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Donne nelle comunità dell’energia: il caso di ènostra, cooperativa italiana che sta percorrendo la strada dell’inclusione di genere in un settore ancora fortemente caratterizzato da presenza e leadership maschili

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Foto:Unsplash/danilo.alvesd

Le comunità dell’energia possono essere definite come progetti basati sulle energie rinnovabili, in cui le persone che partecipano diventano proprietarie degli impianti e di conseguenza, esercitano un elevato grado controllo su un progetto e ne beneficiano collettivamente. Negli ultimi anni, le comunità dell’energia si sono ampiamente diffuse in Europa, e contano oggi più di 2 milioni di persone che ne fanno parte, con una proiezione per il 2050 di raggiungere il 37% della cittadinanza europea.

Per rendere effettivo il loro potenziale democratico, però, tali iniziative devono fronteggiare il problema dell’ancora limitata presenza delle donne, che rischia di riprodurre disuguaglianze ed esclusione di genere nel contesto della transizione energetica. Basandoci sulle nostre rispettive ricerche, prendiamo in esame il caso di ènostra, una cooperativa italiana che si presenta come un’eccezione in un ambito ancora molto maschile. 

Le comunità dell’energia: il caso di ènostra

Le comunità dell’energia possono assumere diverse forme legali, anche se per lo più si predilige la cooperativa. Nata nel 2014, ènostra oggi conta oltre 10.000 soci e produce 1.120.220 kWh. Oltre a vendere elettricità rinnovabile e servizi ai suoi membri, la cooperativa ha come scopo quello di incoraggiare la loro partecipazione alla vita quotidiana dell’organizzazione così come quello di accrescere il loro impatto sulle comunità locali e aumentare la loro sensibilità sulle sfide sociali legate alla transizione energetica. In tal senso, particolare attenzione viene posta sulle questioni di genere, forti della consapevolezza che l’impatto delle comunità dell’energia sul coinvolgimento e l’empowerment delle donne nella transizione energetica potrà essere determinante per il futuro.

Le comunità dell’energia favoriscono la partecipazione delle donne? 

In generale, le comunità dell’energia sono considerate “più femminili” di altre organizzazioni del settore dell’energia. La letteratura sul tema evidenzia un’affinità tra l’universo femminile, la protezione del pianeta e modelli di management collaborativi.  Le comunità energetiche, dunque, sono viste come un potenziale fattore di inclusione delle donne in un settore ancora dominato dagli uomini. Tuttavia, anche se nelle rinnovabili la situazione sembra migliore, le donne sono spesso confinate a ruoli amministrativi o di marketing e rimangono assenti dal management o da posizioni decisionali.

Inoltre, nelle forme collettive di management, le discriminazioni interne potrebbero costituire un ostacolo per le donne, scoraggiandole a partecipare attivamente. Ciò sembra particolarmente vero per il contesto italiano, dove l'indice di uguaglianza di genere calcolato dall'Istituto europeo per la parità di genere (Eige) sulla somma di diversi indicatori  lavoro, salute, potere, soldi, violenza, tempo e sapere  è ben sotto la media del'Unione Europea: 65/100 per l’Italia contro il 68, 6 nelle Ue; e la presenza delle donne nelle discipline cosiddette Stem (scienze, tecnologia, ingegneria, matematica) è tra delle più basse in Europa. 

Inclusione di genere e cooperative energetiche: a che punto siamo?

I dati ricavati dagli studi condotti sulle cooperative energetiche mostrano che anche in tali organizzazioni i livelli di partecipazione maschile sono ancora superiori. Infatti, le donne rappresentato solo il 20% circa dei soci e sono assenti dai ruoli dirigenziali.

Questa tendenza è confermata dalla ricerca di Aurore Dudka, che ha condotto un’indagine con due delle più grandi comunità energetiche in Europa  l’italiana ènostra e la belga Ecopower –, collezionando circa 5.400 risposte a questionari. Le donne rappresentano il 22% del campione e mostrano anche una partecipazione più debole alle attività centrali della cooperativa, quali l'assemblea generale e lo sviluppo di competenze. Se si adotta una prospettiva intersezionale, la situazione risulta addirittura peggiore: le donne con un reddito inferiore a 1000€o, sono meno del 5% nelle cooperative.

Tuttavia, confrontato con il contesto europeo, lo studio dimostra l’eccezionalità di ènostra, che conta un 40% di azioniste. Ancora più interessante è il fatto che, dal 2019, una donna (Sara Capuzzo), è stata eletta presidente della cooperativa. La presenza di una donna nel ruolo di presidente è stata accolta positivamente dagli azionisti della cooperativa, soprattutto dai soci di sesso femminile: il 60% ha dichiarato che avere una donna come presidente rappresenta un motivo per aderire alla cooperativa.

Dal 2019, tra i nuovi azionisti il 60% è rappresentato da donne. Una possibile spiegazione è legata al concetto di role model, ovvero al fatto che una presenza femminile, assumendo posizione di potere, dimostra alle altre donne che anche loro hanno la possibilità di avere un impatto sull’andamento della cooperativa.

Anche se in misura diversa rispetto ad altre cooperative, tuttavia, la questione di genere è ancora un problema centrale per ènostra. Da un punto di vista qualitativo, la ricerca di Lorenzo Sapochetti rivela che il coinvolgimento femminile nel percorso partecipativo lanciato dalla cooperativa è ancora molto basso.

I dati ricavati dall'osservazione partecipante e dalle interviste con soci e socie suggeriscono che una delle barriere percepite dagli stessi alla partecipazione delle donne è la complessità delle questioni energetiche. Spesso le donne non posseggono quelle conoscenze tecniche e quelle competenze “verso le quali gli uomini sono più inclini", come sottolineato in un'intervista.

Lo studio evidenzia anche che tale squilibrio è spesso legato all’esistenza di pratiche domestiche “di genere”, che escludono le donne dalle attività legate all'energia: “Lo vedo con la mia compagna. Lei non ne vuole sapere nulla della bolletta energetica e di queste cose, non se ne preoccupa affatto. [...] Mentre con i gruppi di acquisto solidali, che sono legati al cibo, il coinvolgimento femminile è più alto perché spesso  purtroppo, dico  le donne sono quelle che si occupano di generi alimentari, cucina, etc." ha spiegato uno degli intervistati. 

Ancora lontano dal raggiungere la parità di genere, il settore energetico resta fortemente ancorato a relazioni di potere. Perciò, promuovere la partecipazione e l'empowerment delle donne in questo campo richiede una più profonda riconsiderazione del loro ruolo nel settore ma anche nella società più in generale.

Le cooperative energetiche sulla strada di un futuro più inclusivo

Come dimostrato dagli studi disponibili sul tema, la questione di genere richiede crescente attenzione da parte delle comunità energetiche, anche nei casi più virtuosi come ènostra. In particolare, il rischio per la cooperativa (che sta crescendo e diventa finanziariamente attraente), in un paese caratterizzato da forti discriminazioni nei confronti delle donne, è che esse continuino a essere relegate a ruoli marginali.

Nonostante le difficoltà, ènostra ha intrapreso un chiaro percorso verso l'inclusione di genere nel mondo cooperativo e si sta affermando come esempio da seguire per tutti gli altri attori del settore. A giugno di quest'anno, durante l'ultima assemblea generale e la concomitante elezione del nuovo consiglio di amministrazione, è stata eletta per la prima volta una maggioranza di donne (4 su 7 amministratori). Inoltre, la cooperativa ha aderito a una rete di cooperative europee per le energie rinnovabili (che sono tutte nella RESCoop, la federazione europea delle cooperative energetiche) che stanno sviluppando una strategia di parità di genere mirata a "promuovere una significativa partecipazione delle persone di qualsiasi genere a parità di condizioni ".

Riferimenti

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