Lo zoo
delle famiglie

Nella formula veloce della risposta breve a una lettera di giornale, con Lo zoo delle famiglie (Vallardi, ottobre 2015), Claudio Rossi Marcelli offre un vero e proprio manuale rivolto a chiunque voglia capire meglio cosa significhi vivere nelle famiglie oggi
Un po’ in anticipo sui tempi, soprattutto per chi, come me, si muove sempre all’ultimo momento, ho trovato la mia strenna di Natale: il nuovo libro di Claudio Rossi Marcelli, Lo zoo delle famiglie.
Penso che ne comprerò una decina di copie e le impacchetterò con carte differenti: una per l’amica che a tratti cede alle pressioni sociali e si sente in colpa per la sua scelta consapevole di non avere figli; una per lo zio che pensa che i figli li puoi crescere solo se li hai partoriti, meglio se sei una donna ché un uomo per queste cose non è tagliato. Uno per la mia amica che ha appena avuto un figlio con la sua compagna e ci ha invitati tutti a una meravigliosa festa di benvenuto in giardino e un altro per quell’altra amica che sta per andare in Spagna, da sola, per avere quel figlio che vuole da quando studiavamo insieme all’università. Uno per la mia amica che sta lottando con tutte le sue forze per avere un figlio, anche se questo significa sottoporsi ad esami continui e interventi chirurgici invasivi, e uno anche per la mia giovane collega che sta per partorire e difende la sua scelta di vivere solo alcuni giorni alla settimana nella stessa casa del suo compagno e padre di suo figlio. Una per mio fratello e le sue ansie da neo padre e una per i miei, mio padre e mia madre, che qualche volta perdono la bussola in questo "zoo delle famiglie", ma che stanno facendo di sicuro del loro meglio per apprezzarne la complessità. Una per lo scambio regali sotto l’albero dell’ufficio (sì, quando lo pescherete sappiate che l’ho messo io), perché comunque vada sarà un successo. E poi una da tenere come regalo jolly, per quell’amico/a che di sicuro si presenterà a sorpresa al nostro pranzo del 25 dicembre, che non ho ancora idea di chi sarà ma che di certo sarà inserito in qualche tipo di famiglia pure lui/lei (e comunque starà di diritto nella nostra). E poi qualche copia la prenderò per uso e consumo personale: una da tenere a casa, accanto alla copia ammuffita del Marcello Bernardi che mi passò mia madre (e che, confesso, non ho mai studiato come forse avrei dovuto) perché di certo questo libretto dalla copertina verde e dalla forma snella si merita un posto nella zona emergenza della nostra libreria, magari respingendo in seconda fila quel SOS Tata che qualcuno negli anni ci ha voluto regalare, una da tenere in borsa per non affrontare mai più impreparata le chiacchere pre e post scuola e un’altra, infine, da regalare a quell’amica che ha due figli a distanza ciascuno di sei mesi dai miei, con cui condivido ormai da quasi dieci anni i dubbi e le gioie del fare la madre. E ora che ci penso magari terrò anche una copia in più, pronta per chi me la chiedesse in prestito, perché quando li presto, i libri di Claudio Rossi Marcelli, non mi tornano mai indietro.
Insomma mi impegnerò a diffonderlo perché, in questi tempi di censure e libri all’indice in cui l’animosità, la paura e l’intolleranza sembrano essere la cifra stilistica che caratterizza le discussioni che riguardano uomini e donne, e i loro ruoli nelle famiglie, questo è un libro leggero, nella migliore accezione del termine, intelligente e ironico che regala qualche risata e qualche lacrima di commozione ma, soprattutto, restituisce il senso della possibilità di fare/essere famiglia a tutti e tutte.
Infatti, a seguire il "Claudio Rossi Marcelli pensiero", avvallato dalla postfazione qualificata della psicologa Irene Bernardini, per fare una famiglia ci vogliono essenzialmente tre ingredienti: amore, senso della responsabilità e progettualità a lungo termine. Le forme che le famiglie possono assumere sono tante, almeno quanti sono gli animali di uno zoo, ma questi tre elementi ne costituiscono la struttura portante per garantirne il funzionamento. Di aiuto è anche un quarto ingrediente, magari non altrettanto nobile ma di sicuro utilissimo nella gestione delle dinamiche quotidiane: l’ironia e la capacità di essere molto seri senza prendersi troppo sul serio.
E così, nelle lettere della rubrica Dear Daddy che ormai da anni Rossi Marcelli tiene per il settimanale Internazionale, e che lo Zoo delle Famiglie organizza e raccoglie, si affrontano con generosità, serietà, ironia e leggerezza molti dei temi che i genitori e le genitrici di tutte le diverse famiglie si trovano ad affrontare quotidianamente. Dal come spiegare come nascono i bambini e le bambine (anche quando i tuoi figli sono nati da una madre surrogata) al come spiegare le differenze nel colore della pelle tra compagni di classe, quando i tuoi figli, a un certo punto e per la prima volta, le percepiscono; dal rassicurare genitori e genitrici rispetto alle varie ansie (sarà giusto fare in questo modo? Mi devo preoccupare perché non mi preoccupo di una cosa di cui tutti si preoccupano? E questa domanda, confesso, l’ho sentita molto mia), dall’affrontare temi molto complessi quali la religiosità, la morte, la fine di un rapporto tra genitori (e l’importanza di mantenere il senso di responsabilità verso i figli) alla scelta delle attività sportive e l’atteggiamento da tenere verso le "armi giocattolo" o la progressiva presa di potere delle "principesse Disney" nei nostri salotti.
Ne viene fuori un mondo improntato al reciproco rispetto in cui si cerca di trovare punti di contatto più che di divergenza. Un mondo nel quale bambini e bambine sono molto intelligenti, senza pregiudizi e senza paure “naturali”, individui capaci di capire, spesso più dei loro genitori, la molteplicità delle declinazioni che possono avere le famiglie. Sarà che questi nostri figli e figlie sembrano nativi inclusivi un po’ come sono nativi digitali e non si sconvolgono davanti a spiegazioni che presentino il mondo per quello che è, con la maggiore onestà possibile: chiedono solo di essere aiutati a capire come funziona e come posso muovercisi per cercare di essere felici.
In questo, lo Zoo delle Famiglie aiuta, perché offre nella formula veloce della risposta breve a una lettera al giornale, una panoramica esaustiva dei temi caldi con cui “genitori moderni e molto moderni” si devono confrontare. Un vero e proprio manuale, insomma, rivolto a chiunque voglia capire meglio cosa significhi vivere nelle famiglie oggi.
E se vi sembra una presentazione po’ parziale, confesso che è vero: sono una lettrice della prima ora di Dear Daddy, sin da quando madre inesperta e prima tra le amiche ad avere figli cercavo una voce-sponda che mi dicesse, anche a distanza, vai tranquilla, sbaglierai tutto ma l’importante è che dietro i tuoi errori ci sia amore, convinzione di fare la cosa migliore per te, per la tua famiglia (i tuoi figli, il tuo compagno) e che tu sia serena nell’assumerti la responsabilità delle tue scelte.
Qualcuno che con determinazione, ma anche con leggerezza, difendesse la convinzione e la pratica che di famiglie ce ne possono essere di tanti tipi, che non c’è un modello “giusto” e che tutte queste forme di amore familiare hanno diritto di essere riconosciute e tutelate.
E se ho sempre trovato un po’ curioso questo mio processo di identificazione con Claudio Rossi Marcelli, che, a differenza di me non solo è sposato, padre e gay ma è anche uno di Roma Nord (e qui chi non vive nella capitale può solo vagamente intendere a quali insormontabili differenze si faccia riferimento) ho sempre pensato che fosse il segno che in fondo, come diceva Tolstoj, tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro e che ci i sono possibilità di sintonia al di là di differenze spesso solo apparenti.
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