Politiche

Se i paesi hanno iniziato a comprendere il ruolo della parità di genere nell’azione per il clima e a darle il giusto valore, è frutto del lavoro delle femministe che negli ultimi vent'anni si sono battute per politiche ambientali più giuste. Ne parliamo con Anne Barre, esperta di genere e clima

Femministe del clima,
intervista a Anne Barre

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Foto: Unsplash/ Dan Gold

Dopo aver ripercorso le tappe più significative della partecipazione delle donne all’interno della più importante istituzione internazionale dedicata alla lotta al cambiamento climatico (la United nations framework convention on climate change, Unfccc), abbiamo intervistato Anne Barre, Coordinator su gender e climate policy nell’associazione Women engage for a common future (Wecf).

Anne, puoi raccontarci la tua esperienza personale all'interno del Women and gender constituency (Wgc) nel corso degli anni?

Wecf è uno dei 6 membri fondatori del Wgc, che è stato creato nel 2009. Nel 2011 ci è stato concesso lo status di osservatore ufficiale. Oggi il Wgc è composto da 29 organizzazioni femminili e ambientaliste della società civile che rappresentano centinaia e migliaia di persone in tutto il mondo, con sostenitori di oltre 60 paesi. Combatto per i diritti delle donne nello sviluppo sostenibile con Wecf da oltre 20 anni e ho iniziato a sostenere l’integrazione della dimensione di genere nelle politiche climatiche nel 2015, in occasione della Cop21 a Parigi. Fu allora che incontrai i membri del Wgc per la prima volta. La mia esperienza personale con questo gruppo incredibilmente potente e commovente di femministe e attiviste del clima è molto positiva. Il Wgc è uno spazio aperto e consapevole dove i componenti possono sollevare le loro preoccupazioni e priorità e formulare posizioni di advocacy che sono state elaborate in modo democratico e partecipativo. Apprezzo sempre lo spirito rispettoso e motivante della collaborazione tra i componenti, che vede i nuovi arrivati inclusi in tutte le attività e con l’opportunità di fare interventi in nome della constituency. La governance del Wgc è molto trasparente, con focal point a votazione e gruppi di lavoro aperti. Esiste un'ampia lista di comunicazione che tiene regolarmente informata un’ampia rete di membri e amici. Durante le Cop, il Wgc tiene ogni mattina un caucus femminile aperto e regolari incontri strategici giornalieri.

L’ultima Cop è stata deludente da molti punti di vista: l’approvazione del Gender action plan (Gap) è stata accolta come uno dei pochi buoni risultati. Puoi dirci quali sono gli aspetti più importanti e positivi di questo piano e quali sono le critiche?

Il fatto che abbiamo raggiunto e adottato un piano d’azione quinquennale in materia di parità di genere che include molte delle nostre esigenze chiave dimostra l’importanza fondamentale con la quale i paesi hanno iniziato a comprendere il ruolo della parità di genere nell’azione per il clima e a darle il giusto valore. Fondamentalmente, questo Gap tiene conto dei diritti umani, del dovere di assicurare una transizione equa e di riconoscere le sfide che le popolazioni indigene affrontano combattendo per la giustizia climatica e proteggendo le loro comunità. Rispetto al Gap iniziale, le nuove attività offrono l’opportunità di spostarsi in modo significativo verso lo sviluppo delle capacità e una migliore attuazione di un’azione sul clima che prenda in considerazione la prospettiva di genere, a livello nazionale e sub-nazionale. Si tratta di un miglioramento significativo in quanto è chiaro che le politiche climatiche più efficienti sono attuate a livello locale, mobilitando tutte le parti interessate in azioni comuni. Il Gap chiede la promozione di soluzioni tecnologiche gender responsive, prendendo in considerazione la necessità di adottare un approccio con una prospettiva di genere nel valutare le esigenze tecnologiche di un territorio o di un paese e la necessità di porre rimedio alla disuguaglianza di genere e alla discriminazione nei confronti delle donne, preservando il territorio, le conoscenze e le pratiche indigene e tradizionali durante l’implementazione del trasferimento e dello sviluppo della tecnologia climatica, in diversi settori.

Cosa è in programma ora? Quali obiettivi ha il Wgc per il prossimo futuro e per il medio termine?

Vi è la preoccupazione che il Gap manchi di indicatori e obiettivi chiaramente definiti per misurare i suoi progressi, come ad esempio un target progressivo sull’avanzamento della leadership femminile nel processo. Il piano riconosce le identità intersezionali delle donne, comprese quelle delle donne indigene e delle donne con disabilità ma è necessario un lavoro maggiore per comprendere le intersezioni sociali multidimensionali e non binarie che incidono sui modi in cui le persone mitigano i cambiamenti climatici e costruiscono la resilienza al clima. L’adozione del Gap “avanzato” (quello approvato nel 2019, ndr) non significa che il nostro lavoro sia terminato. Dovremo concentrarlo ora a livello nazionale per garantire e monitorare la sua implementazione.

C’è qualcosa che i gruppi di advocacy e le associazioni per i diritti delle donne e/o per la giustizia climatica a livello nazionale possono fare per dare un aiuto concreto?

Un’ampia mobilitazione di gruppi e cittadini femministi è essenziale, sia a livello nazionale che internazionale. Il Wecf fa un ottimo lavoro in questo senso. Consiglio di dare uno sguardo alle nostre campagne per la celebrazione, che si tiene quest’anno, del piano d’azione Pechino +25, o Forum génération egalité, in Messico e Francia. Ritengo inoltre fondamentale continuare a guidare il cambiamento con azioni concrete sul campo. Anche su questo il Wecf ha una sua azione specifica: conduciamo e coordiniamo molti progetti che hanno un impatto trasformativo, sia sulle relazioni di genere che sul nostro modello di sviluppo.[1] Infine, mostriamo e promuoviamo le soluzioni per il clima che siano giuste da un punto di vista dell’uguaglianza di genere e che sono condotte da gruppi femministi in tutto il mondo, con l’obiettivo di ispirare i leader mondiali ad attuare politiche di trasformazione.

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