Politiche

Ci sono almeno dieci cose che imprese e organizzazioni possono fare per contrastare la violenza domestica, e rendere i luoghi di lavoro degli spazi inclusivi e sicuri per le donne

Violenza domestica. Dieci cose
che possono fare le imprese

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Foto: Unsplash/ Freshh Connection

Carenza di attenzione, giorni di assenza dovuti a permessi “per malattia” in realtà legati alle percosse, ritardi, scenate violente di uomini che vogliono minare la posizione lavorativa delle loro compagne o di ex che tentano di intercettarle: la violenza domestica ha un impatto negativo sul lavoro delle donne. Un ambiente di lavoro che non è in grado di leggere quello che sta succedendo e di sostenerle rischia di diventare un fattore aggravante, legittimando la violenza e indebolendo ulteriormente le donne che ne sono vittime. È un dovere delle organizzazioni costruire uno spazio sicuro per le donne, e non legittimare l’uso della violenza per ottenere potere e controllo né dentro né fuori dagli uffici. 

Nessuno si aspetta che datori di lavoro e manager diventino esperti o esperte di violenza, possono però assicurarsi che organizzazioni e imprese dispongano di politiche e procedure per sostenere le donne vittime di violenza domestica, per esempio rendendo sicura la loro entrata e la loro uscita dai luoghi lavoro, facilitando l’uso dei congedi per la fuoriuscita dalla violenza, avendo la prontezza di interpellare al momento giusto i servizi contro la violenza.

Si tratta solo di alcuni esempi, ma ci sono almeno dieci cose che un luogo di lavoro può fare per contrastare la violenza domestica.

Prevedere percorsi di formazione al fine di creare consapevolezza nell’ambiente di lavoro rispetto alla violenza di genere e alle misure e ai servizi per il suo contrasto.

Predisporre piani per le pari opportunità che siano funzionali a costruire uno spazio di lavoro consapevole delle discriminazioni e capace di contrastarle, e a creare ambienti di lavoro inclusivi e non giudicanti.

Adottare protocolli interni volti alla gestione della violenza nei luoghi di lavoro e alla tutela delle vittime di violenza domestica sul luogo di lavoro.

Investire nella formazione di figure di riferimento aziendali a cui le donne possono rivolgersi in caso di violenza domestica, stalking o molestie.

Informare le lavoratrici sui loro diritti nel caso in cui subiscano violenza: diritto al congedo su base oraria o giornaliera, diritto al part-time, nella pubblica amministrazione diritto anche al trasferimento ad altra sede.

Facilitare l’accesso ai congedi indennizzati per le donne vittime di violenza che consente alle donne che intraprendono un percorso certificato di fuoriuscita dalla violenza di prendere fino a tre mesi di congedo.

Garantire flessibilità oraria alle donne che sono in un percorso certificato di fuoriuscita dalla violenza.

Facilitare il trasferimento (anche temporaneo) ad altra sede qualora sia richiesto da una lavoratrice del settore privato che ha intrapreso un percorso di fuoriuscita dalla violenza.

Consentire l’accesso al TFR anticipato per affrontare le spese legate alla fuoriuscita dalla violenza (sanitarie, legali, connesse a un eventuale trasferimento).

Favorire il reinserimento lavorativo delle donne vittime di violenza che si trovano in una situazione di disoccupazione stilando protocolli con i centri antiviolenza.

È importante non dimenticare che spesso le donne che subiscono violenza da parte del proprio partner sono costrette ad abbandonare il lavoro ed entrano in una condizione di ricatto e dipendenza economica che rende loro più difficile fuoriuscire dalla violenza.

La violenza economica fa parte dei meccanismi della spirale della violenza nelle relazioni intime, e come mostra il rapporto Violence against women and economic independence di Francesca Bettio ed Elisa Ticci dimostra, a partire dai dati di un’indagine della Fundamental Rights Agency su 40.000 donne nei paesi membri dell’Unione, l’indipendenza economica è un fattore che aumenta le possibilità di una donna di uscire dalla violenza.

Per questo motivo è così importante che i luoghi di lavoro siano sensibili e attenti a sostenere i percorsi di fuoriuscita dalla violenza, ma anche che sappiano tutelare il lavoro delle donne in una situazione di violenza. 

Minacce, molestie e stalking possono avere conseguenze negative non solo sulla capacità di una donna di arrivare al lavoro e lavorare con efficienza ma sulla possibilità stessa di rimanere nel mercato del lavoro.

Inoltre, per molte, il luogo di lavoro potrebbe essere l’unico spazio che frequentano fuori dalla famiglia e dalla cerchia domestica. E quindi l’unico in cui chiedere aiuto.

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