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Un'app di sicurezza personale gratuita che permette di incastrare gli stalker, è l'algoritmo sviluppato dalla startupp My Tutela, un'idea nata durante le indagini per l'omicidio di Sara Di Pietrantonio

Combattere lo stalking
a colpi di app

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Foto: Unsplash/ Gilles Lambert

Un'app di sicurezza personale gratuita che “permette di raccogliere le evidenze digitali di reati di cyber criminalità, applicando algoritmi di calcolo che garantiscono l'autenticità e la provenienza delle fonti di prova”. A parlarcene è Marco Calonzi, da oltre dieci anni consulente tecnico informatico forense di numerose procure e tribunali in tutta Italia, esperto nel contrasto dei reati di violenza di genere e contro i minori di 18 anni e CEO di MyTutela, la startupp che ha sviluppato l’algoritmo, tra i progetti selezionati dal contest di Libere: tecnologie innovative per la prevenzione e il contrasto alla violenza contro le donne.

I dati lo dimostrano e la cronaca lo conferma: internet è il luogo preferito per le violenze psicologiche e di tipo persecutorio. Cosa fa tecnicamente l’app che avete progettato, come funziona, e in che modo può essere utile a una persona che si trova a subire stalking e molestie online?

lnstallata l'app gratuita, si potrà registrare il numero della persona che si vuole mettere sotto osservazione: ciò significa che l'elenco delle chiamate ma anche le loro registrazioni, quello dei messaggi, delle foto, delle mail e dei video ricevuti dal numero predefinito saranno archiviati e salvati, diventando incancellabili. E una volta scaricato l'archivio fra file audio, video e di testo, questo avrà – in sede di un'eventuale denuncia o in caso di processo – lo stesso esatto valore dei file originali. L'app permette infatti di stampare dei report standard, studiati per essere pronti da portare direttamente alle autorità in fase di denuncia, senza dover ricorrere a un perito informatico e a costose perizie tecniche. Un aiuto vero e concreto alle vittime di stalking o molestie, prima dell'intervento – sempre necessario – delle autorità.

Come nasce l’idea alla base dell'algoritmo?

L’idea nasce durante le indagini per l’omicidio di Sara Di Pietrantonio, la 22enne soffocata e bruciata dal suo fidanzato nel 2016 a Roma. In quel caso, lui aveva cancellato tutti i dati sul suo cellulare e per riuscire a entrare in quello di lei, che era protetto da password, ci abbiamo messo più di un mese. Con Mytutela tutto questo non sarebbe successo. La nostra speranza è che questa app possa aiutare anche a scoperchiare il sommerso, ovvero circa l’80 per cento dei casi che non vengono denunciati. 

L’innovazione tecnologica può trasformare radicalmente gli stili di vita senza cambiare la cultura in cui sono immersi, in che modo il vostro progetto si propone di contrastare la cultura della violenza sulle donne?  

MyTutela è prima di tutto un progetto di sensibilizzazione al problema della violenza di genere. L’app isola e evidenzia i comportamenti scorretti che una vittima subisce mettendola innanzi a prove certe. Solo l’uso consapevole della tecnologia può renderla veramente utile e cambiare la cultura di odio e violenza che attualmente è presente.

Perché avete deciso di partecipare al contest di Libere e che aspettative avete rispetto a questa esperienza?

L’iniziativa di Libere ci è sembrata subito un’ottima opportunità in cui è possibile condividere i valori di rispetto e libertà che da anni perseguiamo con il nostro progetto. Attraverso Libere vorremmo continuare a diffondere il progetto MyTutela per arrivare a quante più persone possibile per far capire a tutti che gli strumenti per uscire da certe problematiche ci sono e sono alla portata di tutti.