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La pandemia non ferma le innovatrici

Dati
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L’innovazione delle donne è cresciuta negli ultimi anni e oggi sono 2mila le start up innovative guidate da imprenditrici, 572 in più rispetto al 2019. A dirlo sono i dati diffusi da Unioncamere che fa il punto su come le donne stanno cambiando l'imprenditoria in Italia riferendosi alle statistiche registrate a fine settembre 2022.

Nel complesso, ricorda Unioncamere, sono più di 1 milione 342mila le imprese femminili in Italia, parliamo del 22,18% dell’imprenditoria italiana. Tra i settori a maggior tasso di femminilizzazione troviamo: servizi (in cui le imprese femminili sono oltre la metà), sanità e assistenza sociale (37,21%), istruzione (30,92%), servizi di alloggio e ristorazione (29,21%), agricoltura (28,13%), noleggio, agenzie di viaggio e servizi alle imprese (26,54%). 

Ma il dato interessante è che dopo l'epidemia da Covid 19 molte donne hanno dato vita a start up, costituite nella forma di società di capitali e specializzate nello sviluppo, nella produzione e nella commercializzazione di prodotti o servizi ad alto valore tecnologico. 

I dati ci dicono che oggi oltre il 70% di queste duemila imprese in Italia opera nei servizi alle imprese (1.455), poco più del 15% nelle attività manifatturiere (306) e il 4,6% nel commercio (91); che l’innovazione al femminile ha il suo cuore pulsante in quattro regioni, che concentrano più del 50% del totale delle imprese guidate da donne di questa tipologia: Lombardia (470), Lazio (263), Campania (204), Emilia Romagna (143).

In percentuale, le innovatrici in Italia rappresentano il 13,6% del totale delle start up, una quota analoga a quella registrata due anni prima (13,5%). Ma la loro crescita negli ultimi due anni è stata notevole (+40%), una tendenza che va di pari passo con il sempre maggiore impegno delle donne nei settori a maggior contenuto di conoscenza, come i servizi di informazione e comunicazione, le attività finanziarie e assicurative, le attività professionali, scientifiche e tecniche, l’istruzione, la sanità e l'assistenza sociale, che oggi rappresentano quasi il 10% dell'imprenditoria femminile in Italia.

“La crescente propensione delle donne a impegnarsi in settori imprenditoriali più innovativi, oggi in gran parte ancora appannaggio degli uomini, è un fatto certamente positivo”, ha sottolineato il presidente di Unioncamere, Andrea Prete. “Speriamo che sempre più giovani vogliano seguire questo esempio, scegliendo di laurearsi in discipline Stem, oggi tanto ricercate dalle imprese”.

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