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Sui social media la violenza contro le donne genera altra violenza, soprattutto quando sono le donne a parlarne. Gli ultimi dati Istat descrivono l'Italia come un paese che ha imparato a odiare le donne online, quando i femminicidi fanno notizia

La violenza
sui social

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Credits Unsplash/manas rb
Violenza sui social

In Italia, la maggior parte dei contenuti pubblicati sui social media che hanno a tema la violenza di genere sono caratterizzati da insulti e indignazione. Quando sono le donne a prendere parola sull'argomento e in corrispondenza di femminicidi particolarmente efferati, i discorsi d'odio raggiungono il loro picco. A confermarlo è il rapporto Stereotipi e utilizzo dei social appena pubblicato dall'Istat, che dal 2020, in collaborazione con il Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha iniziato ad analizzare il fenomeno per osservare come gli stereotipi di genere trovino terreno fertile nello spazio virtuale. 

All'interno del nuovo rapporto – che aggiorna il precedente presentando i dati raccolti nel periodo compreso tra il 1° dicembre 2022 e il 31 agosto 2024 – è stato realizzato un progetto di sentiment ed emotion analysis, ovvero un'analisi delle interazioni generate dai social media (Twitter-X, pagine pubbliche di Instagram e Facebook, Webnews, magazine di informazione su mondo digitale e innovazione, ndr) per esaminare come questi ultimi producano o riproducano gli stereotipi di genere, amplifichino il linguaggio violento oppure provochino indignazione, e quali nuove forme di violenza di genere possono generarsi online (cyberviolenza).

La sentiment analysis (anche conosciuta come opinion mining) è lo studio computazionale delle opinioni, delle valutazioni, degli atteggiamenti e delle emozioni delle persone nei confronti di entità, individui, questioni, eventi, argomenti e dei loro attributi.[1] L’emotion detection, in maniera simile alla sentiment analysis, di cui condivide metodologie e tecniche di analisi, descrive la prevalenza di sei emozioni (amore, gioia, neutro, tristezza, paura, rabbia), con cui le persone si esprimono sui social.[2]

L’attenzione alla violenza sulle donne facilitata dalla tecnologia (in inglese, Technology-facilitated gender-based violence, abbreviato in Tfgbv) costituisce un tema centrale nel dibattito internazionale. UN Women la definisce come “qualsiasi atto, commesso, assistito, aggravato o amplificato dall'uso delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (in inglese, Information and communication technologies, Ict) o di altri strumenti digitali, che provochi o possa provocare danni fisici, sessuali, psicologici, sociali, politici o economici, o altre violazioni dei diritti e delle libertà.[3] 

La violenza online ha le stesse origini culturali e sociali della violenza contro le donne offline: è radicata e resa possibile da norme discriminatorie di genere che si intersecano con altre forme di discriminazione basate su razza, etnia, identità di genere, orientamento sessuale e abilità, insieme ad altri fattori intersezionali che vanno considerati quando si osserva questo nuovo fenomeno, connesso alla diffusione della comunicazione online e dall’uso dei social media. 

I metodi per studiare l’incidenza della violenza online sono diversi – in primis effettuare indagini sulla sicurezza –, e osservare come questo tema viene trattato sui social costituisce una fonte di informazione rilevante. 

Per questo motivo, l'Istat ha continuato a monitorare l’attività sui social media, osservando come i temi della violenza sulle donne, degli stereotipi e l’immagine sociale che si sviluppa ne esalti gli aspetti di indignazione, oppure se esiste un’amplificazione del linguaggio violento che rafforza i processi di vittimizzazione.

Analizzare il modo in cui la violenza e gli stereotipi di genere vengono rappresentati sui social costituisce una nuova frontiera di studio del fenomeno. Occorre infatti osservare come muta la percezione stessa e la narrativa della violenza sulle donne nella realtà virtuali. Attraverso un processo di cattura dei contenuti veicolati dai social, sulla base della presenza di almeno una parola appartenente a un insieme di parole filtro, (predisposto da esperte ed esperti di dominio), è possibile raccogliere e osservare le opinioni e i contenuti dei post. Inoltre, l’analisi consente di osservare come questo tipo di messaggi siano utilizzati per contrastare, condannare o isolare la cultura dello stereotipo e della violenza di genere, oppure, al contrario, se ne esaltino il lato negativo, amplificando la portata di odio e violenza. 

I dati riportati nel rapporto consentono innanzitutto di osservare i volumi della produzione sui social, cogliendone gli andamenti nel tempo. Sulla base di questo dato è possibile individuare gli eventi e i temi che hanno caratterizzato in maniera particolarmente intensa la produzione di messaggi social sul tema. 

Tipicamente si tratta di eventi commemorativi, come la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne del 25 novembre. I picchi, tuttavia, si registrano anche in concomitanza con fatti di cronaca, come i femminicidi di Giulia Tramontano e Giulia Cecchettin, o di altri eventi legati alla violenza di genere, come i provvedimenti giuridici, che generano reazioni contrastanti tra gli utenti. 

In secondo luogo, è possibile, attraverso i dati, fornire una rappresentazione del linguaggio utilizzato nelle conversazioni, distinguendo tra linguaggio violento o di indignazione nei confronti dei temi scatenanti la discussione. Infine, vengono analizzate le emozioni connesse agli atteggiamenti di indignazione e di violenza espressi tramite i social.

I dati relativi al periodo compreso dall'1 dicembre 2022 al 31 agosto 2024 hanno riguardato un totale di 1.467.035 contenuti sulla violenza di genere (Figura 1), di cui 684.504 prodotti da X (twitter), seguiti da 262.525 su Facebook e 131.252 su Instagram. Da segnalare anche i 340.264 prodotti dal web e 48.104 da rassegna stampa, che, tuttavia, non sono oggetto di analisi, perché con contenuti sostanzialmente informativi. I tweet assorbono circa la metà delle conversazioni monitorate (46,6%). 

Figura 1. Volume dei post generati sul tema della violenza di genere dall'1 dicembre 2022 al 31 agosto 2024

Figura 1

La metodologia adottata consente di controllare se i messaggi siano di natura prettamente informativa e giornalistica oppure se siano espressione di opinioni o giudizi. Il totale dei contenuti informativi è pari a 906.422 (che rappresentano il 61,7% dei contenuti totali), mentre quelli non informativi sono 560.613. Per la maggior parte, i contenuti informativi sono post di X.

Come si è detto, lo studio ha l’obiettivo non solo di capire “quanto” si parla di violenza di genere sui social, ma anche “come” se ne parla. In che modo reagiscono e commentano gli eventi che riguardano questo fenomeno le persone che utilizzano i social? Piattaforme come Instagram e X rafforzano la violenza con altra violenza, oppure è maggiormente diffuso il senso di indignazione? Per rispondere a questa domanda è stato preso in considerazione il sottoinsieme dei contenuti non informativi (pari a 560.613 post) ed è stata effettuata un’analisi – attraverso l’adozione di ulteriori parole filtro, in grado di distinguere i contenuti dei post in queste polarità semantiche. 

La Figura 2 riporta l’andamento, nel periodo considerato, di entrambe le reazioni, evidenziando una leggera predominanza dei contenuti violenti: in termini quantitativi si tratta di 23.928 i contenuti di indignazione contro 27.292 con linguaggio violento.

Figura 2. Andamento giornaliero sui social del linguaggio violento e di indignazione sui temi di violenza di genere dall'1 dicembre 2022 al 31 agosto 2024. Valori assoluti [3]

Figura 2

Se, come già evidenziato, l'indignazione emerge soprattutto in corrispondenza di eventi che attirano maggiormente la produzione di contenuti – il 25 novembre, Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, e l’8 marzo, Giornata internazionale della donna – e in occasione di femminicidi efferati – come quello di Giulia Tramontano, che ha scatenato il picco nel giugno 2023 –, i picchi di linguaggio violento invece si riferiscono alla reazione scatenata sui social da interventi di donne che prendono la parola nella sfera pubblica. 

I dati, dunque, evidenziano che, quanto più figure femminili note intervengono sul tema della violenza sulle donne, tanto più sono soggette ad attacchi d’odio. Che le donne siano vittime di violenza online più degli uomini non è un fatto nuovo, ma stupisce ancora di più il fatto che lo siano quando si parla di un argomento come la violenza sulle donne, da cui ci si aspetterebbe come conseguenza, da parte dell’opinione pubblica, solo sentimenti di indignazione.

La metodologia adottata consente di andare ancora più in profondità nell’analisi per capire che tipo di emozioni si associano alle reazioni di violenza e odio, e a quelle di indignazione, in concomitanza dei picchi legati a eventi o episodi specifici. Le Figure 3 e 4 riportano le emozioni associate rispettivamente a linguaggio violento e indignazione. Come è evidente, sono soprattutto la rabbia e la sorpresa ad animare vistosamente il tenore delle discussioni violente, mentre è ancora la rabbia, ma questa volta accompagnata dalla tristezza, a caratterizzare i contenuti di indignazione.

Figura 3. Emotion detection registrata sui messaggi con reazioni di violenza dall'1 dicembre 2022 al 31 agosto 2024. Valori assoluti sul numero di post totali di violenza/odio

Figura 3

Figura 4. Emotion detection registrata sui messaggi con reazioni di indignazione dall'1 dicembre 2022 al 31 agosto 2024. Valori Assoluti sul numero di post totali di indignazione

Figura 4

È evidente come i social media costituiscano una nuova fonte di dati, insieme ad altre, per comprendere la natura mutevole della violenza di genere che trova nel virtuale nuove forme di espressione. Nella lettura di questi dati va considerato il peso esercitato dagli stereotipi di genere che nel nostro paese sono ancora molto presenti. È sempre l'Istat che periodicamente effettua un sondaggio in materia e che proprio recentemente ha riconfermato alcune evidenze già rilevate nel 2018, da cui emerge un quadro sconfortante di opinioni ancora grondanti di pregiudizi, sia sul ruolo sociale delle donne che sull’immagine sociale della violenza.

Dalla stessa indagine emerge che, per il 31,4% delle persone intervistate, parlare della violenza e condurre iniziative a favore delle donne che la subiscono (15,8%) aiuta a far crescere la consapevolezza della gravità del fenomeno. Monitorare quindi come se ne parla sui social costituisce un modo per osservare se e come questa consapevolezza stia crescendo o meno, e quali azioni occorre mettere in campo per combattere i discorsi di odio, che proprio sul tema della violenza abbiamo visto essere così rilevanti.

Per saperne di più

Note

[1] Definita come lo studio delle opinioni e dei sentimenti espressi da dati testuali, la sentiment analysis (Sa), è una tecnica in rapida crescita nell'ambito della ricerca del natural language processing, grazie anche all'ampia gamma di applicazioni effettuate in diversi campi di analisi. Le tecniche di sentiment analysis vanno da regole e metodi relativamente semplici a procedure avanzate di deep learning (per una rassegna dettagliata si veda: Liu, 2012; Medhat, Hassan e Korashy, 2014). I risultati dello studio descrivono la prevalenza di sentiment positivo, negativo e neutro. Si veda a questo proposito la nota metodologica. 

[2] Sulla scelta delle emozioni e sul processo di estrazione delle informazioni dai social si veda la nota metodologica.

[3] “any act, that is committed, assisted, aggravated or amplified by the use of ICTs or other digital tools, that results in or is likely to result in physical, sexual, psychological, social, political or economic harm, or other infringements of rights and freedoms”, in UN Women, 2023.

Riferimenti

B. Liu, L. Zhang, A Survey of Opinion Mining and Sentiment Analysis. In: Aggarwal, C., Zhai, C. (eds) Mining Text Data. Springer, Boston, MA, 2012.

W. Medhat, A. Hassan, H. Korashy, Sentiment Analysis Algorithms and Applications: A Survey. Ain Shams Engineering Journal, 5, 1093-1113, 2014.

UN Women, Technology Facilitated Violence against Women. Report of the Foundational Meeting of the Expert Group, 2023.