Politiche

10 milioni di dollari e quasi 2mila proposte dal basso per intitolare monumenti alle donne. Succede a New York con l'iniziativa lanciata da Chirlane McCray e Alicia Glen Tom Finkelpearl per ripartire dalle donne che hanno lasciato un segno nella storia della città

New York vuole più
donne nei monumenti

4 min lettura
Foto: Unsplash/ Erik Lindgren

Si chiama She Built NYC ed è un progetto nato negli Stati Uniti per rispondere a un imbarazzante dato di fatto: a New York i monumenti che rappresentano le donne sono pochissimiA Bryant Park, c’è una statua dedicata a Gertude Stein, celebre scrittrice  e poetessa statunitense. A Riverside Park, zona nord-ovest dell’isola di Manhattan, ad essere messa sul piedistallo è Eleanor Roosevelt, attivista e first lady degli Stati Uniti. Eppure, a fronte dei circa 150 monumenti presenti nei cinque distretti della città che ritraggono personaggi storici maschili, da William Shakespeare a Cristoforo Colombo fino a John Lennon, se si va a caccia di statue dedicate a grandi donne si rischia di restare delusi. 

Basti pensare che soltanto a Central Park, cuore verde della città, contro 23 statue maschili storiche, si contano soltanto rappresentazioni femminili di fantasia, insieme a ninfe o angeli. Le donne reali sono appena cinque. Oltre alle citate Stein e Roosevelt, rispondono all’appello Giovanna d'Arco, Golda Meir, e Harriet Tubman. Magra consolazione: entro il 2020 si attendono sempre a Central Park le statue di due “suffragette” impegnate nella lotta per il diritto di voto alle donne: Elisabeth Stanton e Susan Anthony. Per il resto: il deserto. O al massimo, come detto, bisogna accontentarsi delle donne inventate.

In Italia, come fa notare da anni l'associazione Toponomastica femminile, siamo quasi abituate a città che ricordano solo personaggi maschili. Ma è possibile che nella metropoli della Statua della Libertà, sede dell'Onu che nel dicembre del 1977 stabilì l’8 marzo come “Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale”, ci sia una mancanza così forte nelle opere pubbliche?

È da queste constatazioni che parte l'iniziativa lanciata dalla moglie del sindaco De Blasio, Chirlane McCray, insieme alla vicesindaca e commissaria per gli affari culturali, Alicia Glen Tom Finkelpearl. She Built NYC è un progetto pensato sotto il segno della parità di genere per le vie della metropoli ritenuta – non a torto – il più grande museo di arte pubblica all’aperto negli Stati Uniti, con oltre mille monumenti presenti entro i confini della rete urbana.

Le risorse che sono state messe in campo per le istallazioni artistiche dedicate alle rappresentazioni di figure femminili importanti nella storia di New York non sono briciole: si parla 10 milioni di dollari stanziati dal Department of Cultural Affairs, da utilizzare nei prossimi quattro anni. 

E per rendere ancora più sentita e partecipata l’iniziativa, attraverso il sito women.nyc è stato anche chiesto alla cittadinanza di esprimere preferenze sui nomi femminili da “onorare” con le dovute rappresentazioni pubbliche. Requisiti richiesti per la “nomination”: una donna non più vivente, conosciuta per un evento, un movimento o un'azione avvenuta almeno 20 anni fa. 

Ebbene: a essere arrivate sono state quasi 2mila proposte di donne che hanno lasciato un segno profondo su New York. Testimonianza, questa, di quanto numerose siano le figure femminili entrate di diritto nel cuore e nelle menti dei newyorkesi. 

Anche il New Yorker ha portato avanti la sua indagine: circa 400 lettori hanno inviato i loro suggerimenti, con nomi come Jane Jacobs, antropologa e attivista, o come Margaret Sanger, attivista e pioniera della contraccezione e dei diritti riproduttivi. E poi Shirley Chisholm, Lillian Wald, Inez Milhollande, Dorothy Day. 

Chiuse le liste sulle donne “papabili” per una statua, si è da poco conclusa anche la seconda fase dell’iniziativa: la caccia agli artisti che dovrebbero incaricarsi di passare all’azione. Terza fase del progetto: le proposte sulle varie candidature di donne da rappresentare passeranno al vaglio di una commissione creata ad hoc dall’ufficio del sindaco, che selezionerà una rosa di candidature che verrà annunciata a gennaio 2019. L’iniziativa rappresenta un punto di partenza importante per invertire la rotta rispetto a una fisionomia della città che ha fino a ora lasciato le donne nell’ombra.

Con la speranza che progetti come questo siano sempre più numerosi e partecipati anche dal basso, pensiamo a come un recente sforzo di crowdfunding per contribuire a erigere una statua dedicata alla famosa giornalista afroamericana Ida B. Wells a Chicago ha visto raccogliere in breve tempo ben 40.000 dollari. Ed è davvero incoraggiante.