Politiche

La Grecia arriva al centro della scena, esempio tragico della fragilità della governance dell'Eurozona. La crisi dell'economia e del debito colpisce duramente le donne, soprattutto giovani e outsider . Ma quel che succederà dipenderà molto dalla loro capacità di reazione

Donne greche
a rischio bancarotta?

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In un primo tempo gli analisti pensavano che la Grecia, essendo periferica e non avendo né una bolla immobiliare né una concentrazione di titoli tossici, fosse relativamente immune al peggio della recessione. Non si riteneva rilevante il fatto che il Paese si trovasse ad entrare in recessione con due questioni strutturali aperte (la riforma delle pensioni e il ruolo del settore pubblico). Ma, due anni dopo, la Grecia si ritrova al centro dell’attenzione, come caso esemplare delle criticità della governance dell’Eurozona: come gestire il grande problema della competitività, come sbloccare le riforme strutturali, come gestire un’unione monetaria con una dimensione politica sottosviluppata e priva di prospettive. In altri tempi le questioni greche venivano considerate parrocchiali e di conseguenza ignorate sistematicamente. Questo atteggiamento ha consentito un alto livello di lassismo, la possibilità di invocare lo stato di eccezionalità, e, ultimamente, di affrontare i problemi in modo superficiale o di non affrontarli affatto. Ora che la Grecia è di fronte a tutta la classe, e su di essa si sperimenta la capacità di autorecupero dell'Eurozona, queste vecchie abitudini vanno dimesse.

Incertezze. In un paese in cui le politiche di sicurezza sociale sono state utilizzate per nascondere e proteggere privilegi, risulta poco chiaro cosa succederà ora che il bisogno di una rete di protezione sociale diventerà sempre più reale. Da una parte la spesa per la sicurezza sociale sarà sotto attacco per motivi di finanza pubblica, dall’altra il bisogno di una reale rete di protezione crescerà. Il divario potrà essere colmato usando il potenziale di solidarietà delle famiglie. Ma, come successe nella Depressione degli anni ’30, a mano a mano che la crisi diventerà più grave diminuirà il numero di fonti in grado di fornire aiuti. E’ chiaro che, nei prossimi anni, un meccanismo di questo tipo rappresenterà una parte decisiva delle dinamiche della crisi, ma la sua traiettoria esatta è difficile da definire. Allo stato attuale quello che sappiamo, o che possiamo prevedere, è la portata dell’aggiustamento della finanza pubblica a cui la Grecia si è impegnata nell’ambito del Patto di Stabilità: una riduzione del debito pubblico dal 12.7 % al 3% in tre anni. Una riduzione del 4% entro la fine del 2010. Quali saranno le misure e come verrà attuata questa riduzione è assolutamente incerto: primo, fino a che punto l'adeguamento potrà essere conseguito, come spera parte della sinistra, riducendo - e tassando- l'economia in nero? Può essere un “pasto gratis” oppure avrà ripercussioni su tutta l'economia e, nello specifico, sulla famiglia? Secondo, cosa significa adeguamento parlando in merito alle dimensioni e le funzioni del settore pubblico? E' possibile che accada semplicemente che le strutture esistenti vengano alimentate con l’aumento delle tasse? Terzo, cosa succederà con alcune delle peculiarità dualistiche dell'economia greca? Gli insider riceveranno maggiore tutela (così come previsto dalla legislazione sul lavoro in discussione) o la pressione degli organismi internazionali porterà a una riduzione della protezione? Date tutte queste incertezze – che si combinano in un'incertezza generale su come sarà la Grecia del 2012 – si può fare qualche ipotesi sull'impatto della crisi sulla condizione delle donne e sui processi che negli ultimi vent'anni l'hanno modificata.

Donne, un quadro generale. Dal 1981 la Grecia ha attivamente promosso quello che è stato definito un processo di “formalismo legale” per promuovere l'uguaglianza di genere. Questo ha significato che le donne sono state le principali beneficiarie della crescita dell'impiego pubblico, malgrado il divario tra insiders e outsiders stesse crescendo. Contemporaneamente le donne sono entrate sempre più nel sistema educativo, con il risultato che nelle coorti di età più giovani rappresentano la maggioranza dei laureati. L'arrivo dei migranti ha immesso lavoratrici immigrate principalmente nel lavoro domestico, il che ha permesso a molte donne di uscire dal lavoro non retribuito nelle famiglie per entrare nel mercato del lavoro. Questi sviluppi degli ultimi dieci anni sono stati rapidi ma sono ancora fragile, come evidenzia la concentrazione della disoccupazione tra le giovani donne e la persistenza del gap salariale. Il sistema di protezione sociale è ancora fortemente spostato verso le pensioni, con le donne insider ancora “beneficiarie” di un’età pensionabile bassa. Le politiche attive del lavoro e i servizi sociali per le madri sono recenti, vengono finanziati in gran parte da fondi strutturali europei e raggiungono una minoranza della popolazione. Quale sarà l'impatto della crisi su questo fragile equilibrio?

Il mercato del lavoro. Le insider, una ogni quattro donne che lavorano, vedranno il loro pacchetto ridotto in termini monetari, ma non affronteranno licenziamenti (visto che godono di protezione lavorativa). Poche donne tra i quaranta e i cinquanta vedranno la loro età pensionabile alzarsi leggermente (l'età pensionabile non può aumentare per le donne che possono già esercitare il loro diritto acquisito - quelle sui cinquanta e più- mentre nessuno parla di quelle sotto i quaranta, che sono immesse in un sistema molto meno generoso). L'incertezza produrrà plausibilmente un aumento di richieste di pensionamento, questo significherà che: (a) ci saranno più donne pensionate alla ricerca di un lavoro sussidiario, e (b) negli anni a venire sempre più donne dovranno fare i conti con pensioni molto basse. Visto che le assunzioni di insider saranno verosimilmente congelate, ci saranno lunghe file di giovani donne altamente qualificate, finanziate da buone famiglie, in attesa di un lavoro da insider. Per le ousider la situazione sarà peggiore. Vivranno contemporaneamente licenziamenti e tagli. Se la ripresa si baserà sull'attacco all'evasione fiscale, questo potrà voler dire che gran parte delle piccole imprese familiari dovranno essere ristrutturate e/o chiuse con gravi conseguenze sulle assunzioni e l’impiego. I migranti sono in maggioranza outsider: in particolare le donne che svolgono lavori domestici in nero saranno le ultime beneficiarie dei compressi budget familiari. Quel che succederà dipenderà anche dai nuovi flussi in arrivo. Constatato che la maggior parte dei nuovi arrivati vede la Grecia come un paese di transito, questa percezione non cambierà con le variazioni della domanda interna, che continuerà a spremere sempre più i migranti residenti.

La famiglia e i servizi sociali. La famiglia ha tradizionalmente rappresentato la vera rete di protezione sociale e questa sua capacità sarà chiamata in causa per dare risposte a tutte le incertezze sottolineate nei paragrafi precedenti. La casa è il cuscinetto finanziario della famiglia – come mostrano gli ultimi cinquanta anni di crescita incontrollata dei prezzi delle proprietà. Dall’inizio della crisi il mercato mostra un’attività basissima, nonostante ciò i prezzi rimangono stabili. Come può continuare questa situazione, dal momento che le famiglie stanno cercando di liquidare i loro beni? Le famiglie dovranno fronteggiare anche una ripida curva demografica intorno al 2015, quando i baby boomers entreranno in una fase critica della loro vita. Quando parliamo di baby boomers intendiamo la “generazione sandwich”, quella che al giorno d’oggi si prende cura sia dei genitori (che ora hanno superato i settanta) che dei nipoti e finanziano anche la disoccupazione giovanile. Questa generazione, soprattutto a causa della crisi, si troverà ad affrontare tutto ciò con sempre meno aiuti.

Le donne sono le consumatrici di ultima istanza, quelle che alla fin fine devono far quadrare i conti. Il budget familiare, in contrasto con attività più maschili, non può essere manipolato con i derivati e contabilità creativa, nemmeno usando Greek Statistics. L’accesso al sistema bancario nelle condizioni attuali è probabilmente problematico. Le famiglie greche sono meno indebitate di quelle dell’Europa Occidentale, ma sono anche meno abituate a gestire il debito come parte delle finanze familiari.

I servizi sociali e le politiche attive del lavoro sono soggetti a influenze contraddittorie. Da una parte sono soggette alla contrazione della finanza pubblica che sarà più forte, visto che i tagli verranno fatti secondo lo schema “last in, first out” (le pensioni non verranno tagliate, mentre probabilmente verranno abbandonati i nuovi programmi di sostegno alla famiglia). Dall’altra parte, tuttavia, una delle armi che il governo userà per difendersi dalla crisi sarà di accelerare un utilizzo efficace dei Fondi Strutturali Europei. Finora i fondi strutturali sono stati considerati come una mucca da mungere, con scarsa attenzione ai risultati e all’efficacia. I Fondi Strutturali potrebbero anche assorbire eventuali ulteriori aiuti della Comunità Europea per la finanza pubblica e/o la stabilizzazione. Queste aree costituiscono la spina dorsale del sostegno dei fondi strutturali in quanto sono azioni orizzontali che aiutano la competitività e sono al riparo da qualunque accusa di discriminazione a favore di settori particolari.

Pensieri conclusivi. La crisi rappresenterà indubbiamente un periodo di grande difficoltà per la società greca che dovrà affrontare situazioni prima considerate inimmaginabili. Queste esperienze implicheranno molti sacrifici e una forte dose di incertezza. Le donne, che sono la categoria di ousider più vulnerabile e quelle che soffrono di più per l’assenza di una reale rete di sicurezza, saranno colpite in misura più che proporzionale. Questo potrebbe implicare un passo indietro nei progressi sociali degli ultimi vent’anni: le donne potrebbero essere indotte a ritornare in famiglia ed essere accusate di egoismo se si rifiutano di farlo. Si può però azzardare anche una lettura più ottimista. Come ha notato Schumpeter, i cambiamenti rapidi non sono mai lineari. La crisi potrebbe portare a un ciclo di distruzione creativa e potrebbe permettere alle donne di rompere le barriere del formalismo legalitario per assicurarsi uno spazio maggiore sia di parola che di responsabilità.

La crisi è un tempo di incertezze, paura e dolore. Da tutto questo emergerà una società con regole nuove ma ancora sconosciute. Influenzare la forma della società a venire può essere fatto più facilmente in tempo di crisi che quando ci si confronta con strutture immutabili e ci si sente dire che le cose sono così perché sono sempre state così. Per gli attivisti è tempo di agire.