Foto: Flickr/Bob Vonderau

Salute e ambiente, l'appello delle "guardiane"

Politiche
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In Italia sono 39 le aree contaminate attualmente riconosciute come siti di interesse nazionale per le bonifiche, all'interno di queste l'Istituto superiore di sanità ha registrato tassi più alti di mortalità infantile e tumore al collo dell'utero. Solo nella città di Taranto, tra le più inquinate in Europa, l'incidenza di tumori al collo dell'utero è dell'80% superiore rispetto alla media regionale di riferimento. In Europa, inoltre, si registrano annualmente 59.300 casi di ritardo mentale nei nuovi nati, causati dall'esposizione a pesticidi durante la gravidanza, per non parlare del tasso di abortività spontanea, che aumenta all'aumentare dell'inquinamentyo atmosferico. Secondo l'Eurostat, in soli dieci anni, tra il 2004 e il 2013, la speranza di vita in salute in Italia è diminuita di 7 anni per gli uomini e 10 anni per le donne. Tutto ciò, ha dei costi anche economici non irrilevanti. Quelli per i danni alla salute femminile causati dall'esposizione a ftalati, parabeni, diossine, pcb e altri interferenti endocrini ammontano ogni anno a 1,5 miliardi di euro.

Questi dati sono appena stati diffusi dal Coordinamento donne salute e ambiente, una rete di oltre 50 organizzazioni tra associazioni, comitati territoriali, istituti di ricerca, società scientifiche e realtà sociali attive nella difesa dell'ambiente e della salute, con particolare riferimento alla dimensione di genere. L'impatto dell'inquinamento ambientale sulla salute della popolazione incide in modo particolare sulle donne e sui bambini, ricorda il coordinamento, che subito dopo il flop del fertility day ha lanciato la campagna "Guardiane della Terra – La salute delle donne è il futuro del Pianeta" per ricordare che l'infertilità in Italia è anche connessa a una cattiva gestione dell'inquinamento e chiedere politiche che tengano conto del nesso tra gestione dei territori e salute della popolazione. La stessa giornata dedicata per la prima volta nella primavera scorsa dal ministero alla salute delle donne non ne ha tenuto conto, trasformandosi di fatto in una scatola vuota, sottolinea il coordinamento in una nota.

"L’Italia ha subìto non solo pesanti procedure d’infrazione connesse al rispetto di normative ambientali - ricorda il manifesto diffuso dal coordinamento - ma ha anche più volte attirato l’attenzione e le critiche delle istituzioni internazionali sul tema dell’uguaglianza di genere, con ripetuti richiami al rispetto degli obblighi internazionali assunti, alla promozione di una sostanziale parità di genere e al pieno godimento dei diritti fondamentali da parte delle donne". In questo contesto, continua il manifesto "la dimensione di genere delle questioni ambientali e l’impatto asimmetrico delle problematiche ambientali sulla componente femminile della popolazione sono tematiche su cui da anni è avviata una riflessione che è necessario diventi centrale nell’agenda politica, tanto in termini di ricadute socio-sanitarie specifiche quanto all’apporto femminile alla costruzione di movimenti di resistenza e all’elaborazione di proposte di gestione sostenibile di territori e risorse".  

"La contaminazione ambientale è ormai un'emergenza nazionale che compromette non solo la salute riproduttiva ma anche la salute complessiva della popolazione e delle future generazioni" ha ricordato durante la conferenza stampa Patrizia Gentilini, oncologa del Comitato Scientifico di ISDE Italia, tra gli aderenti alla campagna del Coordinamento donne salute e abiente. "Se non interveniamo tempestivamente sulle cause delle malattie come cancro, patologie ormonali, abortività spontanea, infertilità, autismo, diabete, obesità; migliorando la qualità dell'aria, dell'acqua e del cibo e riducendo l'esposizione a veleni come metalli pesanti, diossina, pcb, particolato ultrafine si rischia di condannare all'inefficacia ogni politica di salute pubblica".

Il manifesto del coordinamento avanza proposte concrete affinché gli "assi portanti" delle politiche pubbliche in materia ambientale e sanitaria siano "la prevenzione primaria, la tutela del territorio e il coinvolgimento della cittadinanza nelle decisioni riguardanti politiche impattanti dal punto di vista ambientale".

Nel frattempo, proprio il 22 settembre prossimo, giornata dedicata alla fertilità dal ministero della salute, il coordinamento sarà in piazza per il "fertility fake", un'azione "massiva di denuncia rispetto al contestabile impianto del piano nazionale per la fertilità" spiega Marica Di Pierri, presidente del coordinamento. "Assieme a decine di altre realtà al lavoro su tematiche come welfare, reddito, equità di genere, saremo in piazza sotto lo slogan siamo in attesa. Non ancora di figli, ma ancora di bonifiche, reddito, welfare, asili nido, lavoro, diritti".

(Claudia Bruno)