
E così finisce anche il programma Unar contro le discriminazioni “basate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere”, avviato dalla Ministra Carrozza. Il Sottosegretario di Stato Miur Gabriele Toccafondi ha deciso di interromperlo. Il suo gesto si inserisce all’interno di una campagna di mobilitazione dell’opinione pubblica contro l’introduzione della teoria del gender nelle scuole. La Società delle Storiche risponde con un documento con cui viene messo in evidenza il taglio ideologico delle affermazioni che accompagnano questi fenomeni e che puntualizza e chiarisce la complessità insita nella teoria del gender.
Innanzitutto non si tratta di una “teoria” che ipostatizza le caratteristiche di uomini e donne, ma anzi al contrario, fornendo uno strumento d’analisi per comprendere le relazioni tra sessi situate in precisi ambiti storici e sociali, i gender studies mostrano come non ci siano modi predefiniti e prescrittivi di essere uomini o donne, ma come invece l’espressione della propria sessualità risponda ad identità molteplici ed ugualmente legittime. Questo filone di ricerca, diversamene da quanto avviene in Italia, è pienamente riconosciuto dalla comunità scientifica e dall’insegnamento superiore di molti altri paesi.
La Società delle Storiche rimarca la gravità della censura messa in atto da un organo dello Stato senza un effettivo dibattito culturale e scientifico che l’abbia statuita. Ma soprattutto rivendica l’importanza dell’inserimento di questo tipo di studi all’interno delle scuole ai fini di un’educazione civica più consapevole, che possa contribuire alla formazione di una società più aperta. I gender studies infatti, spiegano le storiche, “aiutano a riflettere sugli stereotipi sessuali, che tanto facilmente vengono riemergendo nelle nostre società, a combattere i pregiudizi, a sviluppare consapevolezza dei condizionamenti storico-culturali ricevuti”.