Politiche

Come il denaro mandato a casa dalle donne cambia la vita delle donne, di qua e di là del mare. Una ricerca  condotta tra Lombardia e Marocco indaga l'impatto economico e sociale delle rimesse delle migranti. E dimostra la necessità di integrare la prospettiva di genere nei programmi di sviluppo

Donne marocchine
il cambiamento circolare

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Le donne migranti contribuiscono sempre di più all'economia dei paesi di provenienza, ma il tema delle rimesse femminili e delle differenze fra donne e uomini nell’invio e nell’utilizzo delle rimesse non è stato molto analizzato e i pochi studi condotti non arrivano a dei risultati compiuti. Nonostante le evidenze empiriche abbiano dimostrato che integrare la prospettiva di genere nei programmi di sviluppo contribuisce alla loro efficacia e sostenibilità; la gran parte della ricerca sulle rimesse si è concentrata sugli aspetti economici, ignorando le implicazioni politiche e sociali legate al ruolo delle donne.

Proprio per colmare questo vuoto conoscitivo ed analitico, in un progetto di ricerca[1] sui processi migratori delle donne marocchine, abbiamo indagato la complessa rete di connessioni e intersezioni fra genere, migrazione, rimesse e sviluppo.

Rimesse economiche e rimesse sociali

La ricerca è stata condotta in modo contestuale in Lombardia e in una regione interna del Marocco, caratterizzata da un elevato flusso di emigrazione, e il suo valore può essere ricondotto al fatto che si indaga su un universo femminile e islamico nei due contesti di riferimento, quello di provenienza e quello di destinazione.
I risultati offrono alcuni spunti di riflessione sul modo in cui le donne si orientano nell’inviare e nell’utilizzare le rimesse e su come le relazioni familiari, anche in un contesto culturale poco favorevole alla parità dei diritti fra donne e uomini, possano risultare modificate, grazie a un nuovo ruolo economico e a un diverso ruolo sociale che le donne spesso acquisiscono dall’esperienza migratoria.
Dati recenti (ISTAT 2008) ci dicono che le donne costituiscono il 42% del totale della comunità marocchina in Italia, che continua a essere prevalentemente maschile, a differenza dei paesi dell’Europa orientale (Ucraina, Polonia, Moldavia, Romania), dell’America latina (Perù, Ecuador) e delle Filippine, in cui le emigrazioni sono caratterizzate da un modello che vede le donne protagoniste della mobilità internazionale come primo-migranti. Nel caso delle migrazioni marocchine invece prevale un modello migratorio “familiare” che si caratterizza per l’integrazione e il radicamento nel paese di destinazione, proprio attraverso la ricomposizione del nucleo familiare.
Se confrontata con altri paesi nordafricani la componente femminile marocchina è tuttavia più consistente e la sua crescita è presumibilmente legata ai progressi che il Marocco ha conosciuto sia a livello di sviluppo socio-economico, sia sul piano delle riforme che hanno portato a un miglioramento delle condizioni di vita e dei diritti delle donne[2].
Il Marocco rappresenta il quarto paese in termini di valore complessivo delle rimesse ricevute e l’emigrazione è uno degli assi portanti della sua politica economica (Arrighetti 2010). Il 16% delle famiglie marocchine riceve rimesse (Chaabita 2007) e le rimesse rappresentano il 9% del PIL.  Secondo alcuni autori  la rilevanza e la costanza delle rimesse economiche verso il Marocco sarebbero da associare ai più marcati legami transnazionali dei migranti marocchini rispetto ad altre realtà anche del Nord Africa  (De Haas e Plug 2006; De Haas 2007).
Sulla natura, il ruolo e l’utilizzo delle rimesse economiche, da parte delle donne che le inviano e  da parte delle donne che le ricevono, i nostri risultati empirici sembrano confermare le tre principali ipotesi presenti nella letteratura (Lucas, Stark 1985; Orozco et al.2006, Pfeiffer et al.2007, Instraw 2005, Dustmann, Mestres 2009):

1) le donne hanno un ruolo nelle decisioni relative all’invio e all’uso delle rimesse anche nello specifico caso delle marocchine, il cui processo migratorio avviene prevalentemente per ricongiungimento familiare;

2) le rimesse femminili si indirizzano verso i bisogni primari -istruzione e salute- e sembrano dunque motivate prevalentemente da un fine altruistico;

3) le cosiddette ‘rimesse sociali’, come risulta dalle nostre interviste qualitative, esercitano un ruolo indiretto di stimolo all’emancipazione femminile e contribuiscono al miglioramento delle condizioni di vita nelle società di provenienza.

Le rimesse economiche sembrano avere inoltre un impatto diretto sulle relazioni di genere  nelle comunità di origine: soprattutto nelle famiglie transnazionali con il marito emigrato, le donne vedono accrescere le loro responsabilità e la loro autonomia nella gestione delle risorse che vengono dall’estero: il 56% delle intervistate che ricevono rimesse ne controlla direttamente l’utilizzo.




Le rimesse femminili sostengono lo sviluppo locale?

 Le rimesse economiche e quelle sociali potrebbero avere un ruolo importante nella riduzione della povertà delle famiglie transnazionali, favorendo il miglioramento delle opportunità di accesso all’istruzione e alle cure sanitarie per i figli, dell’alimentazione e delle condizioni igieniche. Inoltre, attraverso politiche e iniziative mirate, sia nei paesi di arrivo che nel paese di provenienza, le rimesse e la comunità emigrata potrebbero avere un ruolo chiave nello sviluppo locale, soprattutto delle aree depresse del paese (quelle rurali e geograficamente più interne e marginali). Inoltre, l’utilizzo delle rimesse per investimenti nell’agricoltura di sussistenza può contribuire a contenere il fenomeno di abbandono e, se accompagnato dalla creazione di infrastrutture e di servizi essenziali, potrebbe favorire lo sviluppo di un’agricoltura più moderna e produttiva.

Tuttavia l'indagine in Marocco ha fatto emergere anche il rischio di un ulteriore impoverimento delle aree rurali a causa dell’emorragia di risorse umane giovani e qualificate e l’innescarsi di una dipendenza dalle rimesse che gonfia i consumi correnti piuttosto che gli investimenti. 

Per evitare questi rischi e sostenere uno sviluppo locale promosso dalla comunità marocchina (residente ed emigrata) è necessario integrare le politiche migratorie, che finora in Europa sono state deboli, prevalentemente difensive e discontinue, con quelle della cooperazione allo sviluppo, puntando sul sostegno alle rimesse economiche, alla trasmissione transnazionale di competenze tecniche e sociali e alla costruzione di azioni bilaterali più efficaci. Si tratta di politiche ad oggi poco considerate sia nei paesi di destinazione che in quelli che hanno dato origine al processo migratorio.

Dalla ricerca emergono alcuni spunti di riflessione sulle politiche di sostegno allo sviluppo attraverso politiche mirate. Di seguito le proposte che hanno un potenziale di impatto positivo e alcune delle misure che ne faciliterebbero l'attuazione.

Per esempio, le politiche per incentivare la creazione di attività produttive e/o commerciali nel paese di origine e  rafforzare dell’auto-imprenditorialità delle donne migranti nel paese di arrivo necessitano di interventi che favoriscano l' accesso al credito e regolamentino i servizi finanziari. Tra i vari problemi legati ai flussi di denaro tra i paesi di emigrazione e quelli di accoglienza emergono, infatti, le alte commissioni sulle transazioni e gli elevati tassi di cambio che le società finanziarie che fungono da intermediarie impongono. Sarebbe quindi utile sostenere l’accesso ai servizi finanziari fornendo garanzie e servizi di money transfer a costi più ridotti.

Sono rilevanti anche gli interventi di sostegno all’associazionismo come strumento di aggregazione delle comunità di migranti intorno a progetti collettivi di sviluppo nei paesi di provenienza. Allo stesso modo è importante che vi siano programmi di sostegno alla circolarità migratoria attraverso incentivi alla creazione di attività economiche transnazionali e alla commercializzazione dei prodotti/servizi.

Come ultima nota vogliamo porre l'accento sulla particolare attenzione che secondo noi andrebbe data ai programmi di alfabetizzazione per le donne residenti nelle zone rurali dove il livello ancora elevato di analfabetismo, soprattutto femminile, rappresenta uno dei principali ostacoli al miglioramento delle condizioni di vita e allo sviluppo economico.

 

NdR: Sullo stesso argomento, sempre su inGenere, vedi Quando le donne mandano i soldi a casa di Jayati Josh, Colf e badanti il diamante della cura di Flavia Piperno, Marcela e Matteo, il welfare delle due Romanie di Flavia Piperno

NOTE

[1] La ricerca, realizzata da Soleterre strategie di pace ONLUS, Università degli Studi di Milano e Istituto per la Ricerca Sociale nell’ambito del programma Aeneas, cofinanziato dall’Unione Europea, si concentra su un campione di 116 donne emigrate in Lombardia e un campione equivalente di donne residenti in una regione interna del Marocco (Chaouia-Ouardigha) che sono ritornate in Marocco o che appartengono a famiglie transnazionali. La ricerca è stata diretta da Renata Semenza (Università di Milano) e Manuela Samek Lodovici (IRS) e realizzata da Flavio Scantimburgo (Università di Milano) e Daniela Loi (IRS), con la collaborazione di Alessandro Arrighetti (Università di Parma).

[2]  Il governo del Marocco è stato il secondo del mondo arabo-musulmano, dopo quello tunisino, a stabilire giuridicamente la parità tra uomo e donna; un cambiamento anticipato dalla modifica del Codice del Lavoro del 2003 che ha introdotto per le lavoratrici diritti fino ad allora sconosciuti, quali la maternità, il diritto di aderire ai sindacati, il riconoscimento della molestia sessuale in ambito lavorativo. Sempre dal 2003 il nuovo codice del commercio prevede che le donne possano esercitare attività commerciale senza l’autorizzazione del marito.



Riferimenti bibliografici

Arrighetti A. (2010) “Entità e destinazione delle rimesse: una rassegna della letteratura” in Semenza R., Samek M., Scantimburgo F., Loi D., Women’s Migration from Morocco to EU: a Warp Yarn for the Development, UNIMI, IRS, Soleterre Onlus, mimeo, 2010.
Chaabita, R. (2007), Les Transferts de Fonds des Residents Marocains Residants en Europe: Impacts et Determinats, CEA-AN/Ad-Hoc/Migration/07/E.1 Mars.
De Haas, H. e Plug R. (2006), Trends in Migrant Remittances from Europe to Morocco 1970- 2005, International Migration Review, vol. 40, n.3.

De Haas  H. (2007), The Impact of International Migration on Social and Economic Development in Moroccan Sending Regions: a Review of the Empirical Literature, IMI, University of Oxford.

Dustmann C., Mestres J. (2009), Remittances and Temporary Migration, Discussion Paper 09/09, Cream, University College, London.

Instraw (2005), Crossing Borders: Remittances, Gender and Development, United Nations.

Lucas R.E.B. and Stark O. (1985) “Motivations to Remit: Evidence from Botswana” in Journal of Political Economy 93(5): 901-18.

Orozco M., Lindsay Lowell B. and Schneider J. (2006), “Gender Specific Determinants of Remittances: Differences in Structure and Motivation”, mimeo

Pfeiffer L., S. Richter, P. Fletcher and J.E. Taylor (2007) “Gender in economic research on International Migration and its Impacts: A critical review”, in The international migration of women, ch. 2

Semenza R., Samek M., Scantimburgo F., Loi D., Migrazioni femminili, transnazionalismo e reti, la Rivista delle Politiche Sociali n.2, 2010.