Storie

Nasce in un piccolo paese del Piemonte e diventa una pilota di fama internazionale, molte le vittorie, grandi le delusioni, ma mai vinta, arriverà a fondare una sua scuderia

Pioniere. Lella Lombardi: "Preferisco un incidente che innamorarmi"

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Lella Lombardi è stata una grande pilota, nata nel 1941, è stata una delle prime donne a correre ad alti livelli. Questo articolo è stato scritto a partire dal libro di Cristina Falco "Più brave per forza, Storie di donne e sport dal Novecento a oggi", una galleria di storie di vita di grandi atlete del Novecento. Per raccontare la vita di Lella, Cristina ha intervistato i suoi amici di gioventù che di lei ricordano che diceva sempre: «Preferisco avere un incidente che innamorarmi. Ecco quanto amo le corse». Quando si giocava in cortile Lella infilava le mani anziché i piedi nei pattini e li usava come macchinine, raccontano. A tredici anni aveva imparato a guidare e a diciotto lavorava nella ditta di famiglia guidando i camion. Quando si andava a ballare era Lella che portava la macchina e che, se qualcuno la provocava, incalzava il malcapitato fino a superarlo e distanziarlo.

Nel 1965 Lella ha 24 anni e fa il suo primo passo ufficiale nel mondo delle corse: all'insaputa del padre, debutta a Monza, grazie ai risparmi e al sostegno dell’Automobile Club, riesce a comprare una macchina da corsa a rate, quarantadue lire al mese: gliela consegnano solo un’ora prima della gara, ma lei non si scoraggia e con un team composto da Franco, il fabbro del paese che “qualcosa di motori ci capiva” e dall’amico di infanzia Pino.

 I genitori scoprono che Lella corre dai giornali, il padre un po’ burbero non la sosterrà mai apertamente, ma nemmeno la osteggerà e, quando Lella non è nei paraggi, dimostra agli amici tutto il suo orgoglio per la figlia pilota. Essere una ragazza che ama le corse non è facile negli anni sessanta, ma la gente in paese applaude ai suoi successi, e poi Lella è bella, solare, estroversa, le piace ballare ed è piena di amici, anche il fatto che sia lesbica lo sanno tutti e hanno da ridire solo “quattro bigotti”.

Con i primi successi, correre diventa per Lella una professione, lascia Frugarolo in Piemonte e si trasferisce prima a Monza e poi a Londra, partecipa alle Formule minori, e ai femminili, va a fare gare anche negli Stati Uniti, dove gli sponsor sono molto ricchi (racconta Mirosa, amica d’infanzia, che con una sola corsa - la Formula Indy a Daytona - Lella si è comprata un appartamento nella località sciistica di Limone). Il suo sogno però è la Formula 1 e nel 1974 si avvera.

Lella esordisce nel Gran Premio della Gran Bretagna. Il debutto sarà faticoso, e la sua stagione migliore la seguente: prese parte a dodici delle quattordici gare del mondiale. La Formula 1 non è ambiente amichevole, è molto aggressivo e lo è ancora di più per le donne.

 “Nessuno poteva accettare di restarle alle spalle, essere sconfitti da Lella Lombardi era per i piloti inammissibile, più di un’ingiustizia. In una conferenza stampa del 1975, Lella denunciò senza remore il clima astioso creatosi attorno a lei tanto da non lasciarle tregua”. (Alice Figini, La signora delle corse)

Sospettava che l’avessero sabotata, rompendo i freni della macchina. Forse fu proprio per il suo essere un personaggio scomodo, che la March, la sua casa automobilistica, affidò la macchina di Lella a Ronnie Peterson.

Essere una pilota era tutta la sua vita e Lella non si diede per vinta, “Non parlava mai della Formula Uno, solo una volta ne accennò come di «un’esperienza di cui i piloti non amano parlare. Quando si ritorna dalla Formula Uno vuol dire che qualcosa non ha funzionato». Combatté la delusione nell’unico modo che conosceva: continuando a correre” (Alice Figini, La signora delle corse).

Dal 1976 in poi corre nel World Sportscar Championship e poi passa Campionato Europeo Turismo, collezionando una vittoria dietro l’altra. Fino al 1988 anno in cui si ritira e fonda la sua scuderia la Lella Lombardi autosport. Muore pochi anni dopo, nel 1991, di tumore.

In totale la “Tigre di Torino”, come la chiamavano gli inglesi, ha partecipato a 17 Gran Premi riuscendo a prendere il via 12 volte e percorrendo 363 giri.

 

Cronologia

1941, nasce a Frugarolo, in provincia di Alessandria.

1954, impara a guidare

1959, fa la camionista nell’impresa di famiglia

1965, partecipa alla sua prima gara in Formula Monza

1968, passa alla Formula 3 dove si classifica seconda

1970, vince il Campionato Italiano Formula 850

1971, è campionessa della Formula Ford Mexico.

1974, è quinta in Formula 5000.

1974, esordisce in Formula 1 nel Gran Premio di Gran Bretagna, sul circuito di Brands Hatch, al volante di una Brabham BT42. Nelle prove realizza il 29° tempo, non sufficiente per classificarsi al via della corsa.

1975, partecipa al Gran Premio del Sudafrica con una March Ford, disputando la prima gara sul circuito di Kyalami. Dovrà ritirarsi per un problema al circuito di distribuzione della benzina.

1975, arriva sesta al Gran Premio di Spagna, conseguendo uno storico mezzo punto, prima ed unica donna (ad oggi) ad aver ottenuto un punteggio utile per la classifica del campionato mondiale piloti. Conclude la sua esperienza in Formula 1 classificandosi quattordicesima nel Gran Premio del Brasile nel 1976.

1975 - 1981 corre nel World Sportscar Championship, gareggiando anche in coppia con Marie-Claude Beaumont e ottenendo buoni piazzamenti.

1979, arriva prima nella “6 ore di Pergusa”, in coppia con Enrico Grimaldi.

1980, vince una gara in coppia con Gianfranco Naddeo.

1982, passa al Campionato Europeo Turismo nella classe 2500 cc. Debutta con tre primi posti in coppia con Anna Cambiaghi; qui conosce Bruno Remondi, suo meccanico personale.

1984 vince quattro gare insieme a Giorgio Francia.

1985, anno migliore, si aggiudica sei gare in coppia con Ronaldo Drovandi.

1988 si ritira dalle corse per intraprendere una nuova avventura: fonda la scuderia Lella Lombardi autosport di cui è team manager fino al 1991.

1992, muore a Milano

1998, è stato collocato un suo busto nel parco di Frugarolo, il suo paese natale.