Un reportage fotografico racconta "l'empowerment delle professioniste", donne che gestiscono la propria attività in modo intraprendente e coraggioso

Investire nell’empowerment economico delle donne costituisce uno dei principali obiettivi delineati dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. L’indipendenza economica e la realizzazione personale, insieme all’istruzione, sono elementi indispensabili per l’emancipazione delle donne. La mancanza di mezzi di sostentamento da parte delle donne costituisce, tralaltro, uno degli ostacoli più ardui da affrontare quando si decide di tirarsi fuori da un ciclo di violenze.
Empowering Women through their job and passion è l’ultimo dei miei lavori realizzato con la collaborazione del fotografo Stefano Di Marco. Un reportage fotografico sviluppato seguendo una metodologia di lavoro riconducibile alla sociologia visuale e condiviso sulla piattaforma Women Social Inclusion, online da marzo scorso, un contenitore in evoluzione di idee, laboratori, articoli e progetti che hanno come comune denominatore l’inclusione sociale di tutte le donne e bambine.
Attraverso gli strumenti dell’intervista discorsiva e della fotografia, raccontiamo storie di donne indipendenti che dirigono la loro attività professionale in modo enstusiasmante e intraprendente. Le parole che accompagnano il reportage ci restituiscono preziosi frammenti della realtà quotidiana di ciascuna: Grazia Isoardi, artigiana tessile; Elisa Sasso, artigiana ceramista; Paola Licciardi e Adriana Russo, fotografe e videomaker; Emanuela Allegra, grafica e illustratrice; Francesca Ferraro, proprietaria e chef del suo bistrot. Le abbiamo incontrate nel loro ambiente di lavoro, là dove prendono vita le loro idee e i loro progetti, ma dove nasce anche la forza per affrontare piccoli e grandi ostacoli.
Le interviste effettuate indagano le dimensioni di genere e dell’auto-realizzazione nei percorsi professionali delle protagoniste. Sebbene le donne intervistate rappresentino un campione eterogeneo per età, provenienza geografica e settore professionale, dai racconti biografici emergono due elementi chiave comuni: la passione per il proprio lavoro e la determinazione nell’aver creduto in se stesse. Ognuna di esse ha avuto un percorso differente, ad esempio c’è chi è emigrata all’estero, chi si è traferita in un’altra regione o chi ha vissuto un periodo formativo in un altro continente. Lungo il loro cammino sono state numerose le difficoltà incontrate, non solo sotto il profilo economico, ma anche per quanto riguarda i momenti di sconforto e di insicurezza. Investire tempo e risorse nel proprio progetto di vita è spesso faticoso sia fisicamente che psicologicamente e nelle professioni autonome tutto ciò si amplifica. Le storie di queste donne testimoniano che solo con tanto impegno e una buona dose di tenacia è possibile trasformare la propria passione in una professione.
L’empowerment delle donne, più che un traguardo, è un processo complesso. Come afferma Adriana Russo, una delle intervistate originaria di Scicli (Ragusa), “possiamo fare tutto se ci muove la passione, a prescindere dalla famiglia e dai figli”.
Nell’attuale dibattito sull’inclusione sociale delle donne le testimonianze positive e concrete, come quelle raccolte in questo reportage, forniscono interessanti spunti di riflessione riguardo a temi caldi, quali l’occupazione femminile, le discriminazioni in ambito professionale e la conciliazione lavoro-famiglia. Vale la pena sottolineare la dinamicità e l’intraprendenza con le quali le intervistate raccontano di aver superato le criticità affrontate, sapendo rimodellare la propria vita e la propria identità con audacia. Come ad esempio Grazia Isoardi che, dopo una lunga esperienza nel mondo associativo, conclusasi a seguito della crisi finanziaria, decide di cambiare vita specializzandosi in design e produzione tessile, una vecchia passione di quando era ragazza.
Obiettivo ultimo del progetto è proprio quello di infondere il coraggio, di cui le donne intervistate si fanno portavoce fra le altre, quelle che per molti e diversi motivi non trovano la forza e le risorse per credere in loro stesse o nei loro progetti. Un messaggio, dunque, delle donne per le donne che non ha confini territoriali né barriere culturali. L'ambizione è quella che venga condiviso da società civile, istituzioni scolastiche e soggetti impegnati nel terzo settore, al fine di contaminare positivamente le donne e gli uomini di oggi e di domani.