporata da Salomon e riflessa nei suoi gouaches, ha tuttavia uno straordinario impatto vitale. Sono le finestre dipinte - soggetto che nella storia dell’arte viene spesso associato alle donne affacciate - quelle destinate a ricordare la fine delle parenti suicide; mentre valige pronte per la partenza, una racchetta per terra, pile di libri, con la protagonista seduta sul letto, piena di angoscia per dover lasciare la Germania, sono al centro delle pagine sulla partenza di Charlotte verso il sud della Francia.
La (ri)scoperta dell’importanza dell’opera pittorica di Salomon è assai recente, e risale agli anni ’90. Oltre a numerose mostre e film, nella ormai ricca bibliografia si distinguono la monografia di Mary Lowenthal Felstiner (To Paint Her Life, 1994) e numerosi saggi di Griselda Pollock. Al Festival di Salisburgo del 2014 è stata per la prima volta rappresentata una versione di Vita? O teatro? musicata dal compositore Dalbavic. Nel corso del 2015 sono uscite in italiano due biografie: una seconda edizione di Charlotte. La morte e la fanciulla, di Bruno Pedretti (Skira), e il bestseller francese Charlotte di David Foenkinos (Mondadori). Nel febbraio 2011 è nata l’associazione culturale europea “Recto / Verso” a lei dedicata.