
L'unisex torna di moda, storia breve di una tendenza rivoluzionaria
"Sempre più spesso, gli uomini e le donne indossano gli stessi abiti, li acquistano presso gli stessi negozi, in un paesaggio tanto ricco, vario e sconcertante quanto è il genere stesso" a parlare è Kimberly Chrisman-Campbell, storica della moda, che su The Atlantic ricostruisce la storia dell'abbigliamento unisex, una tendenza tornata di moda, ma che rispecchia più ampiamente i cambiamenti che hanno interessato tutto il secolo scorso. Nel mese di marzo, il grande magazzino Selfridges, a Londra, ha fatto un restyling radicale, trasformando tre piani del suo emporio in Oxford Street in reparti di indumenti "neutri" rispetto al genere di chi li indossa, racconta Campbell. Ma dove nasce questa tendenza? Campbell cita la ricerca di Jo Paoletti, docente della Maryland University, e confluita nel libro Sex and Unisex: Fashion, Feminism, and the Sexual Revolution, che interpreta la moda dell'abbigliamento unisex come uno dei risultati della seconda ondata del femminismo, di cui ancora oggi portiamo addosso i segni. Una reazione, e un correttivo, agli stereotipi di genere affermatisi fortemente a livello sociale e culturale dopo la seconda guerra mondiale. È qui, negli anni del boom economico, che prende forma il concetto di genere. E l'abbigliamento unisex degli anni '60 e '70 ha avuto proprio la funzione di contestare i confini imposti tra i generi a partire dagli indumenti. Allora, possiamo dire che la cultura dell'abbigliamento si è mossa verso un progressivo annullamento delle differenze, verso una neutralizzazione dei generi? Non proprio. La reazione unisex, infatti, ha avuto spesso l'effetto opposto. Leggi la storia completa su The Atlantic.