Storie

Un romanzo, uno scambio epistolare, un memoir, un film, per ripensare le relazioni con gli altri e capire come desideriamo starci e attraversarle. Perché nessuna persona è un'isola, e parlare di relazioni significa parlare di noi

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Leggere i legami
Credits Unsplash/Nastia Petruk

Vorrei consigliare libri e film che parlano di relazioni. Di legami. Famigliari, amicali, di coppia.

Sono libri che parlano di relazioni in modi molto diversi: c’è un romanzo, uno scambio epistolare, un memoir, un film. Nelle relazioni ci incontriamo e ci fondiamo, scopriamo altri mondi e ospitiamo nel nostro quelli altrui. Parlare di relazioni vuol dire parlare di noi.

Esisteremmo senza relazioni? Nessun uomo è un’isola completo in se stesso, scriveva John Donne, se lo scrivesse oggi direbbe “nessuna persona”, perché nel frattempo abbiamo conquistato il diritto di esistere. E mai come in quest’epoca di policrisi in cui sommiamo all’esperienza della pandemia, il genocidio, le guerre, la distruzione del pianeta, mi sento di riaffermarlo con decisione.

I nostri corpi sono diventati sempre più fragili, le nostre menti più spaventate. Abbiamo, credo, bisogno di costruire comunità, di incontrarci e riconoscerci. Abbiamo bisogno di vedere nell’altra e nell’altro una possibilità, qualcuno che come noi ha paura del mare aperto, ha paura della solitudine. Nasciamo e moriamo nella solitudine, ecco, no, io non credo.

Ho visto di recente l’ultimo film di Pedro Almodovar, La stanza accanto, e in quella storia, mai retorica, intensa e vitale, ho trovato il trionfo di un rapporto di amicizia, una donna accompagna l’amica verso la morte e lo fa con coraggio, generosità, purezza d’animo. Lo fa concedendole tempo, quel tempo che oggi ci sembra impossibile trovare anche per noi stesse. Che cos’è l’amore se non il tempo indefinito che concediamo all’altro.

Così del tempo della giovinezza concesso a un uomo più grande, racconta il romanzo vincitore dell’International Booker Prize 2024, Kairos di Jenny Erpenbeck: Berlino Est, 1986. In un giorno di luglio un uomo e una donna si guardano su un autobus. Lei è una studentessa, lui uno scrittore cinquantenne, sposato e con un figlio adolescente. La loro è un’attrazione intensa e improvvisa, alimentata da passioni comuni e accresciuta dalla segretezza che sono tenuti a mantenere. Mentre il mondo intorno a loro sta cambiando in maniera inesorabile, Katharina si concederà completamente ad Hans. Le loro vite si intrecciano alla grande Storia e noi seguiamo il racconto di una storia d’amore travolgente e spaventosa.

In Legami feroci Vivian Gornick ci mostra il più complesso dei rapporti d’amore, quello con la propria madre, nel racconto di lunghe passeggiate che una figlia ormai matura e un’anziana fanno per le strade di New York da un quartiere all’altro per andare a un concerto, a un museo. Camminare dà la possibilità alle due donne di ricordare, di ricostruire una vita, di mettere in ordine la memoria. In un memoir preciso, con una lingua sempre controllata, Gornick vuole arrivare alla verità e lo fa costruendo una saga femminile: “Ho vissuto in quel condominio dai sei ai ventun anni. C’erano venti appartamenti, quattro per piano, e me lo ricordo come un edificio pieno di donne. Degli uomini quasi non ho memoria. Ce n’erano tantissimi, ovvio – mariti, fratelli, padri – ma io mi ricordo solo delle donne”. É la storia di un’emancipazione, di un amore, di una perdita. Perché sempre perdiamo un parte di noi, quando da figlie diventiamo donne.

E poi, la storia di una relazione d’amore e di un’amicizia durata tutta la vita, quella tra due donne che si incontrano e si amano, si desiderano, si scrivono. Si perdono e si ritrovano. Si pensano fino alla fine. Questa raccolta di lettere racconta due donne, due grandi artiste della vita. Un libro che brucia di passione e ci invita a non avere paura dell’altra. Mai. Scrivi sempre a mezzanotte – Virginia Woolf, Vita Sackville-West. A cura di Elena Munafò.