
Ripubblichiamo un editoriale di Roberta Carlini, pubblicato il 2 febbraio su Pagina99.
Dall’epiteto “boia” associato al presidente della Repubblica all’assalto sessista alla presidente della Camera. L’escalation del M5S è sotto gli occhi di tutti. Avrà forse una precisa ragione strategica, o tattica – come più s’addice alla politica di brevissimo periodo e tornaconto a cui siamo abituati. Una tattica consolidata: farsi vedere, farsi sentire, coprire con le proprie urla le voci, più o meno forti, degli altri. Che si abbia torto o persino ragione (com’è nel caso del decreto Bankitalia), poco importa: la ripetizione all’infinito della tattica fa premio sul merito delle questioni. Solo che stavolta c’è qualcosa di più. La campagna scatenata contro la presidente della Camera batte ormai da mesi sullo stesso tasto. Come Cécile Kyenge è insultata in quanto nera, Laura Boldrini è attaccata come donna. E’ fuorviante prendersela con “la rete” (che è solo un posto, quello dove state per esempio leggendo queste parole). Ben fuori dalla “rete”, nell’aula del parlamento italiano, quello con più alta presenza di giovani e di donne nella storia della Repubblica, si sentono ripetere insulti razzisti e sessisti: frasi che, se dette in qualsiasi posto del mondo civilizzato, in un’aula scolastica o in un posto di lavoro, porterebbero a immediate conseguenze penali e disciplinari per chi le ha pronunciate, e che invece a Montecitorio e a Palazzo Madama possono essere dette. Se queste sono le istituzioni, figuriamoci “la rete”. Cioè la società, le persone, l’onda schiumosa dell’infinito rancore che agita l’Italia. Non tutti. Ma molti, che usano parole vecchissime, e mostrano una concezione della donna, del suo ruolo, delle relazioni sessuali e umane che pare non aver mai attraversato libertà, liberazione, parità. Che strano, la stessa sensazione l’avevamo avuta quando la scena del sultano berlusconiano e del suo harem ci rimandava indietro di decenni. Come se non ci fosse soluzione di continuità, su questo terreno, da Berlusconi al suo acerrimo nemico. Oggi con gli insulti grillini come ieri con le “cene eleganti”, quel che umilia la politica è la sua lontananza dal mondo reale, dalla grande maggioranza delle donne e degli uomini in carne e ossa, che hanno ben altri problemi, reali, a cui pensare e a cui vorrebbero che i loro rappresentanti nelle istituzioni pensassero; e che non parlano così, non ragionano così, non litigano così. E’ un “backlash”, un colpo di frusta che ci riporta all’indietro nelle relazioni tra i sessi. Altrove ha preso altre forme – l’assalto fallito della destra repubblicana nella campagna elettorale Usa, la nuova proposta spagnola sull’aborto sono solo due esempi -, da noi ha preso la strada sgangherata ed eversiva di un comico che manda proclami e insulti via web. E’ il momento di dire basta, da tutti gli schieramenti.