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La relazione con la Chiesa è cambiata soprattutto tra le donne, un tempo principali alleate della fede cattolica in Italia, e oggi sempre più lontane dall'adesione a norme e regole religiose

Ragazze
secolarizzate

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Foto: Unsplash/ Syd Wachs

Il nostro è un paese dichiaratamente cattolico e come tale occupa una posizione particolare nel contesto occidentale. La religione cattolica appare profondamente radicata nella collettività nazionale, e in Italia sembra per lo più incanalarsi nelle forme di religiosità ufficiali dell’istituzione ecclesiale, quali ad esempio la partecipazione a riti e momenti aggregativi (battesimo, messa, comunione, funerali, ecc.). 

La religiosità in Italia rimane un riferimento significativo per la maggioranza della popolazione e la tenuta nel tempo è sicuramente più alta che in altri contesti europei anche se diversa rispetto al passato. Si pongono quindi nuove domande per capire come è cambiata l’esperienza religiosa, con quali modalità essa perdura nella società contemporanea, e in che modo coinvolge la partecipazione e il vissuto religioso di uomini e donne.

A livello nazionale, gli studi mostrano una crescente pluralizzazione delle modalità di appartenenza e di espressione della religiosità, maschile e femminile, dentro e fuori dai contesti istituzionali delle chiese. La maggioranza della popolazione italiana si dichiara ancora oggi cattolica (60,1%). Largamente minoritarie sono le persone appartenenti ad altre famiglie religiose (dagli islamici ai buddisti, dagli ebrei alle altre cristiane o non cristiane: complessivamente il 6,5%). Per contro, un italiano su tre (33,4%) non sente di appartenere ad alcuna confessione religiosa, una quota che è cresciuta significativamente dal 2000 quando era al 18,8%.

Le differenze tra uomini e donne sono andate a intrecciarsi sicuramente con il mutamento dei ruoli. La messa in discussione degli stereotipi e la crescente emancipazione femminile degli ultimi decenni hanno offerto alle donne nuove modalità di presenza all’interno degli spazi pubblici e privati e quindi anche in quelli religiosi ed ecclesiastici.

L’analisi del rapporto tra genere e religioni evidenzia alcuni elementi ricorrenti: una complessiva maggiore partecipazione femminile ai riti e ai momenti di passaggio religiosi, soprattutto da parte delle generazioni più adulte di donne nel corso dei decenni rispetto ai maschi; un diverso approccio alla religiosità; una maggiore adesione femminile alle norme e alle regole religiose anche se all’interno di un contesto di progressivo allontanamento dalle istituzioni ecclesiastiche di molti credenti.

La variabile 'genere' continua ad avere un effetto significativo sulle dimensioni della religiosità individuale. Le donne mostrano ancora oggi una sensibilità e un'attenzione religiosa superiore a quella degli uomini per diversi motivi: una differente socializzazione, la tendenza a una socializzazione religiosa matrilineare, debolezze nella posizione sociale e lavorativa che si affiancano a una visione più intimistica e personale del rapporto con il divino.

Anche se in termini assoluti le donne sono ancora più partecipi degli uomini, negli ultimi decenni si è assistito a un calo vertiginoso, rispetto a quello maschile, dell’affezione delle donne nei confronti della pratica religiosa.

Se da sempre la partecipazione femminile alla pratica religiosa si è diversificata da quella maschile, più interessante è osservare nel dettaglio diverse generazioni di donne: quelle che hanno promosso, vissuto e trasmesso i principali mutamenti relativi alle pari opportunità e all’emancipazione femminile (ad esempio attraverso il femminismo) e quelle di oggi (le nipoti) che vivono in un contesto di più elevato riconoscimento e di più sostanziale parità rispetto al passato. Nel mezzo, le madri, generazione che ha vissuto i cambiamenti e ha goduto dei privilegi ma pare non aver trasmesso alle figlie tali principi.

L'importanza delle credenze religiose di base si mantiene ancora su livelli alti in Italia, ma il confronto generazionale e di genere mostra come la tenuta sia sostanzialmente legata alle generazioni di donne più adulte e anziane. Tale dato prefigura un calo rilevante di affezione negli anni a venire.

Andando nello specifico, i dati mostrano che le donne tendono a considerarsi religiose e a riconoscersi in una fede religiosa in misura maggiore degli uomini (76,3% uomini e 86,8% le donne) e che se gli over 65 raggiungono il 90,3%, la percentuale cala di circa 20 punti tra i giovani, mostrando la forte diminuzione di coloro che si dichiarano credenti e/o religiosi.

Ma è utile sottolineare in particolare due aspetti.

In primo luogo, l'apparente regolarità nel tempo della componente femminile rispetto a quella maschile in termini assoluti mostra un'accelerazione verso processi di secolarizzazione che fa immaginare un livellamento con i comportamenti e gli atteggiamenti maschili nel prossimo futuro in molte dimensioni dell’esperienza – credenze, pratiche religiose (partecipazione a funzioni e riti) e morali (adesione alla morale cattolica).

In secondo luogo, mentre la Chiesa tenta di contrapporsi al processo di secolarizzazione tipico di una società fortemente differenziata e pluralistica – sul terreno della forte affermazione dei valori della fede, della ripresa di funzioni delle istituzioni religiose, di una presenza sociale marcatamente propositiva, per salvaguardare l’identità religiosa nella società contemporanea e per non disperdere una specificità di riferimento in un contesto sempre più pluralistico e differenziato – la secolarizzazione appare più marcata tra le giovani generazioni e tra le donne.

Insomma, se una maggiore consapevolezza rispetto al forte cambiamento della presenza femminile nella società è sicuramente visibile rispetto al passato, sembra che la religione non sia più un elemento di confronto e di socializzazione tra le nuove generazioni.

Un mutamento che si annuncia di grande rottura rispetto alla tradizione religiosa italiana. Certo, già tra le nate dopo il 1970 si poteva vedere all’opera l’affermazione progressiva di una posizione sempre più critica e distaccata rispetto all’antica alleanza tra Chiesa cattolica e donne. Un elemento di novità particolarmente significativo, in un paese ove la trasmissione della fede è da sempre matrilineare.

La religione cattolica nel contesto italiano sembra aver dunque mancato un rinnovato patto generazionale e di genere. C'è da chiedersi quale sarà il futuro legato a questa disaffezione crescente.

Riferimenti

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