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Più nidi per tutti, una frase che si ripete di governo in governo, ma che andrebbe sostenuta con delle misure concrete. Il commento di Laura Branca, presidente dell'associazione Bologna Nidi

Sì ai nidi,
ma...

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Foto: Unsplash/ nik radzi

La dichiarazione del Presidente Giuseppe Conte assomiglia a molte altre dichiarazioni, di altri politici, di altri governi che al di là del colore del partito, annunciano ciclicamente: “Più nidi per tutti”!

È un annuncio molto popolare, che piace a tutti, al grande pubblico e alle madri in particolare. È un annuncio che poi si rivela solo un annuncio per l’appunto, o poco più. Ma non fermiamoci alla semplice critica e analizziamo i fatti e la storia.

I nidi oggi sono pochi, sono mal distribuiti, meno al sud e in provincia, che in città, sono costosi, e ahinoi, cosa che si scrive e si dice raramente, sono mal gestiti. Le risorse impegnate per i bambini da 0 e 3 anni a livello statale sono state sempre poche: in 50 anni di attività i finanziamenti statali li contiamo sulle dita di una mano.

Ma ci sono stati e hanno prodotto risultati. Quali? Vediamolo insieme per capire meglio cosa fare, perché è questo che si chiede molto giustamente la professoressa Francesca Bettio in un articolo comparso su inGenere. Tanti o pochi, arriveranno certo delle risorse da investire, e la domanda è: come spenderli al meglio?

Uno degli ultimi finanziamenti, fallimentari, dedicati ai bambini di 0-3 anni è stato avviato nel 2012, dal Governo Monti, e si è concentrato al Sud. Svariati milioni, esattamente 670, destinati alle 4 regioni "cenerentola" del sistema: Campania, Sicilia, Calabria e Puglia.

Prima ancora che si concludesse il finanziamento, il commissario che ha gestito le risorse, il prefetto Silvana Riccio, scriveva nel Monitoraggio del piano straordinario nel 2013: “si evince che le risorse del PAC, per quasi il 50 % vengono destinate a servizi temporanei strettamente legati alla durata delle risorse che ne consentono la gestione” o più chiaramente, come scrivono alcuni consiglieri del comune di Modica (uno dei comuni a cui le risorse erano desinate): “non è difficile prevedere che quando i fondi si esauriranno ciò che resterà saranno le macerie di un servizio pubblico essenziale”.

I motivi del fallimento sono tantissimi ed erano abbastanza prevedibili fin dall’inizio. Se dagli errori non s‘impara però rimangono dolorosamente inutili. 

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