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Arginare il cattivo uso delle tecnologie a partire dagli adolescenti, ci prova la legge che punta su educazione e prevenzione e sul coinvolgimento di aziende e gestori di piattaforme come Facebook

Cyberbullismo. Cosa cambia
con la legge sugli adolescenti

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Foto: Flickr/ Chris JL

Il 18 giugno entrerà in vigore il provvedimento per la prevenzione e il contrasto al cyberbullismo tra i minori, un fenomeno sempre più diffuso e particolarmente pericoloso per gli adolescenti. Si tratta della prima legge sul tema in Italia e nasce da un iter lungo e complicato che ha attraversato diverse fasi e non poche difficoltà. L'obiettivo della legge è quello di contrastare il fenomeno del cyberbullismo tra i 14 e i 18 anni attraverso una particolare attenzione "alla prevenzione, alla tutela e all'educazione dei ragazzi e delle ragazze coinvolte sia nella posizione di vittime sia in quella di responsabili di illeciti". 

Cosa si intende per cyberbullismo

Per cyberbullismo si intendono tutte quelle azioni volte a denigrare, insultare, offendere, intimorire, minacciare, escludere o sovraesporre pubblicamente qualcuno attraverso internet. Il cyberbullismo è considerato una forma di bullismo per il suo essere intenzionale, ripetitivo e partire da uno squilibrio di potere tra chi agisce e chi subisce l'atto in sé. La sua specificità è data dal mezzo attraverso cui si realizza. Chi decide di aggredire un altro tramite internet, infatti, da una parte è molto più protetto - può farlo in anonimato, senza metterci la faccia e senza le interferenze emotive di un certo grado d'empatia che interverrebbe dal vivo, questo lo rende meno responsabile e rende i suoi atti più efferati - dall'altra ha un pubblico assai più vasto di spettatori, quello delle piattaforme di social networking, ad esempio, elemento che amplifica in modo esponenziale l'intensità e l'impatto della violenza. 

Cosa cambia con questa legge

Con l'attuazione della legge chi ha subito un atto di bullismo online può contattare direttamente il gestore della piattaforma su cui è stato veicolato il contenuto incriminato e richiederne la rimozione. Nel caso in cui il gestore non provveda entro le 48 ore, il minore ha il diritto di inoltrare la segnalazione direttamente al Garante per la protezione dei dati personali. All'autore della pressione, invece, viene estesa la procedura di ammonimento già prevista dalla normativa vigente in caso di stalking, con alcuni adattamenti del caso: il minore viene convocato in questura accompagnato da almeno un genitore e gli effetti di questa misura cessano al compimento della maggiore età. "L’ammonimento è adattato ai ragazzi tra i 14 e i 18 anni di età, e riguarda alcune attività online che il minore sarà tenuto a svolgere: si mira alla responsabilizzazione più che alla penalizzazione" spiega la senatrice Elena Ferrara, prima firmataria del disegno di legge.

Prevenire, educare

La legge prevede inoltre l'istituzione di un tavolo tecnico permanente per la prevenzione e il contrasto al cyberbullismo presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il tavolo, spiega la senatrice Ferrara, "è coordinato dal Ministero dell'Istruzione e ha la missione principale di consentire a diversi soggetti competenti - dalle aziende che gestiscono i siti internet più utilizzati, tra cui Facebook, ai tribunali dei minori, agli operatori sociali, alle associazioni - di collaborare in modo sinergico e quanto più efficace per fornire agli utenti strumenti il più possibile chiari, riconoscibili e in grado di funzionare con immediatezza". Il Ministero dell'Istruzione in collaborazione con quello della Giustizia si assume poi il compito di elaborare delle "linee di orientamento" per le scuole al fine di prevenire il fenomeno a partire anche dalla formazione del corpo docenti. In particolare, le linee guida invitano allo svolgimento di progetti e attività dedicate e delegano a ogni istituto la selezione di un docente come coordinatore, che avrà anche la facoltà di collaborare con gli altri soggetti del territorio, inclusa la polizia e le associazioni. "Il valore principale del provvedimento è che si tratta di una legge di prevenzione" spiega Ferrara "e che nel caso di atti di cyberbullismo ponga le condizioni per tutelare e sostenere il minore che ha subito tali atti e di rendere chi li ha compiuti più consapevole. Si tratta della prima legge in Europa che affronta anche la coregolamentazione con le aziende digitali. Un primo passo, perché il tema è ampio e complesso".

Resta da capire come e se effettivamente i gestori delle piattaforme web saranno in grado di rispondere con tempestività alle emergenze, districandosi tra segnalazioni più o meno gravi.

Il cyberbullismo colpisce soprattutto le ragazze

Il cyberbullismo, come la violenza in generale, non è un fenomeno neutro. Secondo un'inchiesta diffusa di recente dall'Osservatorio Nazionale Adolescenza e condotta in Italia su 8mila studenti di età compresa tra i 14 e i 18 anni, colpisce soprattutto le ragazze, - circa il 70% tra le vittime. "Non è un caso che la legge nasca dalla vicenda di Carolina Picchio (arrivata al suicidio nel 2013 dopo che un gruppo di coetanei, tra cui il suo ex fidanzato, aveva condiviso sul web un video in cui era oggetto di molestie sessuali, ndr) e a cui poi questa legge è stata dedicata dalla stessa Presidente della Camera Laura Boldrini" spiega Ferrara. "Una storia che mostra bene come il cyberbullismo si intreccia con la violenza di genere. Tra i soggetti presenti al tavolo interministeriale saranno sedute anche associazioni che si occupano di violenza di genere. Avevamo proposto poi una specificità legata all'orientamento sessuale, ma per il momento non è passata".

La violenza online non riguarda solo i minori

Il fenomeno non coinvolge certo solo i minori, e in corso di discussione era stata anche avanzata la proposta di estendere il disegno di legge agli adulti, proposta che però poi è stata di fatto accantonata. "Il mondo degli adulti è complicato, viene chiamata in causa la censura e la libertà d'espressione ed è un terreno molto più scivoloso all'interno del dibattito pubblico" motiva Ferrara. Certo è che i social media sono diventati il veicolo per eccellenza per pressioni psicologiche e di tipo persecutorio, si pensi solo alle conseguenze più drammatiche del revenge porn o a quello che in molti paesi accade quando le donne ricoprono cariche pubbliche, come conferma un rapporto diffuso dall'Unionie interparlamentare. Tra i casi più comuni, ci sono anche le minacce da parte di ex coniugi o fidanzati a donne adulte. Una risposta innovativa in questo caso è arrivata dalla piattaforma Chayn Italia che ha diffuso una guida alla sicurezza digitale "per proteggersi nel mondo virtuale". Di sicuro, però, la strada per arginare le derive del cattivo uso delle tecnologie è ancora lunga.