Femminismo intersezionale

"Lo slogan ‘make America great again’ adottato da Donald Trump si traduce nel far finta che l'America possa essere di nuovo bianca e dei maschi" affermava nel 2018 Angela Davis – docente universitaria, filosofa, politica e attivista femminista per i diritti umani – alla conferenza inaugurale su femminismo e trasformazione sociale nell'era Trump presso l'Università della Costa Rica.
Le parole pronunciate da Davis durante il suo intervento La liberazione delle donne e il riconoscimento delle donne trans, tenutosi all'indomani del primo mandato di Donald Trump come Presidente degli Stati Uniti, risuonano ancora attualissime nel presente.
Al cuore di tutte le mobilitazioni contro la visione propugnata da Trump, secondo Davis, deve esserci un femminismo di tipo intersezionale, che tenga conto di come la discriminazione basata sul genere si intersechi ad altri fattori, come provenienza geografica, staus socio-economico, orientamento e identità sessuale: "se non ci rendiamo conto dell'esistenza di connessioni, relazioni, intersezioni, sovrapposizioni, resteremo per sempre imprigionate in un mondo che ci appare come bianco e maschile, eterosessuale e cisgender, capitalista e centrato sugli Stati Uniti o sull'Europa" afferma Davis.
Nel suo discorso, la studiosa e attivista afroamericana si concentra su nazionalismo reazionario, militarismo, xenofobia e misoginia sulla scia dell'elezione di Trump, e sull'importanza di esplorare approcci femministi alla trasformazione sociale, evidenziando il ruolo fondamentale giocato in questo senso dalla mobilitazione portata avanti dalle donne queer di colore.
Infine, Davis ci ricorda che "la leadership non è intrinsecamente maschile, né basata sul modello carismatico e individualista dei maschi, ma può essere anche collettiva, può essere femminista".